domenica 7 dicembre 2008
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Dal gelo ai nuovi rapporti con i cattolici
LA MORTE DEL PATRIARCA IL RICORDO DI UN INCONTRO A MOSCA
di GIORGIO ACQUAVIVA
— MOSCA —
SUA SANTITÀ Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, è morto ieri mattina, probabilmente per infarto, nella sua residenza di Peredelkino. Aveva 79 anni. Oggi si riunisce il Santo Sinodo in sessione straordinaria per decidere lo svolgimento delle esequie, che si terranno martedì nella Cattedrale di Cristo Salvatore. Con lui scompare una figura gigantesca della Ortodossia e della Cristianità. Figlio di un sacerdote emigrato da San Pietroburgo, Alessio (il cui nome completo era Aleksei Mikhailovic Ridigher) era nato a Tallin il 23 febbraio 1929, nella Estonia all’epoca parte dell’Unione sovietica. Nel 1949 era tornato nell’allora Leningrado per entrare in seminario, dove aveva proseguito studi a livello universitario in teologia.
ORDINATO sacerdote nel 1950, era tornato in Estonia e nel 1961 si era fatto monaco, uno scalino obbligatorio per percorrere la carriera ecclesiastica nell’ortodossia russa. In quello stesso anno era diventato Vescovo di Tallin e dell’Estonia. Nel 1964, l’ingresso nel Santo Sinodo, e nel 1968 era diventato metropolita, una carica analoga al cardinalato cattolico. Vescovo di Leningrado e Novgorod, il 7 giugno 1990 venne acclamato patriarca di Mosca e di tutta la Russia. La cerimonia di insediamento si tenne il 10 giugno, facendo di Alessio II il quindicesimo patriarca della Chiesa ortodossa russa. La carica di Patriarca della Russia risale al 1589. Accanto alla vita religiosa, Alessio II ha sempre mantenuto una forte presenza politica: fu anche nel 1989 deputato del Soviet supremo. Nel 1993, nel pieno della crisi che opponeva il Soviet al primo presidente della Russia post-sovietica Boris Ieltsin cercò una difficile mediazione fra le parti. Con Vladimir Putin, ha visto risorgere ancora di più il prestigio della sua chiesa, ora frequentata dalla leadership del paese quasi al completo. Nel corso della guerra cecena, ha sostenuto senza ambiguità la politica della linea dura.
Alessio II è stato un protagonista della transizione, attraverso un’ opera di rievangelizzazione di una Russia provata da decenni di comunismo (nei suoi 18 anni da patriarca, 15mila fra chiese e cattedrali e 769 monasteri sono stati restaurati o creati ex novo). Fra le sue imprese più riuscite, la recente riunificazione della Chiesa ortodossa russa in esilio alla Chiesa madre; fra le più controverse, la santificazione dell’intera famiglia dell’ultimo zar Nicola II.
Dopo anni di «gelo» nei confronti della Chiesa cattolica guidata dal polacco Wojtyla, con le accuse di «proselitismo» inaccettabile in terra canonica ortodossa, l’elezione a Vescovo di Roma del tedesco Ratzinger aveva visto una ripresa di buoni rapporti e si lavorava ormai alacremente a un incontro fra i due.
I messaggi di Benedetto XVI e del cardinale Kasper parlano esplicitamente di «comune impegno sul cammino della reciproca comprensione e collaborazione fra ortodossi e cattolici».
Fra Alessio e Benedetto era cresciuta negli ultimi tempi la sintonia nei confronti della secolarizzazione e per la difesa dei valori umani ed evangelici. Generale il cordoglio da parte delle diverse Chiese e denominazioni cristiane.
NEL PATRIARCATO russo , si accende ora il confronto per la successione, che vede già due nomi di spicco in corsa: l’arcivescovo Kirill, responsabile delle relazioni ecumeniche e «ministro degli esteri» della Chiesa ortodossa russa, e il tesoriere, il metropolita Clemente. Ma sono molte le anime che agitano la Chiesa russa, dal movimento tradizionalista alle spinte moderniste. Entro e non oltre sei mesi il Concilio plenario della Chiesa Ortodossa Russa eleggerà il successore di Alessio II. Prima di quell’appuntamento, il Consiglio degli arcivescovi predisporrà una rosa di tre nomi.
L’elezione del nuovo Patriarca si svolge a scrutinio segreto e risulta eletto chi ottiene almeno il 50 per cento dei voti; altrimenti si procede al ballottaggio fra i 2 più votati. Eleggibile è un arcivescovo, con alto livello di istruzione in seminario, che goda di buona reputazione presso il clero e il popolo, che abbia compiuto i 40 anni. Di solito il Concilio plenario si riunisce nel monastero di Serghei Posad (la Zagorsk del periodo comunista), a una novantina di chilometri da Mosca, uno dei luoghi più venerati della tradizione ortodossa russa.
© Copyright Il Resto del Carlino, 6 dicembre 2008
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