mercoledì 3 dicembre 2008

Radio Vaticana: Convenzione Onu passo importante sulla via delle pari opportunità per 650 milioni di handicappati (Bobbio)


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nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

La Santa Sede ha confermato ieri di non aver firmato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei disabili, il primo trattato sui diritti umani del terzo Millennio, approvato dall'Onu già nel 2006 ed entrato in vigore lo scorso 8 maggio. Lo ha fatto alla vigilia della Giornata mondiale dedicata alle persone con disabilità, che si celebra oggi, sul tema «Dignità e giustizia per tutti noi».
Ma il fatto che la firma della Santa Sede non ci sia in calce alla Convenzione «era cosa nota da tempo», come ha confermato ieri sera ai giornalisti padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana. Non c'è dunque un nuovo caso di tensione tra la Santa Sede e il Palazzo di vetro, dopo le critiche al progetto di Dichiarazione a favore dei diritti degli omosessuali. Insomma, non è vero che dopo i gay adesso tocca agli handicappati. Ieri, malgrado il rifiuto di sottoscriverla, la Radio Vaticana ha definito la Convenzione «un passo importante sulla via delle pari opportunità per i 650 milioni di disabili nel mondo, circa il dieci per cento della popolazione globale».
La Santa Sede ha partecipato attivamente alla stesura della Convenzione, ma non è riuscita a far inserire nel testo un divieto esplicito nei confronti dell'aborto. La Convenzione ha una struttura molto articolata, con cinquanta articoli. Oggetto delle critiche vaticane sono gli articoli 23 e 25 della Carta dei disabili, nei quali si fa riferimento all'«educazione riproduttiva» e ai «mezzi necessari per esercitare tali diritti». Infatti, tra i servizi sanitari ai quali la Convenzione spiega che devono potere accedere gli handicappati, ci sono anche quelli «dell'area della salute sessuale e riproduttiva». Sta qui il problema.
Due anni fa l'Osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, monsignor Celestino Migliore, spiegò che «in alcuni Paesi i servizi sanitari e riproduttivi prevedono l'aborto, negando dunque il diritto alla vita di ogni essere umano, per altro affermato dall'articolo 10 della stessa Convenzione». Sotto accusa va la pianificazione familiare, che in molti Stati si esercita anche con il diritto all'aborto. La preoccupazione della Santa Sede riguarda il rischio di abortire feti di potenziali disabili.
Monsignor Migliore, in tutte le sedi in cui era stata discussa la Convenzione, aveva sempre denunciato le interpretazioni errate che potevano essere favorite dai due articoli contestati e aveva fatto rilevare le incongruenze di una Convenzione che da una parte invita a «proteggere le persone con disabilità da tutte le discriminazioni», mentre dall'altra ritiene che «un'imperfezione al feto possa essere una condizione per praticare l'aborto». Migliore più volte aveva definito tutto ciò un «tragico errore». La posizione della Santa Sede nei cinque anni che è durata l'elaborazione della Convenzione non ha trovato tuttavia grandi appoggi e il testo è stato approvato così due anni fa, senza la firma del Vaticano.
Eppure la Santa Sede non ha mai rinunciato a proporre contributi, alcune volte decisivi, sui contenuti della Convenzione, pur perdurando la sua contrarietà alla formulazione degli articoli 23 e 25. Ieri questo ha spiegato la Radio Vaticana in un lungo servizio e questo ha confermato ieri sera padre Federico Lombardi. L'emittente vaticana ha sottolineato che «tra gli aspetti più rilevanti del testo figura l'insistenza sulla sicurezza personale e di vita, mediante l'accesso dei disabili in situazione di povertà al sostegno da parte dello Stato sul piano economico, psicologico e sanitario». Poi la Radio Vaticana ha denunciato che «nei Paesi in via di sviluppo la disabilità è fortemente collegata alla povertà ed è spesso sinonimo di esclusione dall'istruzione e dall'assistenza sanitaria, soprattutto nel caso della popolazione femminile e infantile».
Per tutti questo motivi la Santa Sede, come ieri hanno confermato sia la Radio Vaticana sia fonti del Pontificio consiglio per la pastorale della salute, non ha mai bocciato la Convenzione, ma ha solo messo in guardia su un argomento, l'aborto, che oggi nelle grandi organizzazioni internazionali si tende a minimizzare.
L'emittente della Santa Sede infatti ieri ha esplicitamente chiesto ai 192 Stati membri delle Nazioni Unite di «procedere rapidamente alla ratifica della Convenzione e di formulare politiche e programmi che abbiano un'efficace ricaduta sull'esistenza delle persone con disabilità». Anche se rimane una riserva sugli articoli che possono favorire pratiche abortive.

© Copyright Eco di Bergamo, 3 dicembre 2008

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