giovedì 4 dicembre 2008
Convenzione Onu sui disabili: le ragioni della mancata firma della Santa Sede (Accattoli)
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La delegazione
L'invito alla ratifica
La Santa Sede e il passo indietro «per la dottrina»
Luigi Accattoli
CITTA' DEL VATICANO — È capitato più volte e capiterà ancora che la Santa Sede non firmi documenti e risoluzioni di Conferenze dell'Onu delle quali raccomanda la ratifica da parte degli Stati: e proprio questo è successo — non ieri, ma nell'arco degli ultimi due anni — con la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. La ritiene utile, «un passo importante sulla via delle pari opportunità» (ha affermato la Radio Vaticana), ma non la fa sua perché contiene affermazioni sulla «salute riproduttiva» (leggi aborto) che non collimano con la sua dottrina.
Per comprendere la ragione di tali scelte occorre tener presente la natura particolare della Santa Sede, che non ha un territorio statuale nel quale dare applicazione legislativa a una «convenzione» delle Nazioni Unite e svolge invece una funzione di guida dottrinale per l'intera comunità cattolica mondiale: non firmando una convenzione non provoca un danno concreto alla sua applicazione, che nell'insieme riconosce opportuna; mentre fa salva la sua immagine «magisteriale» che verrebbe appannata dalla sottoscrizione di testi che ritiene di non poter condividere.
Fu così nel 1994 per il documento finale della Conferenza del Cairo sulla popolazione, quand'erano le cosiddette «politiche antinataliste» a fare problema alla delegazione vaticana, che non firmò. La cosa si ripetè l'anno seguente con la Conferenza di Pechino sulla donna, quando la firma vaticana mancò per la questione dell'aborto. Ma in ambedue i casi i diversi portaparola del Vaticano incoraggiarono l'adesione dei diversi Paesi alle indicazioni «socialmente» costruttive di quelle risoluzioni.
Per la convenzione dei disabili questo doppio registro della contrarietà formale e dell'uso pratico è stato chiarito da un servizio della Radio Vaticana, che ne loda gli articoli che promuovono «il pari riconoscimento davanti alla legge, la libertà di espressione e di opinione, l'esercizio del voto e altre forme di partecipazione alla vita politica e pubblica, l'accesso al sostegno da parte dello Stato sul piano economico, psicologico e sanitario».
Il servizio della Radio Vaticana conclude qualificando come «necessaria la ratifica e l'implementazione della Convenzione, anche ai fini del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio».
© Copyright Corriere della sera, 3 dicembre 2008
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