mercoledì 3 dicembre 2008

Il Vaticano non firmò (a suo tempo) la Convenzione sui disabili. Pancalli: "Scelta rispettabile" (Messaggero)


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di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO

Sono bastate tre parole: «sexual and reproductive health», «salute sessuale e riproduttiva», per confermare quello che già si sapeva, che la Santa Sede non sottoscriverà la Convenzione sui diritti delle persone disabili, adottata dall’Assemblea Generale dell’Onu. Che fosse nell’aria non c’erano dubbi, del resto dietro a questa espressione - «salute riproduttiva» - si nasconde una battaglia durissima che va avanti da anni, e che da sempre vede la Chiesa cattolica opporsi strenuamente (assieme a tanti altri Stati) alla pianificazione delle nascite, in buona sostanza al diritto di abortire.
Il caso specifico è tornato d’attualità poichè alla vigilia della Giornata internazionale delle persone con disabilità, promossa dal Palazzo di Vetro sul tema «Dignità e giustizia per tutti noi», è stato confermata nuovamente la posizione d’Oltretevere: a suo tempo non ha firmato e non firmerà nemmeno adesso. La Convenzione Onu sui diritti dei disabili è stato il primo Trattato riguardante i diritti umani del Terzo Millennio, approvato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite due anni fa. Pur avendo partecipato attivamente ai lavori per la stesura del testo, durati praticamente cinque anni, il Vaticano si è rifiutato di sottoscriverlo poichè nel documento non si esplicitava nessun divieto all'aborto.
La querelle, a suo tempo, era nata sugli articoli 23 e 25 della Convenzione, per via di «inaccettabili riferimenti alla salute riproduttiva», come ha spiegato il nunzio all’Onu, monsignor Migliore. Nell’articolo 23 si riconoscono i «diritti dei disabili alla pianificazione familiare, alla educazione riproduttiva e ai mezzi necessari per esercitare questi diritti». Nell’articolo 25, invece, viene garantito ai disabili l’accesso a tutti i servizi sanitari, inclusi quelli relativi all’area «della salute sessuale e riproduttiva». Questi i motivi che, in sintesi, hanno portato la diplomazia vaticana ad esprimere forti riserve, coerentemente con quanto viene predicato dalla Chiesa e dal Papa. «E' tragico - aveva detto Migliore - che in una situazione in cui una imperfezione del feto può essere una condizione per praticare un aborto, la stessa Convenzione creata per proteggere le persone con disabilità da tutte le discriminazioni, riguardo all'esercizio dei loro diritti possa essere usata per negare il basilare diritto alla vita delle persone disabili non ancora nate».
Nei Sacri Palazzi, all’indomani della bufera sorta sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità, fanno chiarezza, spiegando che «in alcuni Paesi i servizi di salute riproduttiva includono l’aborto, negando di conseguenza il diritto alla vita di ogni essere umano, affermato, tra l’altro, nell’articolo 10 della stessa Convenzione».
La Radio Vaticana, tuttavia, descrive la Convenzione sui diritti ai disabili un passo importante sulla via delle pari opportunità per i 650 milioni di disabili del mondo, circa il 10 per cento della popolazione globale, molti dei quali si vedono ancora negare i diritti fondamentali, quali il pari riconoscimento davanti alla legge, la libertà di espressione e di opinione, l'esercizio del voto e altre forme di partecipazione alla vita politica e pubblica. Immediate la polemica politica: «l’altro ieri la scomunica contro i gay, oggi la mancata firma della Convenzione sui disabili. Fatti che rattristano ma che non stupiscono più di tanto. Forse anche nel centrosinistra si dovrebbe prendere atto delle posizioni oscurantiste che via via la gerarchia cattolica sta assumendo. Ed avere più coraggio nel denunciarle» ha detto Claudio Fava, coordinatore di Sinistra Democratica.
«Non c'è assolutamente nulla di nuovo - ha spiegato ieri in serata padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana - La posizione della Santa Sede era già stata comunicata otto mesi fa dall'arcivescovo Migliore. La Convezione è entrata in vigore lo scorso maggio, ma domani cade la ricorrenza della giornata mondiale delle persone disabili».

© Copyright Il Messaggero, 3 dicembre 2008 consultabile online anche qui.

«Scelta rispettabile, ma la Convenzione resta valida»

Luca Pancalli: «Aborto problema di coscienza, difficile stabilire una linea di demarcazione su ciò che è giusto»

di CARLO SANTI

ROMA - Il 3 dicembre è il giorno che deve coinvolgere e sensibilizzare il mondo intero sui problemi dei disabili. Di questo e della posizione del Vaticano ne parliamo con Luca Pancalli, ex atleta di pentathlon moderno finito sulla carrozzina dopo un incidente a 18 anni, ora presidente del Comitato Paralimpico italiano e vice presidente del Coni.

Il Vaticano non ha firmato la Convenzione dell’Onu. Cosa pensa di questa decisione?

«E’ una scelta rispettabile, quella del Vaticano, che non toglie nulla alla validità della Convenzione».

Si parla di aborto per i disabili, nel testo dell’Onu.

«E questo significa negare il diritto alla vita. Quello dell’aborto è un problema che tocca le coscienze di ciascuno di noi e sul quale è difficile stabilire una linea di demarcazione su ciò che è giusto e no».

Il Vaticano non è d’accordo sulla questione della salute sessuale e riproduttiva dei disabili.

«La posizione della Santa Sede è corretta ma, lo ripeto, pur non avendo sottoscritto il testo c’è piena condivisione su tutto il resto e su una giornata che racchiude un valore immenso».

Il 3 dicembre è una data importante, vero presidente?

«Lo è ma dico, anche e purtroppo, che spesso questo giorno diventa cerimoniale e in tale contesto vengono dimenticati gli aspetti reali del problema».

Lei sembra dire: c’è ancora tanto da fare.

«Oggi, 3 dicembre, si parla del mondo dei disabili ma, troppo spesso, quelle rimangono parole nel vuoto. Occorre, invece, lavorare per dare pari diritti e pari opportunità a tutti. Ben venga la giornata di oggi con tutte le riflessioni, ma poi si passi ai fatti».

L’Italia, rispetto al mondo, in che posizione è?

«Ci sono Paesi che sono più avanti di noi ma qui, e non solo, c’è del lavoro da portare avanti per il bene di tutti».

Lei si occupa di sport, un settore che aiuta molto i disabili.

«A Roma abbiamo da poco ospitato una manifestazione di basket per disabili e ho visto, nei ragazzi e nelle ragazze arrivati da tutto il mondo, non solo felicità ma determinazione verso lo sport».

Per tutto il 2008 Oscar Pistorius, diventato un simbolo dei disabili, si è battuto per arrivare alle Olimpiadi.

«Lo sport può fare tanto, oserei dire tutto, e la tenacia di Pistorius, il ragazzo senza le gambe, è l’esempio. Il testo della Convenzione dell’Onu è importante, ci dà un grande aiuto e ce lo darà anche il Vaticano».

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