lunedì 15 dicembre 2008
Dio e Cesare, separati ma non troppo: Garelli commenta il discorso del Papa all'ambasciata d'Italia snobbato dai media
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Dio e Cesare, separati ma non troppo
FRANCO GARELLI
Colpa del grande gelo dell’economia mondiale e del maltempo che imperversa sulla penisola, la visita di sabato di Benedetto XVI all’ambasciata italiana presso la Santa Sede è stata derubricata da tutti i mass media a un incontro di routine, a un flash di agenzia ripreso solo nelle pagine interne dai più importanti quotidiani.
Eppure, in tempi normali, l’evento sarebbe emerso in tutta la sua importanza, non tanto perché negli ultimi 60 anni solo tre Papi prima dell’attuale hanno con questa visita sottolineato le relazioni speciali che legano la Chiesa al popolo italiano; ma soprattutto per l’impegnativo, seppur breve, discorso pronunciato da papa Ratzinger nella circostanza sul ruolo della religione nella sfera pubblica.
L’intento immediato del Pontefice era di confermare il clima positivo oggi esistente tra le due sponde del Tevere, al punto da auspicare che tale modello possa essere di esempio per altre nazioni e per le relazioni internazionali. Ma oltre a questo riconoscimento, egli ha richiamato la distinzione di fondo che dovrebbe governare i rapporti tra Stato e Chiesa e favorire le migliori condizioni per una presenza feconda della religione nella società. In fin dei conti, ha ricordato il Papa, si tratta di riproporre l’icona evangelica del «dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio».
Come a dire che è nella fine della commistione tra potere temporale e potere spirituale, nello scioglimento dei legami fra «trono» e «altare», che entrambe le sfere (Stato e Chiesa, politica e religione) possono meglio operare per il bene comune. Ciò vale non soltanto per il nostro Paese o per l’Occidente; ma per tutte le aree del mondo in cui la confusione tra potere politico e sfera religiosa ancora oggi produce esiti nefasti.
L’idea di una libera Chiesa in un libero Stato viene dunque riproposta con forza da papa Ratzinger, come una netta presa di distanza da un passato controverso che deve essere archiviato.
Al di là dei compromessi e dei legami ambigui tra politica e religione che hanno caratterizzato la storia dell’Occidente, la Chiesa ammette che la struttura fondamentale del cristianesimo prevede la distinzione tra Stato e Chiesa, l’autonomia delle sfere temporali e spirituali, e che è in questa condizione che la religione ritrova le energie migliori per assolvere alla sua funzione specifica nel mondo. A detta del Papa, la Chiesa non solo riconosce e rispetta la distinzione tra Dio e Cesare, «ma la considera come un grande progresso per l’umanità».
La formula «Dio e Cesare separati» evocata da Ratzinger non si presta comunque a letture semplicistiche. Il brano evangelico richiamato dal Papa è da sempre un passo ostico per l’esegesi cristiana.
Nell’interpretazione oggi più accreditata ciò non significa che le due sfere (temporale e spirituale) siano del tutto indipendenti o senza gerarchie. Dietro l’indicazione di Gesù di «dare a Cesare ciò che è di Cesare» vi è non solo il rifiuto del cristianesimo di pretendere una giurisdizione sulla società secolare, da cui deriva l’accettazione delle leggi della città terrena; ma anche l’idea che la Chiesa non è l’insieme della società, quanto una comunità distinta e volontaria, preoccupata soprattutto di testimoniare e diffondere il messaggio cristiano nel mondo. Di qui il richiamo a «dare a Dio ciò che è di Dio», riconoscendo che questo è il compito prioritario per i credenti, chiamati ad accettare le «giuste» leggi della terra in cui vivono ma con uno sguardo rivolto al cielo. I cristiani, dunque, sono sospesi fra terra e cielo, ma il rispetto delle leggi di Cesare avviene solo a condizione di riconoscere il primato di Dio nel mondo.
Da questi accenni è evidente quanto il pensiero di Benedetto XVI sia affascinato dal modello degli Stati Uniti, da una terra di grande libertà religiosa, dove le religioni - come già aveva notato Tocqueville - hanno larga cittadinanza nella sfera pubblica e alimentano l’ethos della nazione. Diversamente da quanto accade in Europa, in quel contesto non si pretende di vivere «come se Dio non ci fosse»; ma l’accettazione della presenza delle Chiese e dei gruppi religiosi - pur separati dal potere politico - è un elemento fondante la vitalità della nazione.
Tornando a noi, è fin troppo ovvio che i principi esposti dal Papa possano ottenere largo consenso pure nel mondo laico, ma anche dare adito a critiche e riserve per il modo in cui trovano applicazione nella società. Molti riconoscono la grande funzione sociale e spirituale svolta dalla Chiesa cattolica in Italia e il suo impegno per il bene comune; ma in parallelo si chiedono se davvero in Italia vi sia quella situazione di piena distinzione tra Dio e Cesare evocata dal pensiero del Papa. Perché una Chiesa libera in un libero Stato dovrebbe aver bisogno di un’attenzione privilegiata da parte del potere politico? Non c’è il rischio che - al di là dei principi affermati - si produca un legame strisciante tra Stato e Chiesa che può condizionare quest’ultima nella sua missione?
© Copyright La Stampa, 15 dicembre 2008 consultabile online anche qui.
La Chiesa ha il diritto ed il dovere di parlare con tutti!
Leggo questa frase emblematica:
Colpa del grande gelo dell’economia mondiale e del maltempo che imperversa sulla penisola, la visita di sabato di Benedetto XVI all’ambasciata italiana presso la Santa Sede è stata derubricata da tutti i mass media a un incontro di routine, a un flash di agenzia ripreso solo nelle pagine interne dai più importanti quotidiani.
Purtroppo anche in questa circostanza i media si sono segnalati per indifferenza e superficialita'.
A parte i telegiornali, non ho notato grande attenzione al discorso del Papa da parte della carta stampata.
Si e' preferito dare spazio alla polemica (come sempre!) sulla pillola abortiva e si e' ignorato quanto il Papa ha detto.
Ho gia' anticipato che per la fine dell'anno e' mia intenzione scrivere una sorta di bilancio 2008 del Pontificato del Santo Padre.
Ci sara' spazio anche per il controverso rapporto dei media con Benedetto XVI: ad oggi, salvo lodevolissime eccezioni che non manchiamo di segnalare, il saldo e' in rosso. Oserei dire che e' disastroso.
R.
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15 commenti:
Buona settimana, cara Raffaella.
Da rubricare sotto la voce strampalato, incomprensibile, ridicolo, fazioso, astioso il commento di Pieto Citati (quello che scrisse che il Papa non era una brava persona!)su repubblica, il cui unico scopo è attaccare in contemporanea GPII (che finge di eleogiare), BXVVI e il sen. Pera. Comunque, non vale uno straccio di commento. Te lo segnalo solo per il tuo commento di fine anno.
Alessia
Ciao Alessia, l'articolo di Citati di oggi come quello di Politi ieri si commentano da soli.
Non c'e' bisogno che aggiungiamo una sola parola!
Avrei solo una domanda per i nostri pensatori: perche' Benedetto XVI vi fa tanta paura?
R.
ho letto quell'articolo (perchè io ascolto tutti e incontro tutti, senza disprezzo preventivo) e da profana incolta sul piano letterario (motivo per il quale non mi sbilancio sui contenuti culturali) l'unica cosa su cui mi sento di rimanere perplessa è quando sento parlare con tanta ispirazione e autoinvestitura da parte di Citati di "grazia cristiana". Non percepisco mai grazia nè tantomeno cristiana nel modo di questo Signore di porsi nei confronti di altri che la pensano in maniera diversa da lui. Non credo che la grazia cristiana contempli il disprezzo nei confronti dei libri e delle opinioni altrui. E forse bisognerebbe avere più coraggio nell'attaccare direttamente ciò che costituisce spina nel fianco, cioè il Papa, questo Papa come persona, se chi lo ha preceduto finisce per essere giudicato non per i contenuti del suo Magistero ma per quanto e come sciava. E' stato il Papa recentemente a parlare di impossibilità al dialogo interreligioso, realisticamente, prendendosi sulle spalle la responsabilità di ciò che ha detto e spiegandone anche il senso. Attaccare Pera che ne riprende il concetto significa attaccare lui, senza mai nominarlo direttamente. Non so dove stia la grazia cristiana nel rapportarsi alle opinioni degli altri in tal modo e con tale supponenza. In Italia succede spesso: si idealizza il dialogo con tutti i fratelli di altre culture ma si non si riesce a dialogare con il vicino di casa. E ancora ricordo parole lette tempo fa prive di alcuna grazia cristiana secondo le quali se il papa fosse stato una brava persona non avrebbe incontrato Oriana Fallaci (al di là delle sue idee, essere umano condannata da un male incurabile che da lì a qualche mese l'avrebbe portata via). Dal basso della mia piccolezza culturale, ci sono cose che semplicemente mi rattristano e penso che si possano dire o scrivere stessi concetti senza esternare pubblico disprezzo.
ma si può criticare solo chi ci fa paura? fatemi il nome di uno che critichi il papa in maniera apprezzabile
Cacciari, Garelli, Giorello, Severino...ce ne sono tantissimi!
R.
riporto l'altro articolo cui si è accennato, per non incorrere nell'errore di attribuire ad altri parole mai pronunciate, attitudine che conosciamo bene, o nella speranza di non averne capito bene il senso:
Repubblica — 02 settembre 2005 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA
STAMANI, 31 agosto 2005, ho letto sui giornali che il 27 agosto scorso papa Benedetto XVI ha ricevuto, a Castelgandolfo, Oriana Fallaci. Non mi permetterei mai di commentare o di criticare i colloqui del papa. Il papa può, anzi deve, ricevere tutti gli esseri umani, soprattutto i miserabili, i peccatori, gli empi, i malati di mente. Il papa non è, come noi cerchiamo penosamente di essere, una persona per bene. La Chiesa Cattolica non è un' associazione di virtuosi: né la fede ha molto a che fare con la morale comune e la civiltà politica....
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/09/02/troppi-errori-della-nuova-giovanna.html
Cara Raffaella,intervengo poco,ma vi seguo sempre,trovo prezioso questo blog proprio perchè la stampa è assolutamente insufficente e prevenuta e ne approfitto per fare a tutti voi gli auguri più cari per Natale..D'altra parte la figura di questo Papa è talmente alta rispetto a tutti quei falsi maestri di pensiero e pseudo intellettuali che imperversano sui nostri media,che non esiste confronto,mi dispiace per Citati che ormai non ha più nulla da dire e lo ha dimostrato anche nel suo ultimo libro,che purtroppo ho comprato. Mi sembra comunque che ci sia una distanza tra il sentire della gente comune che ama ed ha capito il Papa e i media in generale, auguri ancora a voi tutti e naturalmente con grande affetto a SS Benedetto.Paola
Grazie, Gemma, per il prezioso lavoro!
Ciao Paola, anche se in anticipo ti faccio i migliori auguri di buon Natale :-)
R.
Fare il Papa vuol dire andare a sciare e pendere dalle labbra dei mass media?
Nessuno si chiede se i guai recenti della Chiesa non derivino da un uso troppo disinvolto di tv e giornali?
La prossima volta si faccia il conclave a Courmayeur!
credo che Alessia abbia ragione, l'apparente sviolinata a GPII è fatta con un violino stonato e si sente. Perchè finchè GPII scia, abbraccia la natura, fa tutte quelle cose per cui i media vanno a nozze, tutto bene; ma se si fa intervistare, dice Citati, da dei pessimi giornalisti (sarebbe Messori?) allora ciò gli provoca "grande dolore" perchè sbaglia e un papa non deve sbagliare. Cioè appena il vulcanico GPII si siede e si mette a fare un ragionamento, e parla ecco che allora ha torto.
Se questi sono complimenti, io mi chiamo Clotilde.
Comunque Citati ha sempre scritto così, almeno su Repubblica, sdegnosi giudizi, puzza sotto il naso, opinioni banali.
Per essere un cristiano, anche se cattolico mediocre, come si autodefinisce, di pensieri caritatevoli ne ha pochini.In compenso, la matina, quando si fa la barba, scommetto che si inchina più volte davanti allo specchio in segno di deferenza per la propria immagine.
La faccia da tolla di Citati è da Oscar, notate la fase, riportata da Gemma: "Il papa può, anzi deve, ricevere tutti gli esseri umani, soprattutto i miserabili, i peccatori, gli empi, i malati di mente. "
Dopo questa frase giurerei che ha sputato per terra.
Come ha fatto dopo aver citato Pera.
Ci sono esseri umani che a lui fanno schifo e si sente.
A Roberto volevo dire che riguardo a papa Benedetto ormai ci siamo abituati a tutti i tipi di critiche: alla sua gioventù, al fatto che è un panzer, che è integralista, che non è mediatico, che porta le scarpe rosse, che non si fuma i giornalisti, che suona il piano mentre c'è il terrorismo, che non gli piace il rock, che celebra la Messa la mattina di spalle, anche se è in una stanza piccola, che è amico di Pera, che quando viaggia tagliano gli alberi nelle piazze, che porta vecchi vestiti, che non è buono come Martini, che è tedesco, che quando scrive non cita abbastanza il Concilio, che non dice Camorra tutte le volta che è a Napoli,ecc..
Cosa vuoi che sia un Citati in più?
Eppure , con tutti questi difetti, GPII se l'è tenuto 25 anni di fianco e gli ha piombato le scarpe per non farlo tornare in Baviera.
Dove sarebbe tornato volentieri .
ho letto solo ora....... Derubricata per argomenti più importanti??????
Strano.... parlano di andare a sciare, di regali da fare a Natale, di quanto si mangia, di dove va la gente, della crisi che in realtà non si sa dove sia...... appena iniziano queste notizie cambio canale, per non parlare degli amori dei giocatori, dei seni e sederi di questa o quella.
Bisogna derubricare qualcuno????? Ovvio che il papa è il primo.
il sedere di questa o quella passano avanti, d'altronde siamo in italia, queste cose fanno notizia.
Raffa, mica metti sullo stesso piano Cacciari giorello e altri con quei venditori di parole a buon mercato?
quella è gente seria, colta, educata e culturalmente raffinata; quei signori che sopra sono stati citati scrivono articoli giusto perchè si son trovata una penna o una tastiera tra le mani. Eugenia ma tu li leggi? Ti ammiro, forse non hai niente da fare!!!
Meglio un Giorello o un Severino o un Cacciari che.
Eleganza sintattica e formale del beatissimo Pontefice è fuori discussione, eleganza teologica e raffinato modo di parla non edulcorato dalla cancerogena diplomazia è evidente.
Non piace quel che dice?
Beh scorrendo i vangeli e la storia della Chiesa non mi pare sia il primo a non essere gradito, almeno da quel poco che so io, poi potrei sbagliarmi.
Coraggio Santità, la nostra preghiera è assicurata, non penso tema queste flatulenze!!!
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