domenica 14 dicembre 2008

Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace: la riflessione di Sergio Marelli (Radio Vaticana)


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Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace: la riflessione di Sergio Marelli

Ha suscitato numerosi commenti il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace pubblicato giovedì scorso. Intitolato “Combattere la povertà, costruire la pace”, il documento è un invito a vincere egoismi e vecchi pregiudizi per costruire un mondo fraterno e riconciliato. Scalpore in particolare ha destato la critica di Benedetto XVI a quanti mettono in relazione povertà e sviluppo demografico. Il Papa cita un dato oggettivo: il fatto che negli ultimi anni alcuni Paesi si sono affermati sulla scena internazionale come nuove potenze economiche proprio grazie all’elevato numero dei loro abitanti. Il commento, in proposito, di Sergio Marelli, presidente delle Ong italiane, intervistato da Luca Collodi:

R. – Questa è la grande risorsa per il Paesi poveri, che sono appunto quelli che registrano indici di natalità superiori alla media mondiale, perché è proprio chiaro che sulle risorse umane è il grande investimento per il futuro. E' quanto di più falso ci possa essere stabilire un legame fra la povertà e l’incremento demografico. E' vero che quelle società che stanno ancora investendo sulle generazioni future, a partire dalla tutela di quel valore non negoziabile - quello della vita per tutti – sono quelle che, in questo momento, stanno anche resistendo maggiormente anche a queste crisi che stanno travagliando il mondo in questi ultimi anni.

D. – In altri termini, si potrebbe dire che la popolazione si conferma come una ricchezza, e non come un fattore di povertà. Questo messaggio contrasta quello che anche alle Nazioni Unite spesso viene attuato nella lotta alla povertà, cioè limitare le nascite…

R. – Questa dialettica tra la posizione della Chiesa - poi rappresentata dagli osservatori della Santa Sede - e quella delle Nazioni Unite non è di oggi. E' una contrapposizione proprio di due concezioni, di due culture dello sviluppo; la prima – quella della Chiesa – che riafferma nei fatti e non solo nelle parole la centralità della vita in ogni azione di sviluppo, e quella invece delle Nazioni Unite che pensa ancora, erroneamente, che limitando le nascite si possa sconfiggere la povertà.

D. – Altro aspetto, in questo messaggio, è il diritto alle medicine, che soprattutto i popoli più poveri devono avere…

R. – E' un diritto fondamentale come quello dell’accesso ai farmaci, in particolare quelli per l’aids e le altri grandi epidemie. Permane ancora la logica del profitto. Permangono quei monopoli che consentono a pochissime società farmaceutiche di produrre e, soprattutto, di vendere quei farmaci essenziali che oggi invece sono anche in grado di produrre gli stessi Paesi in via di sviluppo, dove i flagelli dell’ aids, della malaria e della tubercolosi sono presenti in maniera impressionante. Se ci fosse davvero una liberalizzazione anche della produzione di questi farmaci e una liberalizzazione dei prezzi, probabilmente si sarebbero fatti dei passi avanti molto più significativi.

D. – Altro nodo affrontato è il rapporto tra disarmo e sviluppo; da questo punto di vista non ci siamo ancora. In sostanza gli Stati proseguono tranquillamente nella loro spesa militare…

R. – La logica della guerra e della produzione delle armi è una logica, ancora una volta, molto funzionale per chi vuole speculare, per chi vuole fare degli enormi profitti; in questo caso, si può dire davvero che si sta speculando sulla vita delle persone. Oggi stiamo parlando di una spesa, per gli armamenti a livello mondiale, che supera abbondantemente il miliardo di dollari. Per gli aiuti allo sviluppo e alla cooperazione internazionale vengono a malapena investiti invece 100 miliardi.

D. – Altro tema riguarda la fame nel mondo: Papa Benedetto dice che nel mondo non c’è insufficienza di cibo. Il cibo c’è ma mancano istituzioni politiche ed economiche in grado di fronteggiare le emergenze e la distribuzione reale del cibo…

R. – Oggi non c’è minimamente un problema di quantità di alimenti. Il vero problema è invece quello della distribuzione, cioè quello di un accesso - che è un diritto che dev’essere garantito a tutti - a questi alimenti, prodotti in quantità sufficiente. Quindi è inutile cercare nuove produzioni, incrementare la produttività; è inutile soprattutto ricorre a delle tecnologie come gli organismi geneticamente modificati per incrementare la produzione. In questo campo, quello alimentare, è fondamentale una maggior volontà politica per far sì che il diritto fondamentale al cibo sia garantito a tutti.

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