sabato 13 dicembre 2008

Istruzione "Dignitas personae": un figlio non è un prodotto (Bobbio)


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«L'embrione è una persona Un figlio non è un prodotto»

La Congregazione per la dottrina della fede: no alle tecniche di congelamento Per la fecondazione assistita la morale cattolica ammette un solo metodo

nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

L'embrione è una persona. La Congregazione per la dottrina della fede fa un passo avanti rispetto a quanto aveva scritto esattamente vent'anni fa nell'Istruzione, allora firmata dal cardinale Joseph Ratzinger, «Donum vitae» nella quale non era arrivata a definire «persona» l'embrione e lasciato ancora aperta la domanda sulla definizione «ontologica», cioè circa l'essere, dell'embrione.
Ieri in una nuova Istruzione «Dignitas personae», firmata dal cardinale Levada, successore di Ratzinger alla guida del più importante tra i dicasteri vaticani, e dal gesuita Luis Ladaria, da poco nominato numero due della Congregazione, la Santa Sede scioglie il dubbio e spiega: «La realtà dell'essere umano per tutto il corso della sua vita, prima e dopo la nascita, non consente di affermare né un cambiamento di natura, né una gradualità di valore morale, poiché possiede una piena qualificazione antropologica ed etica». Quindi «l'embrione umano ha fin dall'inizio la dignità propria delle persona». L'affermazione è importante perché da essa deriva per esempio il fatto che chi distrugge embrioni praticamente opera una sorta di aborto ed è scomunicato automaticamente dalla Chiesa.
L'Istruzione serve per ridefinire il quadro teorico della riflessione sulla ricerca delle scienze bioetiche. È un aggiornamento di quella del 1988 e ribadisce tutte le proibizioni di manipolazioni genetiche della Chiesa. È un testo che dimostra la grande preoccupazione della Santa Sede circa lo sviluppo recente delle tecniche biomediche che, si legge nel testo, hanno «una prospettiva sostanzialmente eugenetica». Così vieta tutte le tecniche di fecondazione artificiale anche omologa, cioè all'interno della coppia, e ribadisce che gli embrioni non si possono congelare né per essere successivamente reimpiantati, né per qualsiasi tipo di ricerca e sottolinea il no all'aborto, alla contraccezione e alla pillola del giorno dopo. Ammette solo il congelamento di ovociti per le donne con tumore e ammette aiuti esterni alla inseminazione, se avvengono quasi in contemporanea con l'atto sessuale vero e proprio dei coniugi.
Ieri nella Sala Stampa Vaticana a presentare il documento c'era il segretario della Congregazione Ladaria, mons. Fischella, da poco presidente dell'Accademia per la vita, mons. Sgreccia, il massimo studioso vaticano di bioetica e la professoressa Maria Luisa Di Pietro, docente all'Università Cattolica di Roma: un tavolo nutrito di esperti per spiegare una materia non facile.
Fisichella ha rilevato che la vita umana «è in serio pericolo», eppure la Chiesa non propone una «lettura catastrofica», ma solo «realistica» della situazione «sottoposta a tante e molte ombre».
Il documento contiene una premessa generale: «Il desiderio di un figlio non può giustificarne la "produzione", così come il desiderio di non avere un figlio già concepito non può giustificarne l'abbandono e la distruzione». Per cui la Chiesa invita ad evitare di accanirsi con tecniche varie, moralmente illecite, per concepire un figlio che la natura impedisce e a scegliere l'adozione di bambini orfani. Ma, e questa è una novità, definisce «problematica», pur «lodevole nelle intenzioni», l'idea dell'adozione prenatale degli embrioni attualmente congelati, che era stata proposta dal Movimento per la vita.
Ha spiegato mons. Sgreccia che se si adottano per poi scongelarli e reimpiantarli, molti moriranno. Inoltre non se ne conosce lo stato di conservazione per cui nessuna donna accetterebbe il reimpianto prima di una diagnosi pre-impianto, moralmente illecita per la Chiesa. È sul destino di questi embrioni, che sono molte migliaia nel mondo, che ieri si è molto discusso e al quale l'Istruzione dedica molto spazio.
Nel testo si legge che si tratta di una «situazione di ingiustizia di fatto irreparabile», per i quali non si «intravvede una via di uscita moralmente lecita». Mons Sgreccia ha ribadito che «il congelamento non va fatto, è un misfatto che non ha rimedio e una volta compiuto non si può correggere con un altro errore».
Padre Federico Lombardi, direttore della sala Stampa vaticana, ha aggiunto che è una pratica condannata dalla Chiesa «già altre volte» e di cui «la Chiesa non ha responsabilità e non può indicare una soluzione lecita dal punto di vista morale». L'Istruzione sottolinea che «creare embrioni con il proposito di distruggerli, anche se con l'intenzione di aiutare i malati, è del tutto incompatibile con la dignità umana». Così come vieta tutte le tecniche di fecondazione artificiale, compresa l'iniezione di un singolo spermatozoo direttamente nell'ovulo, perché «è attuata fuori dal corpo dei coniugi mediante gesti di terze persone».
Per la morale cattolica c'è un solo metodo lecito, quello chiamato «Semen collection device», una tecnica, spiegata ieri dalla professoressa Di Pietro e praticata in molti ospedali cattolici da vent'anni, che prevede il prelievo dello sperma da uno speciale profilattico appena dopo l'atto sessuale per immetterlo immediatamente nelle vie genitali femminili: «Questa tecnica – ha spiegato la professoressa – permette di non disgiungere la produzione di sperma dall'atto della procreazione e va incontro alle esigenze psicologiche del coniuge maschio». L'Istruzione denuncia infine la «pressione economica», definita «tanto forte» sia nel campo della fecondazione artificiale, sia della clonazione ad uso terapeutico.

© Copyright Eco di Bergamo, 13 dicembre 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

L’Eco di Bergamo scrive: “Nel testo si legge che si tratta di una «situazione di ingiustizia di fatto irreparabile», per i quali non si «intravvede una via di uscita moralmente lecita». Mons Sgreccia ha ribadito che «il congelamento non va fatto, è un misfatto che non ha rimedio e una volta compiuto non si può correggere con un altro errore».”
Personalmente credo che sia stato realizzato un copia-incolla che ostacola la corretta percezione dello spirito dell’Istruzione, alterando la realtà dei diversi contesti in cui le frasi sono state enunciate.
Infatti l’Istruzione, dopo aver dichiarato:
1. inaccettabili le proposte di usare tali embrioni per la ricerca o di destinarli a usi terapeutici;
2. neppure ammissibile la proposta di scongelare questi embrioni e, senza riattivarli, usarli per la ricerca come se fossero dei normali cadaveri;
3. non eticamente accettabile la proposta di metterli a disposizione di coppie infertili, come terapia dell'infertilità, a causa delle stesse ragioni che rendono illecita sia la procreazione artificiale eterologa sia ogni forma di maternità surrogata; aggiungendo che questa pratica comporterebbe poi diversi altri problemi di tipo medico, psicologico e giuridico;
loda nelle intenzioni di rispetto e di difesa della vita umana la proposta, solo al fine di dare un'opportunità di nascere ad esseri umani altrimenti condannati alla distruzione, di procedere ad una forma di "adozione prenatale", si astiene dall’esprimere giudizi di inammissibilità e inaccettabilità etica e si limita solo a costatare tuttavia la presenza di vari problemi non dissimili da quelli sopra elencati (di tipo medico, psicologico e giuridico).
Perciò Giovanni Paolo II lanciò un appello alla coscienza dei responsabili del mondo scientifico ed in modo particolare ai medici perché venga fermata la produzione di embrioni umani, tenendo conto che non si intravede una via d’uscita moralmente lecita per il destino umano delle migliaia e migliaia di embrioni "congelati", i quali sono e restano pur sempre titolari dei diritti essenziali e quindi da tutelare giuridicamente come persone umane» (n. 19).
Ora se Giovanni Paolo II lanciò allora un appello una via d’uscita non si intravedeva quando allora parlò; non ora, al presente, come riporta il quotidiano.
Non vi è dubbio che la situazione di ingiustizia non può essere riparata dall’adozione; ma l’embrione persona che oggi è in congelatore e domani potrà adorare il nostro Creatore ringrazierà la generosità di una coppia di buoni Samaritani adottante che certamente non avrà corretto la sua situazione di ingiustizia (dai Samaritani non voluta né cercata) e – altrettanto certamente – non avrà commesso un altro errore (dopo quello commesso dai briganti che hanno prodotto gli embrioni).
Quando Mons Sgreccia ha ribadito che «il congelamento non va fatto, è un misfatto che non ha rimedio e una volta compiuto non si può correggere con un altro errore» certamente l’altro errore a cui si riferiva sono le soluzioni ritenute illecite dall’Istruzione. Mai avrebbe potuto far dire alla Dignitas personae quello che nel testo non è scritto.
Solo così gli embrioni persona sono e restano pur sempre titolari dei diritti essenziali (primo quello alla Vita) e quindi da tutelare giuridicamente come persone umane, senza discriminazione tra persona prenatale e persona postnatale.
Cordialmente.
Cirino Privitera