domenica 14 dicembre 2008
Tre Pontefici del Novecento a palazzo Borromeo, sede dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede (Osservatore Romano)
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Tre Pontefici del Novecento a palazzo Borromeo
Non capita spesso che un Papa visiti una rappresentanza diplomatica nella città di Roma. Ma l'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede sembra costituire un'eccezione: è infatti la quarta volta che ospita un Pontefice. Prima di Benedetto XVI erano stati accolti a palazzo Borromeo Pio XII nel 1951, Paolo VI nel 1964 e Giovanni Paolo II nel 1986. Per l'ambasciatore Antonio Zanardi Landi questo sottolinea "non solo la specialità delle relazioni" tra le due realtà, ma anche "la pregnanza del titolo di Primate d'Italia che spetta al successore di Pietro".
La visita di Benedetto XVI nel giorno della festa di santa Lucia, del resto, precede idealmente le celebrazioni per l'ottantesimo dei Patti Lateranensi e il venticinquesimo dell'Accordo di modifica del Concordato del 1984. E alla competenza dell'Ambasciata spettano proprio le questioni attinenti al rapporto internazionale, sia pur particolarissimo, che intercorre tra l'Italia e la Santa Sede e quelle derivanti dall'applicazione del Trattato, mentre Palazzo Chigi ha il compito di seguire direttamente ciò che attiene alla realizzazione delle prescrizioni concordatarie.
È inoltre significativo che la visita segua di appena due mesi quella al Quirinale del 4 ottobre scorso, esattamente un anno dopo - era la festa di san Francesco del 2007 - la presentazione delle credenziali da parte di Zanardi Landi.
I rapporti bilaterali tra Italia e Santa Sede ormai da molti anni possono essere considerati ottimi - ha commentato l'Ambasciatore - e negli ultimi tempi hanno assunto un tono caratterizzato da grande concordanza di valutazioni e di impostazioni. Come testimoniato anche dalla cordialità dei vari incontri tra il presidente Napolitano e Benedetto XVI: da ultimi, quello del 24 aprile, quando il capo dello Stato italiano offrì un concerto per l'anniversario dell'inizio del Pontificato, e quello di mercoledì scorso, nell'Aula Paolo VI, in occasione della commemorazione promossa dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace per il sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
Prima di Papa Ratzinger, Pio XII aveva sostato presso la rappresentanza diplomatica nel 1951, il 2 giugno - giorno della festa nazionale italiana - in occasione della messa celebrata nella basilica di Sant'Eugenio a Valle Giulia. Lo aveva fatto al termine della consacrazione dell'altare maggiore della chiesa dedicata al suo santo Patrono, che gli era stata donata dai fedeli di tutto il mondo nel xxv anniversario dell'ordinazione episcopale. Accettando l'invito dell'ambasciatore Antonio Meli Lupi di Soragna, Pacelli aveva attraversato a piedi il giardino che separa la parrocchia da palazzo Borromeo per un incontro di carattere amichevole e informale, al quale avevano partecipato anche altri componenti del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
Papa Montini vi si recò il 2 ottobre 1964 per benedire la nuova cappella dedicata a san Carlo, restaurata proprio alla vigilia dell'odierno appuntamento con Benedetto XVI e inaugurata nei giorni scorsi dal cardinale Bertone. L'antico arcivescovo di Milano portò in dono un prezioso reliquiario del santo che lo aveva preceduto sulla cattedra ambrosiana: giunto verso le 16.45 fu accolto nel giardino dal presidente del Consiglio Aldo Moro, dal ministro degli esteri Giuseppe Saragat - che due mesi dopo sarebbe divenuto quinto presidente della Repubblica -, dall'ambasciatore Bartolomeo Migone e dall'allora consigliere ecclesiastico don Clemente Riva, futuro vescovo ausiliare di Roma. A motivare la visita "era stata una certa promessa di Giovanni xXIIi", aveva confidato Papa Montini. La data del 2 ottobre non fu scelta a caso: era l'anniversario della nascita di Carlo Borromeo.
Infine Papa Wojtyla, che del santo portava il nome di battesimo, vi andò il 2 marzo 1986 nel contesto di una visita pastorale quaresimale alla parrocchia di Sant'Eugenio. Accolto dal ministro degli Esteri Giulio Andreotti, dall'ambasciatore Andrea Cagiati e dal consigliere ecclesiastico monsignor Piero Monni, donò un'icona della Madonna Nera di Czestochowa. Nel suo discorso assicurò spirituale sostegno e preghiera "per il bene comune della Nazione italiana, la cui storia e il cui patrimonio culturale, morale e religioso è singolarmente intrecciato con il cristianesimo".
(gianluca biccini)
(©L'Osservatore Romano - 14 dicembre 2008)
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