mercoledì 10 dicembre 2008

Il Papa: «Colmare disparità sociali» (Marroni)


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L'8 dicembre. «Colmare disparità sociali»

Il Papa: «Serve un maggiore senso del bene comune»

Carlo Marroni

ROMA

Ha pregato, come ogni anno per la festa dell'Immacolata, ai piedi della colonna di Piazza di Spagna. Ma Benedetto XVI è voluto evidentemente andare oltre.
«Aiutaci – ha detto il Papa nella preghiera, rivolgendosi alla Madonna – a coltivare un più vivo senso del bene comune, del rispetto di ciò che è pubblico, spronaci a sentire la città, e più che mai questa nostra città di Roma, come patrimonio di tutti e a fare di ciascuno, con coscienza e impegno, la nostra parte per costruire una società più giusta e solidale». A pochi metri dietro il Papa c'era il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, che l'ha accolto ai piedi della scaletta del papamobile, come in passato hanno sempre fatto i suoi predecessori.
Non un discorso "politico", naturalmente, vista anche l'occasione (l'8 dicembre è l'anniversario del dogma dell'Immacolata Concezione, proclamato da Pio IX nel 1854), ma di certo un primo segnale dei possibili contenuti del tradizionale discorso che il Papa terrà a gennaio agli amministratori del Campidoglio, della provincia e della regione. Un discorso, quello di ieri pomeriggio, che ha comunque toccato temi sociali: il Papa, infatti, ha pregato per i bambini maltrattati, per gli anziani abbandonati, per gli immigrati, e ha dedicato un'attenzione particolare, nell'attuale frangente di crisi economica, alle famiglie.
Le «disparità sociali», ha denunciato Benedetto XVI, sono «sempre più vaste. O vergine immacolata, in questo momento vorrei affidarti specialmente i "piccoli" di questa nostra città: i bambini, anzitutto, e soprattutto quelli gravemente malati, i ragazzi disagiati e quanti subiscono le conseguenze di pesanti situazioni familiari », ha detto il Papa. «Veglia su di loro e fà che possano sentire,nell'affetto e nell'aiuto di chi sta loro accanto, il calore dell'amore di Dio. Ti affido gli anziani soli, gli amma-lati, gli immigrati che fanno fatica ad ambientarsi, i nuclei familiari - ha proseguito Benedetto XVI - che stentano a far quadrare il bilancio e le persone che non trovano occupazione, o hanno perso un lavoro indispensabile per andare avanti. Insegnaci ad essere solidali con chi è in difficoltà, a colmare –ha sottolineato Ratzinger - le sempre più vaste disparità sociali. Aiutaci a coltivare un più vivo senso del bene comune, del rispetto di ciò che è pubblico, spronaci a sentire la città, e più che mai questa nostra città di Roma, come patrimonio di tutti, ed a fare ciascuno, con coscienza ed impegno, la nostra parte per costruire una società più giusta e solidale». Un discorso a forti tinte che si aggiunge ai molti allarmi sui rischi della recessione e sulle ricadute che potrà avere sugli strati deboli della popolazione. Un anno fa, nel discorso agli amministratori locali, Ratzinger fu molto duro, con la denuncia del «gravissomo degrado di alcune aree di Roma», sollecitando «un'opera costante e concreta che abbia la duplice e inseparabile finalità di garantire la sicurezza dei cittadini e di assicurare a tutti, in particolare agli immigrati, almeno il minimo indispensabile per una vita onesta e dignitosa».
E sul tema immigrati sia dal Vaticano che dal Vicariato- da giugno guidato dal cardinale Agostino Vallini al posto di Camillo Ruini- sono arrivate richieste di maggiore solidarietà, soprattutto per le fasce considerate più a rischio, a partire da chi vive nei campi nomadi. Diversi esponenti della Chiesa e i vertici della Comunità di Sant'Egidio avevano contestato la proposta governativa di prendere le impronte ai bambini rom, ipotesi alla quale si era opposto apertamente il Prefetto della Capitale, Carlo Mosca, sostituito nelle scorse settimane da Giuseppe Pecoraro.

© Copyright Il Sole 24 Ore, 9 dicembre 2008

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