giovedì 11 dicembre 2008

Il Papa: Fragili i diritti dell'uomo se non fondati su Dio (Bobbio)


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Il monito del Papa Fragili i diritti dell'uomo se non fondati su Dio

L'intervento nell'anniversario della Dichiarazione dell'Onu Severo anche Bertone sulla difesa della vita e la libertà religiosa

nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

I diritti dell'uomo sono «fondati» su Dio. Se si prescinde da questa «solida base etica» rimarranno sempre «fragili». L'ammonimento di Benedetto XVI si alza nell'Aula Nervi in Vaticano al termine del concerto dell'orchestra di Francoforte in onore dei sessant'anni della Dichiarazione dell'Onu sui diritti umani, al quale ha partecipato anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ma non si è trattato di una semplice commemorazione. Il Papa ha spiegato come molto cammino ancora rimane da percorrere, perché «milioni» di persone vedono minacciato «il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza», «l'uguaglianza» e la «dignità» non sempre sono rispettate, mentre «nuove barriere sono innalzate per motivi legati alla razza, alla religione, alle opinioni politiche». Il monito del Papa alla fine è chiaro: «Non cessi il comune impegno a promuovere e meglio definire i diritti dell'uomo».
La Santa Sede ieri ha espresso tutta la sua preoccupazione circa lo stravolgimento dei diritti dell'uomo da parte di Stati, di istituzioni sovrannazionali, di strutture economiche. Prima del concerto, in un lungo e severo discorso, il Segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, ha fatto il punto sullo stato dei diritti umani a sessant'anni dalla Dichiarazione e ha invitato a evitare «applicazioni parziali o visioni relative», poiché vi sono diritti che non possono essere messi in discussione, né piegati al «pragmatismo del momento», né possono «dipendere da anonimi meccanismi senza controllo».
Si tratta dell'«etica della vita e della procreazione, del matrimonio e della vita familiare», ma anche della solidarietà, della libertà religiosa, dell'educazione: «Quando viene meno il riconoscimento del diritto alla vita e alla libertà religiosa, anche il rispetto per gli altri diritti vacilla». Poi Bertone è andato ancora più a fondo nella critica e ha spiegato che non si possono «dividere tra loro i diritti» e «scegliere ideologicamente quale preferire». E neppure vale l'operazione di attribuire «all'uno o all'altro connotazioni politiche», introducendo una «visione individualistica su cui arbitrariamente costruire nuovi diritti non meglio precisati nel contenuto e nella logica giuridica».
Bertone si è mosso all'interno della critica che da tempo gli episcopati e la Santa Sede hanno avviato circa molte decisioni delle Nazioni Unite giudicate pericolose. L'ultima è il tentativo di un riconoscimento speciale all'omosessualità e la sollecitazione di alcune associazioni internazionali all'Onu di inserire tra i diritti umani il diritto all'aborto. Bertone è stato molto deciso: «I diritti non possono essere dei contenitori che secondo i momenti storici, culturali e politici si riempiono di significati e di elementi diversi». E quando ai diritti non si legano i valori, quando si abbandonano «i cardini di ordine morale nei rapporti sociali», ecco la «causa principale della loro inefficacia e della loro violazione».
Il Segretario di Stato ha denunciato che «la mancata tutela dei diritti umani» spesso è colpa dell'atteggiamento «di tante istituzioni e funzioni dell'autorità», che portano alla «disgregazione dell'unità della persona intorno alla quale si pensa di proclamare diritti diversi, di costruire spazi di libertà, che però rimangano privi di ogni fondamento antropologico». Così la libertà religiosa viene confusa con la «libertà di culto», diventa elemento da ricondurre alla sfera del privato, fino al punto da essere sostituita con un «imprecisato diritto alla tolleranza». Invece, a sessant'anni dalla Dichiarazione dell'Onu, i diritti vanno garantiti nella «loro indivisibilità» e dunque gli «apparati istituzionali», cioè l'Onu, non possono tirarsi indietro, non possono astenersi da qualsiasi critica e messa a punto sui «diritti civili e politici», mentre si applicano solo a quelli economici e culturali, considerando tale impegno «programmatico».
Bertone ha insistito molto sul concetto dell'unità dei diritti, sottolineando però che tutti derivano dal diritto alla vita, ricevuta «in dono». Così subito accanto va posto il diritto di poter «ringraziare l'Autore della vita», cioè il diritto alla libertà della fede. Prima di Bertone era intervenuto il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, e anche lui ha rilevato che «l'insieme dei diritti dell'uomo deve corrispondere alla sostanza della dignità della persona».

© Copyright Eco di Bergamo, 11 dicembre 2008

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