giovedì 11 dicembre 2008

Discorso del card. Bertone sui diritti umani: il commento di Andrea Tornielli


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Roma

I diritti umani fissati nella Dichiarazione universale delle Nazioni Unite devono essere sempre difesi ma bisogna arginare il «dilagare» della domanda di diritti «verso ogni direzione», per non confondere i diritti stessi «con semplici e spesso limitati bisogni contingenti».
Lo ha detto ieri pomeriggio il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, prendendo la parola nel corso dell’atto celebrativo promosso in Vaticano Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace per il sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. La commemorazione si è conclusa con un concerto di musica classica al quale ha assistito Benedetto XVI.
Impossibile non collegare le parole del «primo ministro» di Papa Ratzinger con la polemica scoppiata la scorsa settimana in merito alla posizione della Santa sede sulla proposta francese riguardante la depenalizzazione dell’omosessualità e la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale presentata presso le Nazioni Unite. E più in generale con certe politiche dell’Onu che la Chiesa critica. «Si constata - ha affermato Bertone - che quando viene meno il riconoscimento del diritto alla vita e alla libertà religiosa anche il rispetto per gli altri diritti vacilla».
Il cardinale ha insistito sull’importanza del «fondamento antropologico» dei diritti umani. «Un aspetto sul quale diventa necessario volgere la nostra attenzione - ha spiegato - è quello dell’esatta natura dei diritti che la Dichiarazione fa discendere dalla dignità che è comune a ogni essere umano. Un aspetto verso il quale è necessario che possano convergere rivendicazioni, pensieri, proposte per dar loro un ordine, senza far dilagare la domanda di diritti verso ogni direzione. Difendere i diritti fondamentali significa, infatti, non confonderli con semplici e spesso limitati bisogni contingenti».
Rispettare e «rinvigorire i diritti fondamentali» sarà, secondo il cardinale Bertone, «un modo concreto attraverso cui contrastare le forme, differenti e diffuse, di abbandono dei cardini di ordine morale nei rapporti sociali, dalla dimensione interpersonale sino a quella delle relazioni internazionali». Infatti, ha aggiunto il Segretario di Stato, «è sempre più difficile prevedere una tutela dei diritti, efficace e universale, senza un collegamento a quella legge naturale che feconda i diritti medesimi ed è l’antitesi di quel degrado che in tante nostre società ha interesse a mettere in discussione l’etica della vita e della procreazione, del matrimonio e della vita familiare, come pure dell’educazione e della formazione delle giovani generazioni, introducendo unicamente una visione individualistica su cui arbitrariamente costruire nuovi diritti non meglio precisati nel contenuto e nella logica giuridica». I diritti, dunque, «non possono essere dei contenitori che secondo i momenti storici, culturali e politici si riempiono di significati e di elementi diversi. Anzi è l’assenza di valori a cui legare i diritti la causa principale della loro inefficacia e della loro violazione».

© Copyright Il Giornale, 11 dicembre 2008 consultabile online anche qui.

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