lunedì 8 dicembre 2008

Kirill il riformista “custode del trono” del patriarca russo (Galeazzi)


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Kirill il riformista “custode del trono” del patriarca russo

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’DEL VATICANO

Kirill, paladino del dialogo con Roma, è il capo «ad interim» della Chiesa russa.
«Un’investitura che rafforza la sua candidatura», esultano in Curia. Dopo la morte di Alessio II, a traghettare gli ortodossi verso la nomina del nuovo Patriarca sarà il metropolita di Smolensk e Kaliningrad, 62 anni e da 19 «ministro degli esteri» del patriarcato, molto apprezzato in Vaticano per le sue posizioni riformiste ed ecumeniche. Ieri a Peredelkino, alle porte della capitale, il Sacro Sinodo lo ha eletto, a scrutinio segreto, «Mestoblustitel» («Custode del posto») aumentando così le sue possibilità di succedere. «E’ un segno di grande stima - spiega il cardinale Walter Kasper, responsabile vaticano delle relazioni con Mosca -.
Kirill ha incontrato Benedetto XVI subito dopo l’elezione e poi è tornato a Roma ad esprimere al Papa l’apprezzamento della Chiesa russa per la sua conoscenza della patristica e della teologia ortodossa. Se non fosse morto il Patriarca, Kirill ora sarebbe a Bari per la consegna della chiesa di San Nicola».
Potente capo delle relazioni con l’estero, Kirill ha partecipato all’attività ecumenica della Chiesa ortodossa fin dal 1971, quando fu nominato nel Consiglio mondiale delle chiese. Da tre lustri è anche un volto televisivo, per la sua rubrica settimanale. Inoltre, è membro del consiglio di cooperazione con le organizzazioni religiose presso il Cremlino, che potrebbe non restare indifferente, essendo Dmitry Medvedev a favore di un miglioramento delle relazioni con il Vaticano. Quanto basta per fugare ombre come l’accusa di aver abusato del privilegio del Patriarcato negli anni 90 di importare sigarette senza dazi. «La Santa Sede ha in Kirill un interlocutore ben conosciuto e apprezzato in tanti anni - osserva il presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani -. Hanno sei mesi per decidere e se noi mettessimo bocca sarebbe un’imprudenza. Certo, siamo molto interessati perché la scelta del patriarca stabilirà qual è la distanza tra Mosca e Roma. Possiamo solo pregare che sia nominato un fautore dell’avvicinamento con i cattolici».
A contendere il trono a Kirill, in una lotta per ora tutta sotterranea, sono almeno due concorrenti: il metropolita di Kaluga e Borovsk Clemente, influente capo dell’amministrazione del patriarcato, considerato un «conservatore» che garantirebbe la tradizione di allearsi coil Cremlino su questioni morali e politiche, e il metropolita Filarete di Minsk, capo della chiesa in Bielorussia, che anche per la sua età (73 anni) potrebbe apparire una soluzione di compromesso. Meno possibilità pare avere l’arcivescovo Feofan di Stavropol, nell’instabile Caucaso a maggioranza musulmana. Sulla carta deciderà un’assemblea composta da vescovi, delegati del clero e laici: ma i candidati dovranno essere nominati dal Sinodo, che approverà poi la scelta finale.
Non sarà facile raccogliere l’eredità di Alessio II, artefice della transizione postcomunista e della ricomposizione con la chiesa a russa all’estero ma anche l’uomo del «gran rifiuto» a Giovanni Paolo II.
Sarà inumato martedì nella cattedrale dell’Epifania a Mosca. Intanto, si celebrano messe in tutto il Paese, e in migliaia per ore hanno atteso per vedere la salma alla cattedrale del Cristo Salvatore.

© Copyright La Stampa, 7 dicembre 2008

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