lunedì 8 dicembre 2008

Intervista con il nuovo vescovo di Bolzano Karl Golser (Radio Vaticana)


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Intervista con il nuovo vescovo di Bolzano Karl Golser

Benedetto XVI lo ha nominato due giorni fa nuovo vescovo di Bolzano-Bressanone, a succedere allo scomparso Wilhelm Egger: si tratta di mons. Karl Golser, nato 65 anni fa in questa stessa diocesi, finora canonico penitenziere e presidente dell'Associazione teologica italiana per lo studio della morale. Dal 1977 al 1982 è stato officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede. Antje Birgitte Dechert gli ha chiesto come abbia accolto questa nomina:

R. – Senz’altro con un po’ di trepidazione, perchè da una parte il vescovo defunto Wilhelm Egger era molto noto e amato, e poi anche perché abbiamo dei grandi problemi. La diocesi di Bolzano-Bressanone è territorialmente la più estesa d’Italia: abbiamo tre gruppi linguistici, il problema dell’immigrazione e la carenza di sacerdoti. E allora c’è un poco di rassegnazione, mancanza di fiducia, e per questo io ho cercato di stabilire come motto per il mio vescovado: “Cristo, nostra pace”. Da una parte, la pace, la collaborazione, com’era in sintonia anche con il motto “Insieme” del vescovo precedente ma, dall’altra parte, il riferimento a Cristo – siamo inseriti in Cristo. Bisogna lavorare sull’identità cristiana, affinché si sia maggiormente radicati nella fede, in un mondo che è secolarizzato, che è pluralistico.

D. – Quali sono i temi concreti che lei vorrebbe affrontare adesso e nel prossimo futuro?

R. – In primo luogo, direi, il lavoro con i sacerdoti per dare loro maggior fiducia, per fargli capire che sono inseriti in un presbiterio. Ce ne sono alcuni, infatti, che sono abbastanza isolati e si sentono soli. Quindi, dare loro fiducia e lavorare anche per le vocazioni. Naturalmente, poi ci sono i problemi della società. Io mi sono molto battuto per i problemi di bioetica - sono membro del Comitato etico provinciale - con la Conferenza episcopale italiana e il gruppo di lavoro Responsabilità per il Creato. Abbiamo una grande sensibilità per le questioni ambientali. C’è poi il problema della immigrazione, per cui bisogna fare un dialogo basato sulla propria identità: non solo un discorso sulla tolleranza, ma cercare di convivere e di stabilire quale siano i parametri della convivenza.

D. – Ancora qualche parola sul suo rapporto con il Santo Padre che è stato anche nella diocesi quest’estate...

R. – Il Santo Padre è stato in diocesi quest’estate e spero di poterlo invitare di nuovo l’estate prossima. Sono stato suo collaboratore nel periodo in cui lavoravo nella Congregazione per la Dottrina della Fede. Il cardinale Ratzinger, ogni tre anni, ha sempre fatto le vacanze nel nostro seminario e io sono stato presente quando Messori ha fatto la sua intervista sul rapporto sulla fede.
Quest’estate, il Santo Padre ha voluto invitarmi a fare la prima colazione con lui e poi anche all’incontro con i sacerdoti, quando pubblicamente gli è stata fatta la domanda sulla responsabilità del Creato e ha detto che il prof. Golser sarebbe stato più competente di lui nel rispondere: un elogio pubblico. E per questo se il Santo Padre ha posto tanta fiducia in me, io devo rispondere a questa fiducia.

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