sabato 13 dicembre 2008

Benedetto sceglie i poveri (Aldo Maria Valli)


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Benedetto sceglie i poveri

ALDO MARIA VALLI

Una finanza appiattita sul breve e brevissimo termine è pericolosa per tutti. La denuncia viene dal papa, che nel messaggio per la giornata mondiale della pace 2009 (Combattere la povertà, costruire la pace) prende in esame anche la crisi dei nostri giorni. Quando l’attività finanziaria è guidata da logiche autoreferenziali, incuranti del bene comune, si va incontro a disastri.
Illustrato nella sala stampa vaticana dal cardinale Martino e dal vescovo Crepaldi, presidente e segretario del pontificio consiglio giustizia e pace, il messaggio contiene molte altre denunce. La crisi alimentare, osserva il pontefice, nasce non tanto dalla carenza di cibo quanto da fenomeni speculativi e dalla mancanza di strumenti, in economia e in politica, in grado di prevenire e fronteggiare le emergenze. Di qui l’appello del papa perché tutti i paesi abbiano le stesse possibilità di accesso a quel mercato che troppo spesso è solo un meccanismo per rendere i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Il problema, si legge nel messaggio, riguarda in modo particolare l’Africa, dipendente in maniera drammatica dall’esportazione di prodotti primari.
La globalizzazione, in altre parole, va governata. Il rischio è che il mondo di chi ha la pancia piena diventi una casa dorata circondata però dal deserto e dal degrado. La nuova questione sociale va dunque affrontata con un’opzione preferenziale per i poveri. E qui Benedetto torna sul problema demografico: ciò che occorre non è ridurre le nascite, come pretende chi nel corso dei decenni ha attuato un vero e proprio “sterminio” di bambini attraverso l’aborto, ma fermare la corsa agli armamenti, che toglie fondi preziosi ai progetti di sviluppo, e dare all’economia mondiale un quadro giuridico contro squilibri e ingiustizie. A proposito di natalità, il papa sfata la connessione fra aumento delle nascite e crescita della povertà (le popolazioni uscite dalla povertà, sostiene, sono proprio quelle caratterizzate da un incremento demografico) e parla di “ricatto” attuato dalle campagne d’aiuto che subordinano l’assistenza all’adozione di politiche “contrarie alla vita”. Ciò che occorre è invece mettere a disposizione dei popoli poveri medicine e cure necessarie.
È un discorso appassionato quello di papa Ratzinger, ricco di riferimenti a testi che sono pietre miliari per la dottrina sociale della Chiesa, come la Centesimus annus e la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II, la Populorum progressio di Paolo VI, la Lumen gentium del Concilio Vaticano II, fino alla Rerum novarum di Leone XIII. Decisa è la presa di posizione a favore dei poveri, netta la condanna delle derive antiumane del sistema capitalistico, costante il richiamo alla solidarietà non solo come imperativo morale ma anche come unico strumento per costruire il futuro dell’umanità. Le distorsioni dei sistemi ingiusti, osserva Benedetto, prima o poi presentano il conto a tutti.
Ma il papa invita anche a riflettere sull’idea stessa di povertà.
Se si trattasse solo di un fattore quantitativo, dice, le scienze sociali potrebbero essere sufficienti per analizzarlo e prendere i provvedimenti opportuni.
Quando si parla di povertà occorre invece pensare anche a quelle immateriali. Le povertà morali, spirituali e relazionali. Nei paesi ricchi c’è spesso un “sottosviluppo morale” mentre in quelli poveri ci sono impedimenti culturali che non permettono vie d’uscita. In tutti i casi, all’origine c’è il mancato riconoscimento della dignità della persona.
Originale è infine l’invito a considerare la povertà dal punto di vista dei bambini. Se si fa questo, si individuano automaticamente le priorità: l’impegno educativo, l’accesso ai vaccini e alle cure mediche, la disponibilità di acqua potabile, la salvaguardia dell’ambiente, la cura e la formazione delle madri, la difesa della famiglia e della stabilità delle relazioni al suo interno.

© Copyright Europa, 12 dicembre 2008 consultabile online anche qui

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