mercoledì 4 febbraio 2009

Attacco al Papa dal fronte tedesco: Angela Merkel e il cardinale Karl Lehmann esigono le scuse sul caso Williamson (Rodari)


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Attacco al Papa dal fronte tedesco: Angela Merkel e il cardinale Karl Lehmann esigono le scuse sul caso Williamson

Due attacchi così duri Papa Benedetto XVI non li aveva ancora ricevuti. Due attacchi arrivati ieri dalla “sua” Germania: il primo ecclesiale, il secondo politico. Oggetto degli attacchi, come è logico di questi tempi, è l’“affaire lefebvriani” e, in particolare, il caso Richard Williamson, uno dei quattro presuli della Fraternità San Pio X ai quali il Pontefice lo scorso 21 gennaio aveva revocato la scomunica comminata loro nel 1988 dalla Congregazione dei vescovi. Williamson è stato duramente criticato nei giorni scorsi per aver sostenuto durante un’intervista a una tv svedese tesi negazioniste sull’Olocausto. Entrambi gli attacchi sono stati dirompenti. Il primo è arrivato dal potentissimo cardinale e vescovo di Magonza, Karl Lehmann, ex presidente della conferenza episcopale tedesca. Il secondo direttamente dal cancelliere tedesco Angela Merkel.
Tra i due, senz’altro, in Vaticano brucia maggiormente quello del cardinale Lehmann: che Karl Lehmann non sia un porporato allineato a Papa Ratzinger lo si sapeva da tempo.
Che Lehmann, nell’episcopato tedesco, sia capofila di una linea ecclesiale che al primato petrino preferirebbe una conduzione della Chiesa più collegiale e “dal basso”, è cosa altrettanto nota.

Ma che questi arrivi a chiedere a Ratzinger di scusarsi pubblicamente per aver tolto la scomunica a Williamson è cosa che nella Santa Sede non ritengono giustificabile.

E a poco valgono le motivazioni di coloro che sostengono che Lehmann sia da capire: troppo forti per costoro sarebbero stati nei giorni scorsi gli attacchi di vari esponenti delle comunità ebraiche contro la Chiesa, contro lo stesso Lehmann, troppo forti per non provocare un’immediata presa di posizione delle gerarchie cattoliche.

In Vaticano non la pensano così: e in questo senso anche le accuse mosse a Ratzinger tre giorni fa da un porporato che, rispetto a Lehmann, è più vicino al Pontefice, ovvero il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn, non sono piaciute.

Ma torniamo a Lehmann. Questi, nel giorno in cui i suoi colleghi italiani - ovvero la Cei - esprimevano pieno appoggio al Papa circa la scelta di revocare la scomunica ai lefebvriani, alla radio pubblica “Suedwestrundfunk” ha detto che ormai sono necessarie scuse «ad alto livello». Perché la decisione di Benedetto XVI di riammettere Williamson nel seno della Chiesa è «una catastrofe per i sopravvissuti dell’Olocausto. E ha aggiunto che il Papa «deve» chiarire che la negazione dell’Olocausto non è una trasgressione perdonabile. Lehmann ha anche attaccato il responsabile della Commissione Ecclesia Dei, ovvero il cardinale Darío Castrillon Hoyos che ha sempre sostenuto di non essere stato a conoscenza delle affermazioni negazioniste di Williamson. In sostanza, Lehmann ha chiesto le dimissioni di Castrillon Hoyos, spiegando che, a prescindere dal fatto che egli abbia agito per ignoranza o per negligenza, il Vaticano deve «trarre le conseguenze nei confronti di chi è responsabile».
Poche ore dopo l’affondo di Lehmann, ecco quello della Merkel. Il cancelliere tedesco ha criticato direttamente il Vaticano e anche il Papa, seppure con accenti meno dirompenti di quelli di Lehmann. La Merkel ha infatti detto ieri, durante un incontro con alcuni giornalisti, che i «chiarimenti del Vaticano» sulla revoca della scomunica a Williamson sono «insufficienti». E ancora: «Se una decisione del Vaticano fa emergere l’impressione che l’Olocausto possa essere negato, questa deve essere chiarita. Da parte del Vaticano e del Papa deve essere affermato molto chiaramente che non ci può essere alcuna negazione» sull’argomento. Per la Merkel la decisione su Williamson «non deve passare senza conseguenze», perché «non è soltanto una questione che riguarda le comunità cristiane, cattoliche ed ebraiche in Germania, ma il Papa e il Vaticano dovrebbero chiarire senza ambiguità che non ci può essere alcuna negazione e che vi devono essere relazioni positive con la comunità ebraiche nel complesso».
Due giorni fa dal fronte tedesco era arrivata un’altra accusa gravissima al Vaticano. Ma la cosa singolare è che era arrivata dalla “Germania di curia”.

Ovvero da un porporato tedesco che lavora in Vaticano, il cardinale Walter Kasper, presidente della Pontificia commissione per i rapporti con l’ebraismo: questi ha detto che sulla revoca della scomunica «ci sono stati errori di gestione della curia».

Parole durissime anche queste, alle quali oltre il Tevere c’è chi ritiene sia arrivato il momento di replicare con forza. E, ieri sera, il portavoce vaticano padre Lombardi ha legittimamente replicato. Riferendosi alla Merkel ha detto che «la condanna di dichiarazioni negazioniste da parte del Papa non poteva essere più chiara e dal contesto risulta evidente che essa si riferiva anche alle posizioni di Williamson e a tutte le posizioni analoghe».

© Copyright Il Riformista, 4 febbraio 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.

Posso dirlo? Mi vergogno di fare parte di questa istituzione.
Si', uso proprio questa parola e non a caso!
Non parlo della Chiesa, che e' di Cristo! Non parlo del Papa che e' il suo Vicario.
Sapete benissimo a che cosa mi riferisco
!
R.

9 commenti:

mariateresa ha detto...

cara, l'amarezza tua è la mia. Però, in questoa rticolo che non racconta delle balle, intendiamoci, si sono sommati addendi molto diversi. Insomma nessuno ha parlato come Lehmann.
Dire che in Curia non funzionano le cose è vero, è inutile scandalizzarsi.
Che manch quel senso di lealtà che noi tanto vorremmo, si può pensare legittimamente.
Hanno tuti paura, una paura belluina.
Se potessi abbraccerei il Santo Padre fin quasi a strozzarlo.
Ricordiamoci che la Chiesa non finisce in Germania.

Anonimo ha detto...

Non è una novità che Joseph Ratzinger non è mai stato amato in Germania nè dai cattolici nè dai protestanti. Comunque, ritengo indecoroso lo spettacolo che la Chiesa tedesca e il Governo tedesco stanno dando in queste ore, e sempre più mi convinco della grandezza e della profondità di visione di Papa Benedetto, e dell'inadeguatezza dei suoi collaboratori, anche quelli più stretti. Mi dispiace per la sua straordinaria sensibilità messa a dura prova da questa continua, violenta pressione psicologica. Preghiamo per lui.

Anonimo ha detto...

Chi (prelato, politico o gionalista che sia) dubita della linea della Chiesa Cattolica, del Santo Padre, dei cattolici in generale (o quantaltro) sul negazionismo dimostra un'ignoranza pretestuosa, una angolatura di lettura impermeabile alla verità delle parole e dei fatti che non può essere che respinta al mittente. I "fuori di testa" ci sono dapperttutto! Su "X" vescovi (non so quanti possono essere) ce n'è uno "fuori di testa"(per di più non nominato dalla Santa Sede)! E' indecente usare questo "uno" per intorbidare il tutto (a meno che questo "matto" non serva)!
Questo bisogna cominciare a dire! Gli specchi in questa polemica non servono più. Sono troppo scivolosi, proprio perchè pretestuosi!

Anonimo ha detto...

Non posso che unirmi a te, Raffaella. Preghiamo per il nostro grande e indomito Papa che ben sapeva quello a cui sarebbe andato incontro nello sforzo di raddrizzare la barca. Coraggio, in questa oscura e ambigua vicenda, sarà il bene a trionfare. Le forze degli inferi non prevarranno.
Alessia

Anonimo ha detto...

Leggo spesso la rubrica del vaticanista dello Spiegel (lo Specchio) Smoltczyk, sempre decisamente antipapista. Questa rivista è stata sempre il faro della classe dirigente tedesca e che sia stata la prima a riprendere le dichiarazioni di Williamson non è certo casuale.
Ma che tutti in Germania e Austria (eclusi P. Badde e H.J Fischer) facciano a gara a inchiodare il papa sul portone del duomo di Wittenberg non me lo sarei mai aspettato. Capisco che i tedeschi vogliano far dimenticare la loro adesione cieca al nazismo, ma continuare ad essere così proni è preoccupante.Si può anche adurre alibi politici, complotti abbastanza prevedibili e negligenze, ma qui, oltre al meccanismo del capro espiatorio, si è evidenziato il "diktat", già esplicitato dal trattato di Westfalia. La Chiesa si deve conformare sempre al volere del principe, supportato da un'opinione pubblica addestrata. Che Kohl abbia messo una protestante a guidare la Germania è stato più imprudente di Castrillon. Saluti, Eufemia

Anonimo ha detto...

Lehmann chi?

Ah, quello che invitava già dal gennaio 2000 Giovanni Paolo II a dimettersi....


http://archiviostorico.corriere.it/2000/gennaio/10/Papa_molto_stanco_Possibili_dimissioni_co_0_0001104154.shtml

Questo Lehmann se non chiede le dimissioni di qualcuno che conta non trova nessuno che lo prenda in considerazione!

Luigi

Anonimo ha detto...

Lehmann e Schoenborn dovranno pagarla cara.
Della loro "piena comunione" che se ne fa il Papa?!?
"Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre starà dalla nostra parte".
Preghiamo!

brustef1 ha detto...

Nemo propheta in patria. Come un Galileo duemila anni fa (le similitudini continuano)

brustef1 ha detto...

Più prosaicamente: a parte la Merkel-coda-di paglia, gli illustri porporati amministrano diocesi ricchissime, forse temono una stretta creditizia dalle banche o qualche ritorsione finanziaria. Tout se tient