venerdì 20 febbraio 2009
Joseph Bottum: «Nancy Pelosi crede che il cattolicesimo sia pick and choose. Una religione dove si sceglie ciò che fa più comodo» (Simoni)
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Rapporti Vaticano-Usa
Parla il direttore della rivista «First Things»: nella piattaforma dei democratici americani retaggi del femminismo anni 70. E oggi evidenti contraddizioni
«Politica vecchia, i giovani pro-life»
DI ALBERTO SIMONI
«N ancy Pelosi crede che il cattolicesimo sia pick and choose. Una religione dove si sceglie ciò che fa più comodo».
Joseph Bottum è il direttore di First Things, elegante e raffinata rivista del mondo cattolico statunitense. Lo raggiungiamo al telefono negli Stati Uniti mentre sta leggendo il comunicato della Santa Sede sul colloquio fra Benedetto XVI e la speaker della Camera Usa. Bottum ha le idee ben chiare su Nancy Pelosi e sul richiamo che le ha indirizzato il Santo Padre.
Allora direttore, un comunicato scarno, ma dai toni fermi. I legislatori cattolici non possono sostenere politiche contro la vita...
Già. E pronunciato davanti alla Pelosi. È questo il segnale più importante. La notizia.
Perché?
Nancy Pelosi è la terza carica del Paese, la leader della Camera, è cattolica ed è una sostenitrice delle posizioni dei pro-choice. Eppure il Papa è andato dritto al bersaglio dicendo chiaramente che i parlamentari sui temi eticamente sensibili devono decidere da cosa vogliono essere plasmati nelle loro scelte: dagli insegnamenti della Chiesa oppure dalla piattaforma partitica. È un richiamo importante. Soprattutto per quei legislatori formatisi negli anni ’70, come Nancy Pelosi. Disse in campagna elettorale che il cattolicesimo consente l’aborto. Poi si corresse limitandosi a sostenere di essere “personalmente contraria all’aborto, ma che non vorreb- be una legge che lo punisse”.
Quella generazione però è oggi al potere e può indirizzare il Paese...
Vero. La Pelosi fa parte di quella schiera di politici cresciuta con il femminismo. Negli anni ’70 e poi nel decennio successivo il simbolo della battaglia del femminismo è diventato l’aborto, lo scontro fra pro-life e pro-choice è diventata una questione d’identità ideologica. E il Partito democratico era il paladino dei pro-choice. Peccato che era anche il partito dei cattolici, e dei figli degli immigrati irlandesi e italiani, come la Pelosi.
Oggi i democratici americani vivono ancora all’interno di questo schema fortemente ideologizzato?
Sì, anche se ci sono contraddizioni evidenti. Le statistiche dicono che le giovani generazioni sono molto meno favorevoli all’aborto rispetto ai loro genitori. Nonostante questo però il Partito democratico ha nominato per la Casa Bianca il candidato più filoaborto di sempre. E ora Obama è presidente. Alcuni vescovi americani sono tuttavia ottimisti. Ritengono che il futuro sia dalla loro parte e che il movimento di quanti si oppongono all’aborto sia trasversale ai partiti. Soprattutto fra i cattolici. La generazione dei trentenni è cresciuta e si è formata con gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI; le loro scelte sono fortemente dettate dalla cultura della vita.
Pensa che lo sbandierato « change » di Obama avrà riflessi importanti anche sui cosiddetti temi morali?
I democratici controllano i due rami del Congresso e la Casa Bianca. Hanno un potere molto ampio. Probabile che le restrizioni all’interruzione di gravidanza verranno cancellate. Gli Stati Uniti in fondo hanno le regole più liberal fra tutti i Paesi occidentali. La ragione è che l’America ha introdotto l’aborto nel suo ordinamento tramite una sentenza della Corte suprema ( la Roe vs Wade del 1973, ndr) e non tramite un iter legislativo.
Cosa significa concretamente?
Un procedimento legislativo avrebbe portato al raggiungimento di compromessi.
Invece la sentenza del tribunale attesta l’aborto come un diritto fondamentale. E su questo non si possono fare compromessi. Ecco perché negli Usa ogni aborto è sulla carta legale.
Bush ha posto restrizioni. Non valgono?
Sì, tutte le restrizioni però sono state poste tramite decreti presidenziali direttamente dalla Casa Bianca, o tramite leggi approvate dal Congresso, che però non toccano il “diritto” fondamentale.
Prevede saranno cancellati tutti i divieti quindi?
Non è detto. Il Freedom of Choice Act ( Foca) non ha alcuna chance di passare. Da tre decenni, ogni anno il Congresso Usa è chiamato a decidere se pagare l’aborto con soldi pubblici. Immancabilmente, il piano viene bocciato. Sarà questo il vero test per i democratici. Non è un caso che in questo primo mese di Amministrazione Obama il provvedimento del presidente che gode della minor popolarità è quello che sblocca i fondi per le Ong che praticano o sostengono l’aborto all’estero, la cosiddetta “Mexico City Policy”.
Staminali embrionali. Obama vuole riattivare i fondi federali per la ricerca. Andrà avanti, nonostante la tendenza pro-life dell’America?
Sì. Il decreto è già pronto. Ma da quando si sono scoperte, negli Usa e nei laboratori giapponesi, procedure alternative e si sono visti i costi esorbitanti delle ricerche sulle staminali embrionali, i media hanno fatto sparire la notizia dalle prime pagine.
© Copyright Avvenire, 20 febbraio 2009
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1 commento:
E' vero!!! Al supermercato non vendono le religioni, nè le verità, nè pacchetti pro "x" o pro "y"!!!!! Caspita, non ci avevo mai pensato!
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