sabato 21 marzo 2009

Il toccante incontro nel Centro Cardinale Léger: Dove il dolore degli innocenti si mostra in tutto il suo dramma (Osservatore Romano)


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Il toccante incontro nel Centro Cardinale Léger

Dove il dolore degli innocenti si mostra in tutto il suo dramma

dal nostro inviato Mario Ponzi

Lungo il cammino del Papa non manca mai l'incontro con le persone sofferenti.
Qui in Africa ha avuto come cornice una sorta di monumento in ricordo di un grande testimone della carità cristiana, il cardinale canadese Paul Emile Léger. Fedele servitore della Chiesa in varie parti del mondo, che tra l'altro in Giappone aprì un grande seminario. Si dimise nell'aprile del 1968 dall'incarico di arcivescovo di Montreal e si trasferì proprio qui, in Camerun, per dedicarsi ai lebbrosi e ai bambini con gravi handicap. Costruì nel 1971 un centro di assistenza a Etoug-Ebé, un quartiere estremamente povero di Yaoundé e nel 1978 lo consegnò nelle mani delle autorità. Oggi il Centro, che porta il suo nome (il cardinale è morto per una crisi respiratoria nel 1991), è divenuto un punto di riferimento per la riabilitazione, anche grazie a tecniche innovative adottate da un gruppo di medici e di fisioterapisti di alta specializzazione.
Il Papa è giunto nel primo pomeriggio di giovedì 19, accolto dal ministro degli Affari sociali, dal direttore del Centro, dal vescovo incaricato della pastorale della salute monsignor Joseph Djida. Dopo un breve momento di preghiera nella bella cappella, dove erano una sessantina di bambini ospiti del Centro, l'incontro con il volto doloroso dell'Africa è avvenuto all'esterno, su un campetto per la pallacanestro. Vi erano radunate circa duecento persone portate lì dai diversi ospedali del Paese. Uomini e donne che sulle loro carni portano i segni delle malattie più tremende, quelle che fanno più paura in Africa. Si scambiano i discorsi, si presentano i doni. Il Papa offre un mosaico della Madonna della Misericordia. I malati offrono le loro sofferenze. Ci si sforza insomma di far passare questo momento come uno dei tanti protocollari. Ma non è così.

E lo si intuisce quando Benedetto XVI passa tra loro, li tocca, li benedice. Visibilmente commosso alla vista di uomini dilaniati dal morbo di Hansen, la lebbra, di uomini umiliati nel corpo dalle deformazioni più terribili, Benedetto XVI si aggira tra carrozzine e lettighe, rivolge parole di conforto, accarezza gli ammalati, cerca di trasmettere loro l'amore sentito per la gente che soffre. Su quanto è accaduto giovedì pomeriggio in questo "lazzaretto" si potrebbe costruire l'immagine più realistica di un viaggio nel cuore dell'Africa.

La commozione è più forte quando Benedetto XVI si trova dinanzi ai bambini storpiati nei volti e nei corpi dalla malattia. E proprio lì che si mostra una delle piaghe più grandi dell'Africa, la sofferenza degli innocenti. Si mostra in tutta la sua drammaticità e ti resta dentro.

Sarà forse per questo che l'appello del Papa è sembrato ancora più accorato.
E quando tra due ali di folla - che canta e balla quasi a voler esorcizzare la sofferenza - Benedetto XVI si avvia verso l'auto, ha gli occhi velati di tristezza. Il sorriso della bimba in carrozzella che gli dona un fascio di fiori, riesce solo per un attimo a mascherarla. Poi torna il velo di tristezza. Resterà impresso nella mente e nel cuore in tutte le fasi a seguire del viaggio.

(©L'Osservatore Romano - 20-21 marzo 2009)

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