sabato 20 dicembre 2008

Giuliano Ferrara: risposta agli intolleranti di Repubblica. Quei preziosi divieti che non vanno giù all’arcigna chiesuola laica (per Politi e Lerner)


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Su segnalazione della nostra Gemma leggiamo questo fantastico editoriale di Giuliano Ferrara in risposta agli attacchi violenti subiti da Benedetto XVI in questi ultimi giorni.
Trovare gli editoriali di Politi e Lerner nell'archivio di Repubblica o in giro per la rete.
Al momento ho un dolore alla mano che mi impedisce di segnalare i link
:-)
R.

19 dicembre 2008
Risposta agli intolleranti di Repubblica

Quei preziosi divieti che non vanno giù all’arcigna chiesuola laica

Repubblica è particolarmente impegnata, di questi tempi, in un legittimo ma arcigno attacco intellettuale alla chiesa di Ratzinger.

Il suo vaticanista Marco Politi rimprovera il Papa di saper solo erigere divieti etici, lui che altrimenti avrebbe il passo dolce della tenerezza pastorale, beniamina di un cattolicesimo conciliarista al quale Politi appartiene. E si guadagna una risposta elegante e misurata, forse troppo difensiva, dell’Osservatore romano.
Gad Lerner asseconda questo attacco in nome della lotta al neodogmatismo, e registra con soddisfazione proteste contro il Papa nelle assemblee parrocchiali alle quali partecipa: come dire “guarda, caro capo della chiesa di Roma, che se non ti comporti come vogliamo noi martiniani della chiesa di Gerusalemme (con sede a Milano), per te saranno guai”.
I superlaici da sempre vogliono guidare la chiesa, in accordo con i preti che gli tengono bordone. Ma non siamo in Cina, dove da mezzo secolo è il potere a nominare i vescovi della chiesa patriottica: qui la chiesa è ancora libera di autodeterminarsi. Lerner aggiunge un tentativo sinistro di seminagione zizzaniosa, che ha molte diramazioni interne ed esterne alla chiesa, fin dai giorni della rappresentazione del dramma di Rolf Hochhuth contro Pio XII: l’obiettivo è di riappiccicare alla chiesa di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, chiesa pellegrinante di sinagoga in sinagoga sulla scia gloriosa del documento conciliare Nostra aetate, l’etichetta dell’antigiudaismo cristiano, che fu una tremenda realtà storica ma non è una realtà ecclesiologica o teologica o liturgica della chiesa di oggi, con il suo tentativo generoso di purificazione della memoria.
Questi ultimi segni di una campagna che dura da anni in varie forme hanno il sapore di una speciale intolleranza. Intolleranza è quando tu, invece di comprendere le ragioni dell’altro e cercare di convivere con esse, neghi perfino il suo diritto a esporle e a farle valere. Ecco, questo è il caso per i fanatici dogmatici della lotta contro il fanatismo neodogmatico. La chiesa infatti agisce legittimamente in base a una verità che considera rivelata, vetero e neotestamentaria, e a una prassi apostolica che dura da duemila anni: di questo bagaglio fanno effettivamente parte alcuni comandamenti, molti positivi (ama il prossimo tuo, onora il padre e la madre) e molti anche negativi (non uccidere, non fornicare, non desiderare la donna d’altri e via negando). Cristo perfezionò la legge, s. Paolo compì con furia rabbinica l’opera di devastazione teologica della sua pretesa di essere l’alfa e l’omega della vita secondo lo spirito. Ma un codice etico ha sempre fatto parte, nel bene e nel male, della vita cristiana. E’ appena comprensibile, in un tempo in cui i divieti sono socialmente squalificati e l’educazione fa ridere invece di incantare i fanciulli e le fanciulle, che l’attività apostolica contrasti gli effetti non già del libertinismo individualistico, che aveva qualcosa perfino di santo, ma quelli del conformismo permissivo di massa, che ha sfigurato le scuole, le famiglie, e tanta parte della società moderna nell’ultimo mezzo secolo. Senza dire che è in gioco non solo il banale fare-come-ciascuno-crede, ma la natura profonda dell’essere umano e la considerazione kantiana della persona come fine anziché come mezzo: roba molto forte, caro Gad. L’idea di base, primitiva, elementare, semplificatoria, è sempre la stessa per i laicisti indemoniati.. Nessuno – dicono – è obbligato a divorziare, ad abortire, a subire o a comminare l’eutanasia, e nessuno è costretto a fabbricare bambini in provetta, a fare diagnosi prenatali eugenetiche, a selezionare la razza a piacimento e con il sigillo della ricerca moderna del benessere, e nessuno che non lo desideri ha da manipolare embrioni e staminali embrionali, costruire ibridi, produrre baby-farmaco, commerciare in ovuli, affittare uteri. La società desiderante desidera, e quella ascetica si purifichi pure nel frattempo.
Ma tutto questo è quasi comico: lo riconoscerete anche voi, cari liberal-proceduralisti. Una società in cui quel che ho citato prima, dall’aborto in giù, è considerato moralmente indifferente non è uguale a una società in cui tutte quelle belle cose sono messe in discussione, combattute e, in qualche caso, proibite. Sì, avete sentito bene: proibite. Proibite con tutta la tenerezza pastorale del caso, e con tutta quella magnifica composizione di amore e verità che è l’essenza razionale, modernissima, del magistero teologico di Joseph Ratzinger e della sua idea di dignità della persona.
Perché, invece di continuare a ripetere banalità neutraliste sul pluralismo dei comportamenti, e magari dei comandamenti (“non uccidere, con qualche eccezione”), non provate a fare come Marcello Pera? Un lavoro onesto di scavo nelle fonti del liberalismo classico non vi farebbe male. Scoprireste che John Locke ed Immanuel Kant sono parenti dell’antropologia cristiana moderna e non del vostro andante laissez-faire morale. Come ha detto il vescovo anglocattolico di Rochester, Michael Nazir Ali, il mondo nell’ultimo mezzo secolo è radicalmente cambiato, più di quanto non fosse cambiato nei cent’anni precedenti. Per certi aspetti, andiamo forte. Per altri aspetti, andiamo troppo forte, in direzione troppo vaga, e con una eccessiva libertà da preziosi divieti.

© Copyright Il Foglio, 18 dicembre 2008

Unico appunto: il solo oggetto degli strali e' Papa Benedetto XVI. Giovanni Paolo II viene difeso e "cullato" nella misura in cui puo' fare comodo per attaccare e denigrare il Pontefice regnante.
Giochetto meschino ma sempre di moda.
Unica frase per Lerner, che si compiace per le contestazioni parrocchiali al Papa: non sapevo che lui, che appartiene ad un'altra religione, frequentasse le nostre chiese.
Comunque se da' retta ai cosiddetti preti di strada o a quelli che sono sempre in tv, beh...me lo consenta: sono felice che non siano entusiasti del Papa! Siamo proprio su altri livelli!
Sarebbero sorpresi di sapere quanti contestano il loro comportamento :-)

R.

7 commenti:

Luisa ha detto...

"...divieti socialmente squalificati.... conformismo permissivo di massa.."

I soli divieti che saranno ben presto qualificati, saranno quelli che saranno rivolti e imposti a chi non condividerà il pensiero che una minoranza potente e ben organizzata sarà riuscita ad imporre, libertà sì ma se la pensi come me, se no zitto.
"Il est interdit d`interdire"..." è proibito di proibire" di sessantottina memoria, che tanti danni ha provocato nelle nostre società, diventerà...è proibito di proibire ad eccezione....per esempio per i cattolici che non potranno più esprimersi su certi temi perchè saranno accusati di discriminazione....

Il conformismo permissivo cederà così il posto ad una "sana e lecita intolleranza".
I grandi fautori della libertà e della non discriminazione, del tutto è permesso, tutto è lecito, creeranno nuove discriminazioni, nuovi divieti.
Questo non è un scenario per un ipotetico futuro, ma è già una realtà in Spagna.

Anonimo ha detto...

Evidentemente Lerner è un frequentatore delle comunità di base, Raffaella. Non è un caso che ieri il quotidiano che inizia con R finisce con a pubblicasse in contemporanea la filippica di Lerner, l'articolo di Politi su Amato e un'intervista dello stesso a preti dissidenti (di base appunto) che esprimevano, appunto, il loro dissenso.
Alessia

Raffaella ha detto...

Ciao Luisa ed Alessia :-)

Intanto un vaticanista, a proposito della nota della Santa Sede sulla Dichiarazione circa la depenalizzazione dell'omosessualita', scrive:

"Intanto la Santa Sede è già stata costretta a una precisazione importante..."

No, cari miei, la posizione della Santa Sede non e' cambiata di un millimetro!
E' solo stata precisata per vie "ufficiali".
R.

Lapis ha detto...

ringrazio Giuliano Ferrara per gli spunti di riflessione che ci dà con i suoi editoriali; lo ringrazio anche per la verve e la passione che dimostra nello scrivere, e che invece mi sembrano un po' assenti nelle voci cattoliche degli intellettuali e della stampa. E' uno strano contrasto a cui assisto anche, si parva licet, nella mia vita quotidiana, e mi stupisco ogni giorno di più che dobbiamo farci soccorrere da qualche agnostico di buona volontà per difenderci da noi stessi.

Anonimo ha detto...

Tutto vero, Lapis, larga parte (forse però ora non maggioritaria)della Chiesa, in questi ultimi trenta-quaranta anni, si è decisamente appiattita su certe posizioni, anche per conformismo. Nessuna meraviglia quindi sull'attuale incapacità di intercettare il messaggio (pur forte e chiaro) di Joseph Ratzinger sui pericoli di una società "moralmente indifferente" . Messaggio che invece è stato ben compreso da settori intellettualmente avanzati, da intellettuali LAICI, non (o non più, dopo un percorso di onesto riesame della propria visione del mondo) impregnati di laicismo e da scorie di "vetero marxismo". Insomma, questi intellettuali si sono accorti che il Papa, nello sconfortante panorama piatto della generalità dell'"intellighentia", era tra i pochissimi , o forse l'unico, a dire finalmente qualcosa d'interessante e effettivamente riscontrabile nella realtà che viviamo.

Anonimo ha detto...

Carissimi,
ringrazio il laico Ferrara che con la forza dei suoi argomenti rintuzza punto per punto la lobby laicista che si annida dietro repubblica. Noto inoltre con amarezza che i cosiddetti laici (Ferrara, Pera, Galli della Loggia e altri) passano avanti a molti cosiddetti cattolici che invero hanno in odio questo papa. Basti dire che nella mia parrocchia sta un sacerdote che non si vergogna di dire dal pulpito che questo papa è una iattura per la chiesa, che la englaro dovebbe essere "fatta morire" (con tanto di lettera sull'Unità, ovviamente pubblicata in prima pagina, chè un prete che sputa sulla dottrina della Chiesa è un piatto troppo ghiotto!): il tutto ovviamente nell'indifferenza e del parroco e del vescovo (ovviamente di scuola martiniana) nonostante le mie ripetute rimostranze verbali e scritte sul fatto che personaggi del genere sono di grave scandalo alla fede dei semplici: mala tempora currunt!

Anonimo ha detto...

Caro Anonimo, pensavo naturalmente che la situazione fosse critica, ma fino a questo punto! Ma che fanno tutti gli altri fedeli della tua parrocchia? Se ne stanno tranquilli? E, soprattutto, IL VESCOVO???!!!