giovedì 4 dicembre 2008

Zapatero non spaventa i Cattolici (Garelli)


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Zapatero non spaventa i cattolici

FRANCO GARELLI

La sentenza del giudice di Valladolid che rimuove il crocifisso dalla scuola pubblica è l’ultimo round dell’aspra contesa che da tempo oppone la Spagna laica a quella cattolica. I fautori di una laicità spinta parlano di storico trionfo dell’igiene democratica, d’un paese non più genuflesso di fronte alla Chiesa, d’uno Stato finalmente neutro verso tutte le religioni. Per contro, la chiesa cattolica vi vede il segno di una società malata e «cristofobica», che vuol cancellare la memoria del Paese. Anche l’Osservatore Romano è sceso in campo a difesa delle posizioni dei vescovi spagnoli, con un duro editoriale in cui afferma che il veto del crocifisso nelle scuole in Occidente è il sintomo di amnesia e di necrosi culturale.
La sentenza della regione Castilla-León è certamente storica e rappresenta un importante precedente giuridico su scala nazionale. Soprattutto conferma la linea politica seguita dal premier socialista Zapatero in nome della laicità dello Stato e del pluralismo religioso. Perché privilegiare una religione (anche se ha profonde radici storiche e culturali) in un’epoca multiculturale e multireligiosa? Perché dare oggi maggior riconoscimento a una chiesa che non sembra ancora aver fatto i conti con un passato controverso, con quel periodo franchista in cui è stata in parte compromessa? Ma al di là della questione della memoria, il punto di maggior discordia tra la politica socialista e la visione della chiesa cattolica è la questione dei diritti civili. Zapatero si è fatto portatore d’un progetto di modernizzazione del Paese perlopiù basato sulla conquista dei diritti civili, affermati anche in modo radicale; riuscendo nella sua battaglia politica ad avere l’appoggio di larghi settori della borghesia e dei ceti produttivi e a interpretare la domanda d’emancipazione e novità di larghe quote di popolazione. Ecco il vero terreno di scontro con la Chiesa, che teme l’affermarsi d’una cultura che nega le radici del passato, favorisce la secolarizzazione delle coscienze, non riconosce l’apporto della religione nella società.
Di qui un rapporto bloccato e continuamente conflittuale tra due grandi forze della nazione: il partito socialista e la Chiesa cattolica. Entrambe sembrano negare le altrui ragioni e consistenze e riferirsi a un Paese diverso. Zapatero governa una Spagna (in larga parte ancora cattolica) come se la tradizione religiosa non ci fosse; la Chiesa cattolica rivendica l’importanza del campo religioso più con gli occhi rivolti al passato che al presente, più con le ragioni della tradizione che con quelle del rinnovamento. La radicalizzazione delle posizioni è un tratto tipico dell’attuale rapporto Chiesa-politica, tra Chiesa-Stato nella Spagna contemporanea, e ne fa un caso particolare tra le nazioni più avanzate.
Paradossalmente, larga parte del Paese sembra essere più duttile e flessibile di quanto i due grandi contendenti siano disposti ad ammettere: emerge dall’analisi della situazione religiosa della Spagna d’oggi, che non sembra riflettere quel distacco o sradicamento «cattolico» che la politica di Zapatero e dei socialisti farebbe supporre. L’immagine della cattolicissima Spagna non esiste più, ma non può nemmeno essere sostituita con l’idea d’una nazione che rinnega l’appartenenza alla fede della tradizione. Il vento della secolarizzazione ha certamente sfrondato l’albero cattolico, soprattutto alimentando le posizioni dei «senza religione» o degli «indifferenti», che rappresentano circa un quarto della popolazione di nazionalità spagnola. Ma all’avanzare di questa cultura estranea ai riferimenti religiosi (e di altre fedi), s’affianca un sentire di popolo ancora permeato dalla fede dei «padri». Ancor oggi il 73% degli spagnoli si dichiara cattolico, il 30% frequenta i riti religiosi almeno una volta al mese, il 67% circa andrebbe in chiesa in caso di matrimonio, oltre il 50% dei giovani dei licei (e l’80% dei ragazzi del ciclo primario) frequenta l’ora di religione facoltativa. Tuttavia, parte di questa Spagna «cattolica» non è insensibile o si riconosce nella politica di modernizzazione del governo socialista, non vivendo l’appartenenza religiosa in termini difensivi nei confronti del nuovo che avanza. Come sovente accade, ampie quote di popolazione tendono a comporre istanze diverse nella propria vita, in ciò distanziandosi dalle posizioni radicalizzate che possono animare il dibattito pubblico.

© Copyright La Stampa, 4 dicembre 2008 consultabile online anche qui.


Eh si'...relativismo allo stato puro!
R.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"Eh si'...relativismo allo stato puro!"

L'assolutismo allo stato puro lo abbaimo già provato con tanto di fasci e svastiche ... a me basta, a te?

mariateresa ha detto...

lo abbiamo visto anche con i Gulag bene bene 70 anni. E non li rimpiangiamo quei 70 anni.Lì sì che lo Stato era laico. Anche se potevi dire il rosario solo in Siberia.