domenica 15 febbraio 2009
Incontro fra laici e cattolici: una stagione al tramonto? (Galli della Loggia)
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L’INCONTRO TRA LAICI E CATTOLICI
UNA STAGIONE AL TRAMONTO
di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA
Tutto sembra indicare che una stagione italiana sta finendo: la stagione che è andata sotto il nome di incontro o dialogo tra laici e cattolici. Si capisce a quale stagione, a quale incontro mi riferisco: a quella che si aprì intorno agli inizi degli anni Novanta, nel momento della crisi della Prima Repubblica e con essa della Democrazia cristiana, del centro sinistra, ma anche del Partito comunista colpito a morte dalla fine dell'Urss, e che ricevette una spinta decisiva dall'attentato newyorkese dell'11 settembre. Quegli eventi, nonché la sensazione più generale che si stesse chiudendo un'intera epoca storica, aprirono o catalizzarono una serie di interrogativi e di problemi riguardanti l'Italia e il mondo: immaginare una nuova collocazione e una nuova «missione» politica sia per i cattolici che per le forze laiche non attratte nell'orbita del vecchio Partito comunista; elaborare l'avvicinarsi di una temperie culturale nuova aperta dai progressi impressionanti della tecnoscienza in settori quali l'ingegneria genetica; affrontare le inedite tensioni geopolitiche, vieppiù dominate da componenti fondamentalistiche, che sembravano imporre un ripensamento/rilancio della categoria di Occidente. Dunque un dialogo tra laici e cattolici che però aveva poco a che fare con quello tradizionale della storia politica italiana, a suo tempo avviato dal Pci togliattiano, e proseguito per decenni, con la sinistra cattolica poi ribattezzata con il nome di «cattolicesimo democratico». Diversi i contenuti, ancora più diversi i protagonisti. I risultati non sono mancati: soprattutto, direi, la nascita di quotidiani, riviste, libri, iniziative culturali varie, dove, per la prima volta in modo così continuo e sistematico nella storia italiana, la tradizione liberale e il cristianesimo cattolico hanno intrecciato analisi, rilevato coincidenze e scambiato punti di vista; dove si sono stabiliti importanti rapporti e consuetudini anche personali.
Da tempo però tutto sembra avviato verso una ripetitività sempre più stanca, i contenuti non si rinnovano, non si aggiungono energie nuove mentre all'opposto si sommano nuove ostilità. E mentre continua ad apparire sempre assai lontano, quasi irraggiungibile, il traguardo della nascita nel nostro Paese di una cultura civica capace di coniugare quotidianamente, senza contrasti ultimativi, una dimensione pubblica della religione e un ethos democratico condiviso.
Qui mi limiterò a indicare alcuni motivi che a mio giudizio hanno reso sempre più difficile e sempre meno produttivo il dialogo di cui sto dicendo.
Innanzi tutto tale dialogo, che aveva una natura sostanzialmente culturale (anche se con possibili, evidenti, conseguenze politiche), si è trovato fortemente squilibrato per la scarsissima presenza in campo cattolico di un'opinione pubblica colta non orientata a sinistra.
Sul versante cattolico i pochi interlocutori disponibili sono stati perlopiù figure di giovani intellettuali, quasi sempre cresciuti nei movimenti, e alcuni di quegli stessi movimenti (penso specialmente a Comunione e Liberazione). Dominati tuttavia, gli uni e gli altri, da un fortissimo spirito di parte, orientati a un forte radicalismo, pronti assai spesso a perdere repentinamente interesse, e magari a guardare con sospetto, proprio coloro dell'altro campo con i quali fino al giorno prima si erano trovati a discutere insieme.
E' accaduto così che il dialogo ha finito per vedere protagonisti, da parte cattolica, soprattutto gli esponenti della gerarchia, la Chiesa.
Molti prelati vi hanno visto un'occasione, nel caso migliore per uscire dal proprio ruolo intellettualmente non troppo appagante, nel caso peggiore per mettersi in mostra, per acquistare un'immagine pubblica di maggior rilievo.
Ne sono derivate due conseguenze negative intrecciate insieme. Che l'incontro tra laici e cattolici, non avendo visto alcun impegno di parti significative del laicato cattolico, non ha potuto ricevere l'apporto di energie culturali vaste e profonde che non fossero quelle di qualche vescovo o cardinale (pochi per la verità, ben pochi!). Con il che, però, esso è divenuto di fatto un incontro con la Chiesa, caricandosi in tal modo di un significato immediatamente e inevitabilmente politico, o comunque potendo facilmente essere così etichettato. E dunque facilmente suscitando, da parte dei laici intransigenti e della sinistra, un fuoco d'interdizione rivelatosi alla fine efficace.
Il ruolo assunto dalla Chiesa ha evidenziato un ulteriore fattore negativo. Ha infatti reso ancora più chiara l'autoreferenzialità con la quale il mondo cattolico è abituato da un paio di secoli a improntare il suo rapporto con chi non ne fa parte storicamente, e che nel caso dell'organizzazione ecclesiastica raggiunge l'apice. Autoreferenzialità significa difficoltà di stabilire rapporti realmente paritari con chi è fuori da quel mondo, difficoltà di farsi persuaso che perché ci sia una reale interlocuzione con chiunque è necessario dare nella stessa misura in cui si riceve, non lesinare riconoscimento e visibilità, capire che se si vogliono conseguire obiettivi di rilievo non si può prendere come bussola solo se stessi, solo il proprio immediato tornaconto. E' così accaduto tante volte, per esempio, che pur mostrandosi molto interessata al dialogo con i laici di orientamento liberale la Chiesa e i suoi esponenti fossero pronti, però, con lo stesso interesse (anzi assai spesso di più), a incontrarsi con i più aspri avversari di quelli, con quei laici intransigenti che magari vituperavano gli altri proprio a causa — colmo dei paradossi — del dialogo da essi intrattenuto con il mondo cattolico: fossero pronti a invitarli, a scrivere sui loro giornali, a chiederne la collaborazione.
Forse qualcuno potrebbe giudicare tutto ciò una manifestazione di quella malizia e spregiudicatezza talvolta considerate proprie della più sofisticata abilità politica. Sono convinto del contrario. A ben vedere, infatti, l'autoreferenzialità — di cui tanto spesso la Chiesa e il suo mondo ancora non riescono a liberarsi, e che è emersa con chiarezza nel dialogo con i laici interessati ad avviare un rapporto nuovo con il cattolicesimo — non è che la conseguenza della separatezza a cui la vicenda storica ha costretto la Chiesa stessa insieme al retroterra sociale che fa capo ad essa. Una separatezza che costituisce un grave ostacolo proprio rispetto alla possibilità di fare politica davvero, cioè di avere una visione strategica, di fare scelte nette e conseguenti, di scegliere chi sono i propri amici culturali e chi no, magari perfino di farsi arricchire da essi (non oso dire cambiare). E' su questi scogli che il dialogo tra laici e cattolici si è incagliato e forse sta naufragando. Di sicuro non sarà qualche progetto di legge disposto a recepire per intero il punto di vista della Santa Sede che cambierà le cose.
© Copyright Corriere della sera, 15 febbraio 2009 consultabile online anche qui.
Galli della Loggia ha colto in pieno il problema: mancano gli intellettuali cattolici, manca la cultura, manca la preparazione!
Qui occorre rivedere la formazione del clero nei seminari, ripensare all'ora di religione, ora pressoche' inutile, investire e promuovere nella preparazione dei giovani!
Sui giornali il punto di vista della Chiesa e del Magistero viene presentato sempre e solo dai vescovi, dai cardinali e dai sacerdoti che spesso, pero', fanno a gara per prendere le distanze dalla dottrina ufficiale della Chiesa e dal Papa.
A parte lodevoli eccezioni, Messori, Tornielli, Rodari, Brunelli, Paci, non esiste un gruppo di intellettuali cattolici volenterosi e sufficientemente preparati per spiegare il punto di vista della Chiesa Cattolica.
Cosi' vediamo che sui giornaloni tengono banco vescovi e cardinali sedicenti progressisti (in realta' il massimo del conservatorismo) che non sono d'aiuto ai fedeli generando, al contrario, confusione e divisione fra i Cattolici.
Cio' non avviene solo in Italia ma in tutti i Paesi Occidentali.
Urge anche ripensare a come nelle parrocchie viene insegnato il Catechismo ai bambini della Prima Comunione e della Cresima.
Io posso portare la mia esperienza personale: per la preparazione alla Prima Comunione sono stata mandata, insieme ai miei compagni di classe, da una suora Orsolina, severissima ma preparatissima!
In pochi mesi abbiamo imparato tutte le preghiere, i dogmi e le parti della Santa Messa.
La lezione si teneva la domenica mattina prima della Santa Messa e la suora assegnava i compiti per poi interrogarci la volta successiva...ad uno ad uno!
Gia' alla Cresima la situazione era cambiata: c'era una ragazza molto giovane, laica, che parlava di tutto fuorche' di Catechismo.
Alle elementari avevamo il parroco che veniva una volta alla settimana a fare lezione. Abbiamo appreso moltissimo ed ancora oggi ricordo le sue spiegazioni della parabole evangeliche. Una gran bella esperienza.
Alle medie ed alle superiori il vuoto: l'ora di religione era una sorta di ricreazione!
Sono passati molti anni da quando frequentavo le superiori e so che oggi la situazione e' peggiorata.
Bisogna ripensare alla preparazione dei giovani e soprattutto del clero che, mi dispiace dirlo, salvo lodevoli eccezioni, lascia un po' a desiderare. Esempio? Le omelie molto approssimative.
R.
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20 commenti:
Sul fatto che le omelie siano approssimative, è una Sua opinione.
Molto opinabile e io infatti la opino.
Non è assolutamente un dato di fatto!
Infatti e' la mia esperienza personale.
R.
Devo dire che la tua opinione è anche la mia; e questo lo dico a ragion veduta visto che sono costretta a non andare nella mia parrocchia perchè le omelie che ho sentito fino ad ora salvo rarissime eccezione, sono degne forse dell'ora di catechismo delle scuole elementari; ma, il problema non è solo questo ovviamente. Come dici tu Raffaella, mancano intellettuali cattolici che sappiano commentare e spiegare in uno stile libero da qualsiasi influenza politico ideologica il magistero della Chiesa e del Papa. Il problema di fondo secondo me è che si è voluto a tutti i costi dare alla Chiesa una valenza politica che non ha e che non deve avere se, la definiamo per quello che veramente è cioè il Corpo Mistico di Cristo. Ma, come è riportato nell'articolo, vescovi e cardinali o semplici sacerdoti, pur di ritagliarsi lo spazio sui giornaloni od anche solo per un attimo di notorietà, hanno diimenticato miseramente il loro ruolo di ministri della chiesa e successori degli Apostoli. Abbiamo assistito in questi giorni al linciaggio pubblico tramite stampa e televisione, del nostro Pontefice senza che nessun movimento religioso si facesse sentire; ribadisco io che sono di Roma, sono rimasta malissimo come cattolica e fedele del comportamente della mia diocesi e del Vicario del Papa Vallini che non ha speso mezza parola per non dico difendere ma, spiegare chiarammente un gesto di misericordia che se fatto in passato, avrebbe avuto un impatto diverso. Troppi pregiudizi troppo odio perchè di questo si tratta, contro questo Papa non solo da parte dei vescovi e dei cardinali salvo rarissime eccezioni ma, anche da parte di coloro che nelle parrocchie e parlo sempre per esperienza personale, non spendono una parola per spiegare o per far conoscere le Encicliche e gli atti di magistero di Sua Santità. Incapacità? disinteresse, voglia di boicottaggio? Fate voi! Di una cosa sono sicura che questa non è la chiesa che posso considerare madre e maestra di vita. Ringraziando Dio c'è Benedetto XVI.-
io penso che non ci sia bisogno di un dialogo tra laici e cattolici.
lo stato laico deve occuparsi di tutti quindi anche dei cattolici, la chiesa deve fare semplicemente il suo lavoro sulle singole persone senza chiederecorsie preferenziali o ore di religione.
L'ora di religione, che spina nel fianco! Certo che nel 90% e più di casi, alle medie e alle superiori, la situazione è quella descritta impietosamente da Raffaella. Ma non sarà che nonostante tutti gli sforzi accademici per preparare i laici cristiani, non si fa abbastanza per prepararli ad insegnare e a tener testa, anche con sana apologetica, alle opinioni contrarie al Vangelo che permeano la cultura occidentale?
per fr. A.R Probabilmente sì.
io sono per le scelte religiose prese con coscenza da adulti. sono contrario alla imposizione di una qualsiasi religione a dei bambini.
Troppo comodo parlare di coscienza.
La scelta spetta ai genitori che, se vogliono, possono decidere di non far frequentare ai figli l'ora di religione.
R.
perche è troppo comodo parlare di coscienza?
Perche' spetta ai genitori decidere dell'educazione dei figli.
Lo Stato da' loro questa possibilita'.
R.
è chiaro che i genitori possono fare quello che vogliono, ma io rimango dell'idea che sia sbagliato.
L'educazione cattolica dei figli è un preciso dovere dei genitori, come ci insegna la Chiesa.
E' tutto vero quello che è stato detto; comunque penso che il problema grosso è la carenza di fede. Da tutti gli appunti che fanno al Papa, quando parla dei valori non negoziabili, mi rendo conto che la vita, la morte devono essere considerate in chiave politica e di interesse o di tornaconto e quindi un intervento del Papa scomoda perché tocca le fibre più profonde dell'essere. E chi lo critica si pone nella condizione della favola della volpe e dell'uva: "tanto l'uva è acerba".. anche se non arrivo...
La nostra grande salvezza e "fortuna" è che il Papa, malgrado tutto, continua con pazienza e tenacia a "prenderci per mano", perché sa che è molto difficile in questo momento, "vivere" la fede. Con il suo rimandarci continuamente a Cristo, continua a indicarci la via sicura. Basta seguire tutti i suoi insegnamenti. "Niente dice per caso"...
Anonimo scrive:
“io sono per le scelte religiose prese con coscenza da adulti. sono contrario alla imposizione di una qualsiasi religione a dei bambini.”
Caro anonimo, per prima cosa La prego cortesemente di darsi un nome – anche di fantasia – che in questo blog siamo abituati a parlarci in modo “diretto”…
Poi, riprendendo la Sua affermazione, vorrei solo farLe presente che le Sue sono solo belle parole perché, nella pratica, le cose funzionano in modo diverso!...
Sarebbe bello crescere i bambini senza imporre loro religione alcuna fino all’età della ragione, per poi lasciarli liberi di scegliere…
Ma su quali basi potranno mai questi ragazzi effettuare una propria libera valutazione, se da piccoli non verrà insegnato loro un bel “niente” per non condizionarli?!?
Allora Lei mi potrebbe dire: insegniamo loro tutte le religioni…
Giusto…, ma con che grado di imparzialità si potrebbe mai infondere il magistero di una religione rispetto ad un’altra, senza cadere a favore di una in particolare?!?
Ma lo sa che anche dei fatti storici come le foibe, possono assumere delle valenze diverse a seconda che li enunci un professore con tendenze di destra o di sinistra?!?
E poi, mi lasci ripetere un concetto…
In teoria tutto è bello e fattibile, ma nella pratica non è così!…
Perché mai si mettono i paletti di sostegno alle piantine fin quando non sono in grado di reggersi da sole?!?
Provi a non farlo e vedrà che nel migliore dei casi – se resisteranno alle intemperie - cresceranno male e storte…
Come vede, le prospettive non sono poi così rosee ed invitanti!!!...
Con simpatia.
Non siamo noi a scegliere "quale religione" fa al caso nostro, siamo scelti, è Cristo a scegliere noi e non viceversa. Eravamo perduti e siamo stati trovati. Nessuno è obbligato e chi aderisce non fa favori a nessun altro che a se stesso.
Sono immensamente grata al Signore che mi ha voluto nel Suo Corpo, che è la Chiesa; molti fanno gli schizzinosi e vogliono valutare,ponderare, scegliere e pensano all'immenso dono della Fede come a un'imposizione. Liberissimi di vagabondare...
Non parliamo delle omelie, che sembrano più lezioni di sociologia e di galateo che spiegazioni del Vangelo. Una verbosità da far crescere la barba ai neonati! La catechesi, poi, se tutto va bene alla fine del "ciclo scolastico" si "riconosce" Gesù Cristo tra gli altri dèi, e comincia l'esodo dalle chiese.
caro gianpaolo, le metafore sono belle ma sevono a poco. poi lo dice anche lei "Sarebbe bello crescere i bambini senza imporre loro religione alcuna fino all’età della ragione, per poi lasciarli liberi di scegliere…"
esatto, sarebbe bello. a me piace pensare ad un mondo migliore.
gianni
Sulla parte educativa, sarebbe interessante aprire una discussione approfondita perchè è in questo problema che vanno ricercate le ragioni di una società composta da individui sempre più fragili sul piano umano, psicologico, culturale e spirituale. Il non voler imporre ai figli regole precise e chiari valori di riferimento nell'infanzia - solo entrando in relazione dialettica con essi l'adolescente potrà poi formarsi una propria personalità - non sviluppa la capacità di giudizio critico e la libertà di scelta del figlio, ma solo la sua confusione, mollezza e superficialità. E' l'applicazione in famiglia del relativismo etico. Poi ci si lamenta se tanta droga e violenza dilagano tra i giovani.
Temo che tutti i problemi nascano dal fatto che l'etica del buonismo e del moderatismo è molto più morbida, comoda, facile e popolare della Carità vera, della Verità e della Croce.
Le cose sono collegate: fino a che si riterrà che buon padre e buona madre sono quelli che vanno sempre d'accordo con i figli, che si rendono loro simpatici, che non impongono nulla, non ammoniscono, non sgridano mai i propri figli per il loro bene, (come se una madre per non sembrare autoritaria lasciasse giocare un bimbo di tre anni in mezzo a una strada trafficata: bella libertà!) molti Cristiani verranno meno alla loro missione nel mondo.
Più che al Vangelo, infatti, molti Cattolici sembrano riferirisi al Metodo Montessori.
non c'è bisogno di dialogo tra laici e cattolici? Ma come? C'è bisogno di dialogo con tutti tranne che coi cattolici? Leggo che lo stato laico deve occuparsi anche dei cattolici.. Mi preoccupa quel deve, nel senso che vorrei capire se se è in senso caritatevole, vale a dire di considerazione anche dei cattolici o punitivo, nel senso di sistemare i cattolici una volta per tutte al loro posto, cioè in chiesa. Mi dispiace, ma l'essere cattolici prevede(esattamente come l'essere atei) anche un certo modo di pensare la vita, il modo di porsi nei confronti degli altri, tutta una serie di convincimenti personali che ciascuno deve avere il diritto di portare nel mondo in cui vive e cresceranno i propri figli, senza che necessariamente debbano diventare legge. Le leggi giustamente scaturiranno dalla pubblica discussione tra i rappresentanti democraticamente scelti da tutti, non da ciò che alcuni hanno deciso essere indice di civilità, magari su esempio dell'Olanda. Altrimenti non è più democrazia, ma dittatura etica da parte di chi odiando la verità assoluta in generale, e della chiesa in particolare, non si accorge di sostituirla con la sua, di verità assoluta.
L'ora di religione cattolica è facoltativa e già quando ero bambina io qualcuno non la frequentava senza per questo sentirsi discriminato. I bambini non se li pongono proprio certi problemi, che sono tutti e solo degli adulti. I bambini poi non sono decerebrati e crescendo possono anche allontanarsene, come dagli sport o dalla lingua straniera che i genitori hanno scelto per loro.
Proporrei allora non solo di non scegliere la religione per i figli ma nemmeno gli sport, la scuola cui iscriverli (ricordo certi insegnanti e la loro impostazione ancora con disgusto),..
Gianni, secondo Lei "un mondo migliore" è un mondo senza religioni?
Gianni, dai retta a me... Imagine è la canzone dell'ottimismoooo!!!!
se lei legge meglio i miei commenti vedrà che io non ho detto affatto che il mondo sarebbe meglio senza religioni. dico solo che secondo me la scelta vera andrebbe fatta da adulti. c'è una bella differenza.
gianni
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