sabato 21 marzo 2009
Angola: primo giorno per Benedetto XVI accolto nella capitale Luanda da una folla entusiasta (Muolo)
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UNA FOLLA OCEANICA HA ACCOLTO IL PAPA A LUANDA
Il Papa: "Il Cristiano di fede adulta non segue le onde della moda" (Sir)
Il Papa: Sconvolgente discriminazione e sfruttamento delle donne
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Ecco un esempio di ecumenismo (VERO!): il Patriarcato Ortodosso Russo sostiene il Papa su condom e Aids
Il Papa sferza i Paesi ricchi: mantengano le promesse fatte all'Africa. Che ne dicono Francia, Germania, Belgio, Spagna, Gran Bretagna...?
Il Papa: "Amici miei, armati di un cuore integro, magnanimo e compassionevole, voi potete trasformare questo Continente, liberando il vostro popolo dal flagello dell’avidità, della violenza e del disordine, guidandolo sul sentiero segnato dai principi indispensabili ad ogni moderna civile democrazia..." (Discorso alle Autorità dell'Angola)
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Perché i media ignorano l’Africa? Benedetto XVI, profeta disarmato, si sta facendo avvocato del Continente (Accattoli)
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Ohoooooooooo!!! La notizia che aspettavamo da quasi due anni: la Commissione Ecclesia Dei impone a una diocesi la celebrazione della Messa antica
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Il Papa: "Non arrendetevi alla legge del più forte! Perché Dio ha concesso agli esseri umani di volare, al di sopra delle loro tendenze naturali, con le ali della ragione e della fede" (Discorso all’Aeroporto di Luanda)
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DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE IN CAMERUN ED ANGOLA
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ANGOLA FERITA COME LA MIA GERMANIA
Angola: primo giorno per Benedetto XVI accolto nella capitale Luanda da una folla entusiasta. Negli incontri con i politici e con i vescovi le sfide che attendono il Paese e il Continente «Non arrendetevi alla legge del più forte». E ai Paesi ricchi: «Mantenete le promesse di aiuti»
Il Papa: pace e sviluppo per l’Africa
Da Luanda richiamo ai «principi indispensabili a ogni moderna democrazia»
DAL NOSTRO INVIATO A LUANDA (ANGOLA)
MIMMO MUOLO
L’Angola in particolare, e l’Africa più in generale, «non devono arrendersi alla legge del più forte».
Per il continente, infatti, è arrivato il tempo della democrazia con tutti i suoi principi. Così come per i «Paesi sviluppati » è giunto il momento di «realizzare le promesse», tanto più urgenti in tempi di crisi mondiale. Ad esempio destinare «lo 0,7 % del proprio pil agli aiuti ufficiali allo sviluppo».
Appena giunto a Luanda, Benedetto XVI entra subito nel vivo dei problemi che travagliano questa terra di grandi contrasti. Corruzione, mancato rispetto dei diritti umani, guerre, violenze, povertà.
Il Papa, una volta di più, dimostra con i fatti che conosce e ama l’Africa più di tanti presunti esperti e che dall’Africa è riamato senza riserve. Basti guardare il clima del suo arrivo all’aeroporto internazionale della capitale angolana.
Sono immagini fotocopia (e forse ancora più intense) di quelle di martedì scorso a Yaoundé. Centinaia di migliaia di persone hanno letteralmente circondato la papamobile, che avanzava a fatica lungo i viali fendendo una folla entusiasta, con il Pontefice che non si è sottratto all’abbraccio e ha ricambiato con ampi gesti di saluto, sorrisi e benedizioni nel tripudio generale.
Gesti che ha ripetuto anche in serata, affacciandosi al balcone della Nunziatura visibilmente contento, per rispondere alle migliaia di fedeli che lo invocavano scandendo la frase «Papa, amigo, Angola està con tigo».
Ecco, dunque, che i tre discorsi pronunciati ieri (sulla pista dell’aeroporto di fronte al presidente José Eduardo Dos Santos, nel palazzo presidenziale rivolgendosi al Corpo diplomatico e nella nunziatura al cospetto dei 25 vescovi della locale Conferenza episcopale) assumono il valore di un ulteriore contraccambio per tanto affetto. Con le sue parole, infatti, come egli stesso sottolinea, il Papa vuole «offrire un cordiale incoraggiamento a proseguire sulla via della pacificazione e della ricostruzione». E non solo all’Angola, ma a tutta l’Africa. Questa visita, spiega Benedetto XVI, «nel mio spirito ha per orizzonte il Continente africano, anche se i miei passi – aggiunge – ho dovuto circoscriverli a Yaoundé e Luanda ». E di che cosa ha bisogno dunque questa terra? Tre sono le prospettive indicate dal Pontefice. Pace, democrazia, aiuto allo sviluppo. La pace innanzitutto.
Ricordando la sua nazionalità tedesca e quanto la Germania abbia sofferto a causa di «ideologie devastanti e disumane », il Papa invita «al dialogo tra gli uomini come mezzo per superare ogni forma di conflitto e di tensione e per fare di ogni Nazione una casa di pace e di fraternità». «Non arrendetevi alla legge del più forte» è il suo accorato appello. Con le «ali della fede e della ragione non vi sarà difficile riconoscere nell’altro un fratello con gli stessi diritti umani». Sono parole pronunciate già all’aeroporto, sotto un sole cocente che nel recente passato è stato muto testimone di una terribile guerra civile con più di mezzo milione di morti. E dunque assumono ancora maggior valore in una nazione che ha trascorso in pratica 27 dei suoi 34 anni di indipendenza (prima era una colonia portoghese) a dilaniarsi. Anche qui, in un certo senso, si potrebbe parlare di un’«Africa in miniatura » (ma per ragioni opposte a quelle del Camerun), poiché purtroppo quello angolano non è stato il solo conflitto fratricida che ha insanguinato il continente dopo la fine del colonialismo. Perciò la scena di pace e di gioia che si presenta al Papa ai piedi dell’aereo, dove lo attendono autorità e vescovi locali, e poi per le strade della capitale, è davvero un simbolo di speranza.
Benedetto XVI sa, però, che l’assenza della guerra da sola non basta. E quando arriva nel palazzo presidenziale per la visita a Dos Santos, che è ininterrottamente al potere dal 1979, e per il discorso al Corpo diplomatico, mette anche l’accento sulla necessità di liberarsi « dal flagello dell’avidità, dalla violenza e dal disordine» .
Tra i principi di una moderna democrazia, spiega il Papa, ci sono «il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un’onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali funzionanti in modo adeguato, e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la corruzione». E anche queste sono parole sulle quali riflettere. Non solo qui a Luanda, ma in molti altri Stati africani, compreso il Camerun appena lasciato. Tra l’altro, a dimostrazione di quanto il cammino della democrazia sia ancora lungo, va registrato il rifiuto della polizia all’ingresso del pool di giornalisti del volo papale che doveva assistere alla cerimonia nel palazzo presidenziale.
A nulla sono valse le proteste.
Ma il discorso sulle prospettive dell’Africa non sarebbe completo senza il riferimento all’economia. Perciò, sempre parlando al Corpo diplomatico, mentre raccomanda agli africani di diventare «gli agenti primari del proprio sviluppo», Papa Ratzinger lancia un monito alla comunità internazionale.
«Coordinare gli sforzi - chiede il Pontefice per realizzare gli impegni per lo sviluppo indicati dal Doha round», cioè dare lo 0,7 per cento del pil delle nazioni ricche all’aiuto allo sviluppo. « Un’assistenza ancor più necessaria oggi con la tempesta finanziaria mondiale in atto», sottolinea il Papa, che conclude: « La Chiesa, la troverete sempre accanto ai poveri di questo continente » . Cosa che qui in Africa è più che evidente. Anche se in Europa molti fingono di non accorgersene.
© Copyright Avvenire, 21 marzo 2009
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