sabato 14 marzo 2009
La lettera del Papa ai vescovi: l'amarissimo commento di Ernesto Galli della Loggia (Corriere)
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BENEDETTO XVI REVOCA LA SCOMUNICA AI VESCOVI LEFEBVRIANI: LO SPECIALE DEL BLOG
LETTERA DI PAPA BENEDETTO XVI AI VESCOVI CATTOLICI SULLA REMISSIONE DELLA SCOMUNICA DEI QUATTRO VESCOVI CONSACRATI DA MONS. LEFEBVRE: LO SPECIALE DEL BLOG
Leggiamo e poi commentiamo:
BENEDETTO XVI E LA LETTERA AI VESCOVI
SFIDATO DALLA STORIA
di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA
Per il suo carattere eccezionale e per le parole che contiene la lettera di Benedetto XVI ai vescovi cattolici dice molto di più delle personali ambasce di un Papa il quale, a proposito del caso Williamson, si è visto attaccato e insidiato anche dai suoi, e che vede, in generale, come anche nella Chiesa — nella stessa Curia, ha fatto capire il direttore dell’Osservatore romano — «ci si morde e ci si divora».
La lettera e il suo contenuto tradiscono sentimenti di sconcerto e di disappunto che lasciano intravedere qualcosa di ben più importante, in realtà: e cioè una complessiva difficoltà di direzione che oggi grava sugli stessi vertici della Chiesa.
Da molti sintomi sembra, in effetti, che stiano venendo al pettine alcune contraddizioni accumulatesi nell’ultimo mezzo secolo intorno al ruolo del papato via via che questo ha conosciuto una profonda trasformazione storica.
Tale trasformazione ha avuto due aspetti principali con i quali la figura del Pontefice ha dovuto fare i conti: l’avvento della televisione e il Concilio. L’avvento della televisione ha voluto dire la virtuale trasformazione del Papa da capo della Chiesa di Roma in una figura della scena mondiale quotidianamente alle prese con l’opinione pubblica planetaria, per lo più non cattolica e neppure cristiana. Alle prese cioè con i media, che di tale opinione sono i servi-padroni. Giovanni XXIII, eletto alla fine degli Anni 50, cioè in coincidenza con la piena diffusione planetaria della Tv, è stato il primo Pontefice che ha potuto godere dell’indubbia opportunità offerta da questo cambiamento: diventare di fatto un leader etico-carismatico universale, in certo senso meta-religioso (il papa «buono», quasi che i predecessori fossero «cattivi»: ma in certo senso così essi venivano fatti indirettamente apparire dalla potenza dei media, e di fatto così divenivano).
Ma naturalmente questa intrinsichezza con l’opinione pubblica mondiale e con i media rappresenta per il Pontefice un vincolo non da poco. Specialmente perché è un vincolo che non ha sostanzialmente alcuna natura religiosa (neppure spirituale, forse), e però esso influenza non poco la popolarità del Papa nello stesso mondo cattolico, alle cui divergenze interne i media mondiali, tra l’altro, non mancano mai di offrirsi puntualmente come sponda interessata, quasi sempre, tra l’altro, definendo e enfatizzando quelle divergenze nel modo ideologicamente più banale.
Il Papa rischia così di divenire prigioniero da un lato dell’obbligo del carisma, dell’obbligo di «venire bene» in tv, di avere una congrua propensione scenica, di essere «simpatico», dall’altro dell’obbligo del politicamente corretto da cui il conformismo mediatico fa dipendere di solito il proprio consenso.
Insomma una specie di Dalai Lama con i paramenti pontificali.
La seconda trasformazione gravida di tensioni l’ha arrecata, al ruolo istituzionale del papato, il Vaticano II.
In pratica, infatti, il Concilio ha voluto dire la nascita dei partiti all’interno della Chiesa.
Intendiamoci, nella Curia ci sono sempre stati dei «partiti»: ma nella Curia, appunto, ai vertici dell’organizzazione e con tutta la felpata cautela del caso, non tra i fedeli, non nell’universo cattolico in generale.
Con il Vaticano II, e intorno ad esso, intorno ai suoi dettami e al suo «spirito», invece, questo universo cattolico si è diviso in due grandi tronconi: i cauti e i radicali.
I quali da quarant’anni si combattono apertamente e incessantemente, ognuno avendo i propri capi e rappresentanti più o meno autentici e più o meno interessati dentro la Curia. I cui «partiti» in questo modo, però, potendo contare su un effettivo retroterra diciamo così di «seguaci», sono diventati ben più battaglieri, e quindi ben più riottosi e insidiosi, che nel passato.
Fino al punto, a quel che si capisce, di opporsi apertamente o di boicottare dietro le quinte la stessa autorità del Papa quando questi appartiene per caso al partito avverso.
E’ a questo punto che si configura in pieno la contraddittoria situazione che la storia ha creato. Il Pontefice in realtà ha oggi una sola arma per superare l’ostilità del partito cattolico che gli si oppone, per affermare nel suo stesso regno la propria indiscutibile autorità di sovrano assoluto: l’arma dell’appeal carismatico-mediatico, del consenso metareligioso della platea mondiale, del gesto e della parola che bucano lo schermo della Cnn, che arrivano sulla prima pagina del New York Times .
Ma per farlo egli rischia di perdere un tratto essenziale del retaggio che si accompagna storicamente al suo ruolo: l’indipendenza spirituale.
Quell’indipendenza che non garantisce certo dagli errori, anche dai più riprovevoli, per carità, ma che almeno serve a tenere sempre aperta la possibilità di dare voce a qualcosa di diverso dai comandi del secolo.
Una cosa sembra certa: nella ricerca di una difficile via che possa conservare la libertà della Monarchia assoluta tra i partiti da un lato e l'opinione pubblica mediatico-mondiale dall'altro, tra queste due tipiche creature della modernità, Benedetto XVI appare dolorosamente, irrevocabilmente solo.
© Copyright Corriere della sera, 14 marzo 2009 consultabile online anche qui.
Editoriale molto amaro quello di Galli della Loggia, ma condivisibile e dolorosamente realistico.
Purtroppo viviamo tempi difficili per cui si ha la tentazione di considerare il Papa una specie di rock star che deve dire la cosa giusta al momento giusto e mai, dico mai, sforare nel politicamentemediaticamentereligiosamente scorretto.
Cio' che e' accaduto con la revoca della scomunica ai Lefebvriani e' solo l'ultimo episodio di una serie di sgambetti abilmente orchestrati dai media e, purtroppo, da settori interni agli episcopati ed alla curia romana.
Si vuole far apparire Benedetto XVI come solo ed impotente rispetto alle "forze di pressione esterne", ma poi si scopre che egli e' capace di spiazzare e di sorprendere.
Perche'?
Perche' risponde alle caratteristiche invocate da Galli della Loggia: egli e' spiritualmente (ed intellettualmente) libero.
Per questo viene attaccato, vilipeso anche all'interno della Chiesa.
Per questo gruppetti di fedeli ideologizzati scrivono letteronze e firmano petizioni.
Il coraggio di Benedetto XVI e' eroico.
Non ha alcuna intenzione di fare il "Papa di transizione", come certuni si aspettavano all'indomani del Conclave, ma non rinuncia nemmeno alla sua identita': egli non e' e non sara' mai un fantoccio mediatico.
Parliamoci chiaro, cari amici: un Papa scelto a "Cinecittà" non solo non e' utile alla Chiesa, ma personalmente non suscita in me alcuna attrattiva.
Il Papa e' Vicario di Cristo e, come Cristo, soffre.
Come Gesu' predica, stuzzica, provoca, parla ad alta voce, per poi venire denigrato, offeso ed umiliato.
Ma intanto ha parlato ed e' questo che conta!
La stessa cosa accadde a Pietro, a Paolo ed agli altri Apostoli.
Lo stesso trattamento subirono alcuni Santi, i martiri, i profeti.
Benedetto XVI fa il suo dovere e subisce IN PRIMA PERSONA le conseguenze dell'adempimento, pieno e completo, del suo compito.
E' solo?
Bella domanda, caro Galli della Loggia.
Se guardiamo ai fedeli, abbiamo motivo di essere rassicurati perche' in tanti, tantissimi, amano il Papa (questo Papa!) e pregano per lui. In tanti si organizzano, diffondono i suoi messagggi, si documentano...
Altri non lo fanno, ma guardiamo al lato positivo e non a quello negativo.
E rispetto alla Chiesa? Il Papa e' solo?
Non so rispondere a questa domanda.
So pero' che una schiera di sacerdoti ed alcuni vescovi sono in piena comunione con il Santo Padre. Pregano per lui, sono attivisssimi, seguono i suoi insegnamenti.
Io, pero', non sono molto fiduciosa per cio' che concerne la curia romana. Non vedo la situazione con le lenti colorate di rosa.
Per questo ho apprezzato molto l'onesta' del cardinale Ruini e la dolcezza del cardinale Canizares.
Il Papa e' solo in Vaticano?
Si', io credo che lo sia.
Perche'? Perche' in tanti non vogliono o semplicemente non possono aiutarlo per una semplice ragione: non sono all'altezza del Santo Padre.
Questa e' una considerazione amara che potra' essere smentita solo con i fatti, non con le parole.
R.
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9 commenti:
Cara Raffaella bellissima la tua riflessione che condivido e sottoscrivo in pieno.
Sì, l'articolo di della Loggia è realistico. Mi ha colpito il passaggio in cui parla della saldatura dei partiti in Curia con i partiti nel mondo cattolico nati dopo il Concilio. E' la stessa cosa che aveva detto il mio amico prete.
Oggi noto, a pagina 6 di Avvenire , le adesioni e le solidarietà al Pontefice da parte di tutti i nostri principali movimenti. Quello che noi abbiamo chiesto più e più volte.
Ci volevano due mesi di tempo e una lettera così sofferta?
Grazie, ma è un po' tardino.
State svegli se potete.
Già cara mariateresa ....... all'improvviso tutti si sentono in dovere di manifestare solidarietà e vicinanza.
TROPPO TARDI! Come ho detto e ribadisco in altri post, queste espressioni di vicinanza e solidarietà dovevano arrivare quando era il momento; troppo comodo sparare sul Pontefice e poi lacrimare come coccodrilli.
Sono convinta che se il Papa non avesse deciso di scrivere la lettera che ha scritto, probabilmente anzi, direi sicuramente, tutto questo correre ai ripari in maniera così ipocrita, di sicuro non lo avremmo visto.
Pienament d'accordo con te, Raffaella, i collaboratori non sono all'altezza di Papa benedetto. Inoltre, condivido i rischi, rappresentati da Galli Della Loggia, che il forte sviluppo dei media finisca per influenzare in qualche modo l'azione di un Papa, però, d'altro canto, che smisurate opportunità ci ha offerto questo sviluppo (penso a tv e internet) di conoscere meglio un Pontificato, attraverso i documenti, altri scritti, gli incontri , gli scambi d opinione (come avviene in questo bloig)su Papa Benedetto! In questo momento riesco a pensare solo ai vantaggi. E anche questa lettera ai Vescovi, mi auguro che possa contribuire a far conoscere a fondo a tanti "scettici" la straordinaria figura del nostro Pontefice. Carla
Eccoli, i giuda, tanti, a professar fedeltà e vicinanza al Papa. Se il Papa cominciasse ad imporre la sua volontà deponendo i vescovi ribelli e quelli eretici (tanti anch'essi), con una saggia distribuzione delle deposizioni nei vari continenti, nel giro di un anno un certo ordine tornerebbe nella Chiesa. Levagli onori e prebende a questi carrieristi: torneranno buoni e zitti.
Se è vero che lo scenario è quello che Galli della Loggia descrive (penso che lo sia, anche se è presentato da una specifica angolatura), non c'è da concludere altro: "meglio soli che... mal accompagnati"!!!!
Un Papa "prigioniero" (è proprio questo l'obiettivo dei media e di altri) sarebbe antitetico al ruolo stesso del Papa!
Nel caso poi di Papa Benedetto, la sua assoluta libertà intellettuale e spirituale rappresenta la sua vera "forza" (per tutti noi)e la sua "debolezza" (per i media e c.). Li fa impazzire. Come può permettersi il Papa di "non rispettare le regole"? Come può permettersi di essere politicamente e mediaticamente scorretto? Non possono perdonarlo. Potrebbe minare le regole del "set" e farne crollare l'impianto.
E non è una questione di una parola, perchè se le parole hanno un senso allora a quello dobbiamo attenerci, oltre che starci attenti. A cosa mi riferisco? Presto scritto. Cara Raffaella, Gesù non "stuzzica". Mi dispiace se non sono una persona che come tutt* (o quasi) non condivide e sottoscrive quello che scrivi. Ma questa è sostanza. Gesù, il suo grande fascino, le sue parole, non "stuzzicano"! Hanno la forza di stravolgere l'esistenza delle persone proprio perchè sono chiare, nette e non si prestano mai a "stuzzicherie" di alcun genere" e non mi metto a citare passi evangelici in questo senso (anchese ce ne sarebbero a iosa) perchè non mi sento all'altezza.
Matteo.
Gesu' non stuzzica?
E allora perche' l'hanno crocifisso?
R.
Per salvare l'anima di ogni uomo o donna, peccatore e peccatrice. Così dicono le sante Scritture. Per sempre.
Matteo.
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