giovedì 12 marzo 2009
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Rammarico del Papa per la questione dei Vescovi “lefevbriani”
Ringrazia “gli amici ebrei” che hanno aiutato a ristabilire amicizia e fiducia
di Roberta Sciamplicotti
CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 12 marzo 2009 (ZENIT.org).
Di fronte al turbamento della pace tra cristiani ed ebrei e all'interno della Chiesa stessa a causa della remissione della scomunica ai quattro Vescovi della Fraternità San Pio X consacrati illecitamente da monsignor Marcel Lefebvre nel 1988, Benedetto XVI ha voluto esprimere i motivi che lo hanno portato a questo gesto.
Questa “parola chiarificatrice” sulla vicenda è contenuta in una Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica resa nota questo giovedì dalla Santa Sede, in cui il Papa sottolinea che la remissione della scomunica, il 21 gennaio scorso, “per molteplici ragioni ha suscitato all'interno e fuori della Chiesa Cattolica una discussione di una tale veemenza quale da molto tempo non si era più sperimentata”.
Molti Vescovi, riconosce il Pontefice, “si sono sentiti perplessi davanti a un avvenimento verificatosi inaspettatamente e difficile da inquadrare positivamente nelle questioni e nei compiti della Chiesa di oggi”, e se numerosi presuli e fedeli “in linea di principio erano disposti a valutare in modo positivo la disposizione del Papa alla riconciliazione, a ciò tuttavia si contrapponeva la questione circa la convenienza di un simile gesto a fronte delle vere urgenze di una vita di fede nel nostro tempo”.
Alcuni gruppi, invece, hanno accusato “apertamente il Papa di voler tornare indietro, a prima del Concilio”.
“Si scatenava così una valanga di proteste, la cui amarezza rivelava ferite risalenti al di là del momento”.
Il “caso Williamson”
Il Papa confessa che il caso del Vescovo “lefebvriano” Richard Williamson, che in un'intervista rilasciata alla televisione svedese ha negato l'Olocausto, è stata “una disavventura per me imprevedibile”.
“Il gesto discreto di misericordia verso quattro Vescovi, ordinati validamente ma non legittimamente, è apparso all’improvviso come una cosa totalmente diversa: come la smentita della riconciliazione tra cristiani ed ebrei, e quindi come la revoca di ciò che in questa materia il Concilio aveva chiarito per il cammino della Chiesa”.
“Un invito alla riconciliazione con un gruppo ecclesiale implicato in un processo di separazione si trasformò cosi nel suo contrario: un apparente ritorno indietro rispetto a tutti i passi di riconciliazione tra cristiani ed ebrei fatti a partire dal Concilio – passi la cui condivisione e promozione fin dall’inizio era stato un obiettivo del mio personale lavoro teologico”.
Il Papa ha affermato di non poter fare altro che “deplorare profondamente” il fatto che la sovrapposizione della remissione della scomunica e delle dichiarazioni di Williamson “abbia disturbato la pace tra cristiani ed ebrei come pure la pace all’interno della Chiesa”.
Riconoscendo che gli è stato detto che “seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’Internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema”, il Pontefice confessa di trarre “la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar più attenzione a quella fonte di notizie”.
Allo stesso modo, si dice “rattristato dal fatto che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta all’attacco”.
“Proprio per questo ringrazio tanto più gli amici ebrei che hanno aiutato a togliere di mezzo prontamente il malinteso e a ristabilire l’atmosfera di amicizia e di fiducia, che – come nel tempo di Papa Giovanni Paolo II – anche durante tutto il periodo del mio pontificato è esistita e, grazie a Dio, continua ad esistere”.
“La scomunica colpisce persone, non istituzioni”
Il Papa ha inoltre espresso sincero rammarico per il fatto che “la portata e i limiti del provvedimento del 21 gennaio 2009 non sono stati illustrati in modo sufficientemente chiaro al momento della sua pubblicazione”.
“La scomunica colpisce persone, non istituzioni. Un’ordinazione episcopale senza il mandato pontificio significa il pericolo di uno scisma, perché mette in questione l’unità del collegio episcopale con il Papa. Perciò la Chiesa deve reagire con la punizione più dura, la scomunica, al fine di richiamare le persone punite in questo modo al pentimento e al ritorno all’unità”.
“A vent’anni dalle Ordinazioni, questo obiettivo purtroppo non è stato ancora raggiunto”, ammette.
I quattro Vescovi ordinati il 30 giugno 1988 da monsignor Lefebvre ai quali è stata rimessa la scomunica sono Bernard Fellay – superiore della Fraternità San Pio X –, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta.
La scomunica latae sententiae nei loro confronti era stata dichiarata formalmente con Decreto del prefetto della Congregazione per i Vescovi il 1° luglio 1988. Il giorno dopo il 2 luglio, Papa Giovanni Paolo II istituì la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, per favorire il ritorno alla comunione con la Chiesa delle comunità colpite dalla scomunica a monsignor Lefevbre.
Il 15 dicembre 2008, monsignor Fellay ha inviato una lettera al Cardinale Dario Castrillón Hoyos, presidente della Pontificia Commissione, chiedendo anche a nome degli altri tre presuli la remissione della scomunica.
Il Decreto di remissione spiega che Benedetto XVI, “paternamente sensibile al disagio spirituale manifestato dagli interessati a causa della sanzione di scomunica e fiducioso nell'impegno da loro espresso nella citata lettera di non risparmiare alcuno sforzo per approfondire nei necessari colloqui con le Autorità della Santa Sede le questioni ancora aperte”, ha deciso di “riconsiderare la situazione canonica dei Vescovi”.
“Con questo atto si desidera consolidare le reciproche relazioni di fiducia e intensificare e dare stabilità ai rapporti della Fraternità San Pio X con questa Sede Apostolica – si legge nel Decreto –. Questo dono di pace, al termine delle celebrazioni natalizie, vuol essere anche un segno per promuovere l'unità nella carità della Chiesa universale e arrivare a togliere lo scandalo della divisione”.
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