sabato 20 giugno 2009

La visita del Papa a San Giovanni Rotondo (Radio Vaticana)


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La visita del Papa a San Giovanni Rotondo

San Giovanni Rotondo è in fermento per l’arrivo, domani, di Benedetto XVI, che si recherà nei luoghi fondamentali della vita di Padre Pio, a 7 anni dalla sua canonizzazione. E’ la seconda visita di un Pontefice, dopo quella di Giovanni Paolo II. Questa è anche la terza visita in Puglia di Benedetto XVI. Sono attese oltre 30mila persone che si disporranno lungo i quattro chilometri del percorso della papamobile. Imponente la macchina dei preparativi e soprattutto è grande la gioia della cittadina pugliese, dei pellegrini e dei frati cappuccini. Il servizio della nostra inviata Debora Donnini.

Un sole splendente e un mite venticello rendono gradevole il clima a San Giovanni Rotondo, che aspetta Pietro, il Papa, che domani visiterà la cittadina dove Padre Pio esercitò la sua missione di frate cappuccino e dove morì nel 1968. Vi sono attese oltre 30mila persone. Cinquecentocinquanta, fra vigili e uomini della protezione civile, sorveglieranno sulla visita che sicuramente lascerà un’impronta a San Giovanni Rotondo: è la seconda di un Pontefice dopo quella nell’87 di Giovanni Paolo II, colui che 7 anni fa proclamò Santo il frate cappuccino e che con lui, anche in vita, ha avuto un rapporto speciale. Un rapporto testimoniato fra l’altro dalla guarigione di una donna polacca malata di cancro. L’allora vescovo capitolare di Cracovia, nel’62, chiese a Padre Pio di pregare per lei. Undici giorni dopo gli scrisse un’altra lettera per ringraziarlo: la donna era improvvisamente guarita. Nel 1948, giovane sacerdote di 28 anni, Karol Wojtyla aveva incontrato di persona Padre Pio. Nel 1974 si recò a San Giovanni Rotondo da cardinale. L’attesa e la gioia trapelano dai volti dei frati cappuccini del convento, dei tanti pellegrini, ma anche da quelli del personale medico, dei malati e dei bambini ricoverati all’Istituto “Casa Sollievo della Sofferenza”: un’opera voluta fortemente da Padre Pio. Inaugurata nel 1956 con circa 250 posti letto, oggi ne conta quasi 1200; si è ampliata sempre di più, ha un’importante sezione di studi genetici e grande spazio per lo studio delle malattie rare. Benedetto XVI, domenica, avrà un momento per tutti. Prima la visita alla cella numero 1, dove morì Padre Pio, poi la preghiera davanti alle sue spoglie, esposte ai fedeli da 14 mesi nella cripta del Santuario di Santa Maria delle Grazie. Qui il Papa accenderà due lampade come simbolo delle due visite pastorali, la sua e quella di Giovanni Paolo II. Quindi la Messa e l’Angelus sul Sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina, opera del noto architetto Renzo Piano, consacrata nel 2004, dove, nel pomeriggio, inaugurerà i mosaici sulla vita di Cristo, di san Francesco e di Padre Pio realizzati nella cripta dal famoso artista, il padre gesuita Marko Rupnik. Durante la Celebrazione eucaristica, Benedetto XVI riceverà una medaglia commemorativa con i simboli di San Giovanni Rotondo. A consegnarla sarà Matteo Pio Colella, il ragazzo guarito per intercessione di Padre Pio da una meningite fulminante. Questo il miracolo che ha reso possibile la sua canonizzazione nel 2002. Nel pomeriggio di domani, anche l’incontro con malati e personale medico di “Casa Sollievo della Sofferenza” e poi con i sacerdoti, i religiosi e i giovani. Una visita significativa, quella del Papa, ad un grande Santo dell’epoca contemporanea che molto ha ancora da dire all’umanità.

La visita che Benedetto XVI compirà domani a San Giovanni Rotondo è “un’esortazione a crescere nell’educazione della fede, a non fermarsi alla contemplazione di questo grande Santo ma ad imparare il linguaggio del nostro tempo per essere testimoni di Cristo, come Padre Pio è stato per tutta la sua vita”. E’ quanto afferma Antonio Belpiede, portavoce della Provincia Monastica di Foggia dei Frati Cappuccini che sottolinea, al microfono di Debora Donnini, il significato della visita del Papa:

R. – Viene a sottolineare - al di là della santità che è accertata per sempre, canonicamente - l’importanza e l’attualità di questo santo.

D. – Qual è l’attualità di padre Pio oggi in un mondo anche molto razionalista, nichilista e scettico. Padre Pio, fondamentalmente, ha testimoniato l’amore di Dio per gli uomini nel dare il suo unico figlio Gesù Cristo, morto e risorto per gli uomini, e ha sottolineato anche l’importanza di coniugare in qualche modo l’annuncio di Gesù Cristo con la carità…

R. – Il mondo ha il suo ordine che viene dall’amore di Dio e la storia degli uomini ha un suo ordine. La formula dell’acqua la conoscono anche i bambini: gli elementi importanti della vita sono semplici, più semplici della formula dell’acqua. Allora, la semplicità del cristianesimo è sempre quella: l’amore per Dio e per Dio l'amore per i fratelli. Padre Pio ha coniugato mirabilmente questo amore in un abbandono totale all’effusione dello Spirito, in un abbandono totale all’abbraccio trinitario e contemporaneamente, come dice il profeta Isaia, non ha mai distolto gli occhi dalla sua gente, non ha mai dimenticato i poveri e i sofferenti. Non si può che amare in questo modo, Dio e i fratelli sempre. Questo è il cristianesimo, questo è il nocciolo, questo è l’ H2O, la formula delll'acqua, della nostra fede.

D. – Ecco, Padre Pio tra l’altro ha vissuto nel suo corpo la sofferenza di Gesù Cristo in croce. Perché?

R. –Dice San Paolo nella lettera ai Filippesi: “A noi è stato dato il privilegio non soltanto di credere in Gesù Cristo ma anche di soffrire per lui”. Ancora Paolo, che ha fatto una profonda esperienza di dolore, dice ai Colossesi esattamente quello che è successo a Padre Pio: “Completo nella mia carne quello che manca alle sofferenze di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa”. Padre Pio è stato scelto dal Signore per essere l’icona di suo figlio sacerdote eterno, crocefisso per amore dell’umanità. Del resto non c’è amore più grande di questo: dare la vita per coloro che amiamo.

A San Giovanni Rotondo cresce poi l’attesa per l’incontro del Santo Padre con gli ammalati, il personale medico e i dirigenti dell'Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”. Come si preparano i bambini ad accogliere Benedetto XVI? Risponde la dottoressa Lucia Miglionico pediatra oncologa della Casa Sollievo della Sofferenza:

R. – Intanto, i bambini sono estremamente felici per l’arrivo del Santo Padre, tant’è vero che, insieme alle insegnanti – che hanno preparato striscioni, preghiere, i volantini – si sono anche preparati ad un possibile incontro col Santo Padre; per alcuni di loro non sarà possibile uscire dal reparto, però avranno la possibilità di seguirlo attraverso il collegamento video con un megaschermo che sarà nei locali comuni alla pediatria. L’atmosfera è indescrivibile, perché l’ansia è tanta. Chi di loro potrà andare davanti al Papa, porterà anche le intenzioni di preghiera di quanti invece rimarranno qui nel reparto.

D. – In questo reparto sono appunto ricoverati bambini di tutte le età, malati di tumore; quindi anche voi, come personale, siete a contatto con la sofferenza degli innocenti. Però questi bambini ricoverati qui hanno, probabilmente, un’opportunità in più, cioè quella di essere aiutati a vivere la loro malattia anche alla luce della fede...

R. – E’ vero, perché è l’ospedale di San Pio, è l’ospedale che è stato voluto, creato da un grande santo che ha affidato, a tutto il personale che lavora qui, il doveroso compito di curare non soltanto l’aspetto della salute, il corpo, ma anche di perseverare in quello che poteva essere l’accompagnamento con la preghiera, nella preghiera, e quindi anche una specie di missione di evangelizzazione.

Benedetto XVI incontrerà dunque gli ammalati nell’atrio dell’Ospedale, ai quali rivolgerà anche un saluto. Debora Donnini ha chiesto a due giovani pazienti, Carmela e Romeo, quali siano le loro speranze legate all’arrivo di Benedetto XVI. Sentiamo Carmela:

R. – Sicuramente molta speranza. C’è anche molta fiducia perché speriamo che con l’aiuto del Papa, con le sue preghiere, le nostre preghiere arrivano meglio “su”. Speriamo anche che con il Papa riusciremo ad avere più forza, più grinta per superare la malattia. Allora, io vorrei chiedere al Papa di pregare soprattutto per i nostri genitori e familiari che ci sono molto vicini, soprattutto per mia madre, perché noi stiamo vivendo questo periodo difficile, ma loro insieme a noi.

D. – Tu come ti chiami?

R. – Romeo, ho 15 anni.

D. – Cosa ti aspetti da questa visita del Papa e cosa vedi anche negli altri bambini e ragazzi che sono qui?

R. - Vedo nei bambini molta speranza, come ha detto giustamente Carmela. Io, dato che sono un rumeno, vedo anche il Papa contro il razzismo, come un eroe.

D. – Senti che siete aiutati dalla luce della fede a vivere questo?

R. –Sì, certo, almeno io mi sento molto sostenuto dalla Chiesa.

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1 commento:

Scenron ha detto...

http://www.avvenire.it/Chiesa/papa+africa_200906201507527500000.htm

=D