giovedì 18 dicembre 2008

Il Tempo sulle esternazioni di Fini: la fretta imprudente figlia del conformismo


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Pigi Colognesi: "Chiesa, la Straniera derisa" (Il Sussidiario)

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Rosso "malpela" Fini e gli show dei giornaloni

A proposito delle dichiarazioni di Fini sulle leggi razziali del 1938 (Zenit)

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Papa: nel 2008 meno udienze generali (e quindi meno fedeli). Articolo di Izzo da leggere per bene!

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Un biglietto di auguri natalizi firmato «Benedictus XVI» (Osservatore Romano)

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Per i giornaloni: il documento "Memoria e riconciliazione" non fu scritto da Giovanni Paolo II ma da Joseph Ratzinger!

«La Chiesa non restò in silenzio e reagì all’antisemitismo» (Tornielli)

Rilettura delle leggi razziali

La fretta imprudente figlia del conformismo

Ci sono diatribe storiche che assumono un valore particolare, quasi simbolico. Così è per il processo a Galileo, o per la tragedia delle foibe, o per le vicende della colonizzazione latino americana. Così è anche per il caso dell'atteggiamento della Chiesa verso le leggi razziali.

La questione è periodicamente risollevata da esponenti della comunità ebraica.
Ora anche il Presidente della Camera ha voluto dire la sua sull'argomento. Nel merito del dibattito va ribadito che da parte della Chiesa prese di posizioni nette ci furono e che le ragioni che, successivamente, portarono il Vaticano a un atteggiamento pubblico di accortezza sono più che valide e giustificabili. Molti storici ritengono che quello fu l'unico modo per evitare sofferenze peggiori non solo ai cristiani europei, ma anche a molti ebrei. Per altro, accanto alla strategia diplomatica, è universalmente riconosciuto che innumerevoli cattolici, preti, Vescovi e anche il Papa si prodigarono in un valoroso lavoro di aiuto a molti ebrei perseguitati.
Ma al di là del contenuto specifico della discussione, va fatta una riflessione sulle modalità con cui essa si sta sviluppando. Come gli altri casi citati, infatti, la questione è divenuta una vera battaglia culturale. I conflitti di interpretazione, nelle società libere, sono salutari. Nessuna epoca viva ne è immune e non si deve aver paura di affrontare gli errori del passato con spirito critico. La Chiesa ha dimostrato di saperlo fare. Tuttavia in questo caso non c'è solo un confronto di tesi.

Più d'uno ha visto nelle dichiarazioni di Fini il rischio della strumentalizzazione della storia per tattica personale, per convenienza di gruppo politico o magari per rifarsi una propria verginità culturale. È un pericolo grave, amplificato dalla potenza dei mezzi di comunicazione di massa, che producono nella gente repentine cristallizzazioni di idee infondate, poi difficili da smontare.

C'è oggi un conformismo diffuso nella lettura di alcuni eventi storici, che è segno di una grave decadenza della ragione. Certe idee finiscono per diventare delle mode, dei passaporti per stare in società, per essere accettati nei salotti buoni. Adombrare per la Chiesa responsabilità che sono invece tutte del fascismo e del nazismo è scorretto: del resto accusare i cattolici di ogni nefandezza sta diventando uno sport nazionale. Veltroni ha subito definito "verità storica palmare" la dichiarazione di Fini.
Tanta omologazione condannatoria, che priva di cittadinanza le posizioni diverse, è preoccupante. L'Osservatore romano ha parlato di "opportunismo politico".
Alla fine la verità si fa sempre strada. Ma la menzogna storica può tenerla seppellita per molti anni, come è stato nei paesi comunisti.

Perciò, agli uomini delle istituzioni è richiesta una prudenza supplementare, anche a costo di rinunciare al tentativo di fare bella figura in pubblico o sui giornali.

© Copyright Il Tempo, 18 dicembre 2008 consultabile online anche qui.

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