martedì 24 febbraio 2009
È Timothy Dolan l’arcivescovo di New York: scelta soft per una diocesi very hard (Rodari)
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È Timothy Dolan l’arcivescovo di New York: scelta soft per una diocesi very hard
feb 24, 2009 il Riformista
di Paolo Rodari
È anti-abortista seppure le sue posizioni sulla vita e sui temi “eticamente sensibili” non spaventino più di tanto il nuovo corso alla Casa Bianca e il presidente Barack Obama: non ha mai negato la comunione ai politici “pro-choice” e ha sempre lasciato che fossero i singoli fedeli a decidere se avvicinarsi o meno al sacramento.
È conosciuto per i proclami contro lo scandalo dei preti pedofili ma, da questo punto di vista, la sua azione non è mai stata troppo incisiva: a Milwaukee (Wisconsin) dove Giovanni Paolo II lo mandò nel 2002 per riparare i danni compiuti dell’arcivescovo Rembert Weakland (si dimise dopo aver ammesso «relazioni inappropriate» con un uomo) non è riuscito fino in fondo nel suo compito. È vero, nel 2004 fu uno dei pochi vescovi che pubblicò i nomi dei sacerdoti della sua diocesi accusati di pedofilia, ma l’associazione per i diritti delle vittime lo ha accusato (e pare con qualche cognizione di causa) di non aver collaborato a sufficienza con le autorità pubbliche nell’identificazione dei sacerdoti colpevoli.
Lui è Timothy Dolan, 59 anni, rettore del Pontificio Collegio Americano del Nord a Roma dal ‘94 al 2001, da ieri - come il Riformista aveva anticipato più di una settimana fa - nuovo arcivescovo di New York (NY).
Nell’episcopato americano c’è chi si domanda come abbia fatto ad arrivare tanto in alto. NY, infatti, non solo è la diocesi più prestigiosa degli Usa ma, come disse Wojyla, è a NY che risiede «l’arcivescovo della capitale del mondo». A ben vedere la risposta non è così difficile da trovare. Come tutti i vescovi americani, Dolan ha un suo patron. Si tratta dell’attuale prefetto della Casa Pontificia, l’arcivescovo James Michael Harvey. È quest’ultimo che accogli i presuli americani in occasione di ogni loro trasferta romana. È stato quest’ultimo, in sintonia di vedute col cardinale Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia e membro della congregazione per i Vescovi, e col prefetto della stessa congregazione, il cardinale Giovanni Battista Re, a suggerire il nome di Dolan al Pontefice.
Dolan succede al cardinale Edward Michael Egan. La differenza caratteriale tra i due è enorme.
Egan, oltre che uomo di grande cultura umanistica e musicale (è un pianista di altissimo livello), si è fatto conoscere a NY come arcivescovo dal carattere forte, a volte un po’ troppo brusco, ma che grazie anche alle sue doti di esperto giurista è riuscito ad arginare la difficile situazione finanziaria della diocesi.
Il suo predecessore, il cardinale John Joseph O’Connor, gli lasciò in eredità un buco di 20 milioni di dollari. Uno shock per NY: una delle diocesi che per anni aveva garantito entrate d’oro all’Obolo di San Pietro divenne, nella gestione O’Connor, un pozzo di sperperi senza fondo.
Egan, risparmio dopo risparmio (qualcuno disse che gli bastò non fare come il suo predecessore che ogni settimana viaggiava da NY a Roma per non mancare a nessun incontro della congregazione dei Vescovi) riuscì ad arginare i debiti e, finanziariamente parlando, a non fallire.
Dolan caratterialmente è l’opposto di Egan: rinomato per il savoir-faire, si dice non abbia la tempra del condottiero. Uomo da salotto, uomo del sistema, è celebre una sua foto mentre gioca a baseball. A conti fatti, nemmeno lui - ma la stessa cosa vale pure per i suoi tre predecessori Egan, O’Connor e Cooke - sembra essere l’erede ideale dell’indimenticato cardinale Francis Joseph Spellman, arcivescovo di NY dal ’39 al ’67. Anche se, vista l’età - 59 anni - Dolan ha parecchio tempo davanti a sé per smentire chi non lo reputa tale.
Ricevendo qualche giorno fa in Vaticano la speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, il Papa ha detto - lo ha spiegato una nota della sala stampa vaticana - che «il costante insegnamento della Chiesa sulla dignità della vita umana» deve essere considerato da «tutti i cattolici» e, specialmente, dai «legislatori» e dai «giuristi». Anche se non è facile capire se davvero il Pontefice, con il termine jurists, si riferisse ai giudici cattolici della Corte Suprema, una dato è certo: la linea di Ratzinger sui temi inerenti la vita è chiara ed è la medesima linea che il Vaticano si aspetta da Dolan a NY. L’arcivescovo della capitale, infatti, è osservato non soltanto da tutto il mondo ma anche, e specialmente, dal presidente Barack Obama.
© Copyright Il Riformista, 24 febbraio 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
Preghiamo affinche' il nuovo arcivescovo sia all'altezza del compito che gli e' stato affidato...
R.
FOTO: Mons Dolan (sinistra) con il card. Egan (destra)
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2 commenti:
A differenza dell'ottimo Rodari, io penso che ciò che ha spinto Papa
Benedetto a scegliere Mons. Dolan risieda nelle sue doti di formatore, che ritengo abbia avuto modo di apprezzare durante il suo periodo a Roma come rettore del Pontificio Seminario Americano.
La Chiesa cattolica , in generale e le diocesi amaricane, in particolare hanno disperatamente bisogno di formare buoni e credibili sacerdoti da cui un giorno possano essere scelti buoni e credibili vescovi e cardinali.
Un compito titanico, immenso, considerando lo sfascio degli ultimi decenni, che Papa Benedetto si è prefisso.
Alessia
Certo che gli O'Connor per una ragione o per l'altra..... brillano!
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