mercoledì 4 febbraio 2009

Magister sul disastro vaticano: la solitudine di Papa Benedetto, l'inettitudine della curia e i colpi a vuoto della segreteria di stato


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È questo il bilancio della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani. La solitudine di papa Benedetto, l'inettitudine della curia e i colpi a vuoto della segreteria di stato

di Sandro Magister

ROMA, 4 febbraio 2009

A distanza di qualche giorno dai fatti, la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani si manifesta sempre più in Vaticano come un doppio disastro, di governo e di comunicazione.
Nel disastro, papa Benedetto XVI si è trovato a essere il più esposto, praticamente solo.
In curia e fuori sono numerosi quelli che caricano sul papa la colpa di tutto. In effetti è stata sua, di papa Joseph Ratzinger, la decisione di offrire ai vescovi lefebvriani un gesto di benevolenza. La revoca della scomunica faceva seguito ad altri precedenti gesti di apertura, anch'essi personalmente voluti dal papa, l'ultimo dei quali era stato il motu proprio "Summorum Pontificum" del 7 luglio 2007, con la liberalizzazione del rito antico della messa.
Come già in precedenza, anche questa volta Benedetto XVI non aveva preteso niente in cambio, preventivamente, dai lefebvriani. Le sue sono state finora aperture unilaterali. I critici del papa hanno fatto leva su questo per accusarlo di ingenuità, o di cedimento, o addirittura di voler riportare la Chiesa a prima del Concilio Vaticano II.

In realtà, l'intenzione di Benedetto XVI è stata spiegata da lui con assoluta chiarezza in uno dei discorsi capitali del suo pontificato, quello letto alla curia romana il 22 dicembre 2005. In quel discorso, papa Ratzinger sostenne che il Vaticano II non segnava alcuna rottura con la tradizione della Chiesa, anzi, era in continuità con la tradizione anche là dove sembrava segnare una svolta netta rispetto al passato, ad esempio quando riconosceva la libertà religiosa come diritto inalienabile di ogni persona.

Con quel discorso Benedetto XVI parlava all'intero corpo cattolico. Ma nello stesso tempo anche ai lefebvriani, ai quali indicava la strada maestra per sanare lo scisma e ritornare all'unità con la Chiesa sui punti da loro più contestati: non solo la libertà religiosa, ma anche la liturgia, l'ecumenismo, il rapporto con l'ebraismo e le altre religioni.

Su tutti questi punti, dopo il Concilio Vaticano II i lefebvriani si erano progressivamente separati dalla Chiesa cattolica. Nel 1975 la Fraternità Sacerdotale San Pio X – la struttura nella quale si erano organizzati – non ubbidì all'ordine di scioglimento e si costituì in Chiesa parallela, con propri vescovi, sacerdoti, seminari.
Nel 1976 il fondatore, l'arcivescovo Marcel Lefebvre, fu sospeso "a divinis". Nel 1988 la scomunica a Lefebvre e a quattro nuovi vescovi da lui ordinati senza l'autorizzazione del papa – a loro volta sospesi "a divinis" – fu l'atto culminante di uno scisma già in corso da anni.
La revoca di questa scomunica non ha dunque affatto sanato lo scisma tra Roma e i lefebvriani, così come la revoca delle scomuniche tra Roma e il patriarcato di Costantinopoli – decisa il 7 dicembre 1965 da Paolo VI e Atenagora – non ha affatto segnato il ritorno all'unità tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse d'Oriente. Nell'uno e nell'altro caso, la cessata scomunica ha inteso solo valere come un primo passo per ricomporre lo scisma, che resta.

A conferma di questo c'è una nota del pontificio consiglio per i testi legislativi, emessa il 24 agosto 1996. In essa si legge che la scomunica scattata nel 1988 contro i vescovi lefebvriani "ha costituito la consumazione di una progressiva situazione globale d’indole scismatica" e che "finché non vi siano cambiamenti che conducano al ristabilimento della necessaria 'communio hierarchica', tutto il movimento lefebvriano è da ritenersi scismatico".

Questo era lo stato dei fatti, su cui è intervenuta la decisione di Benedetto XVI di revocare la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani.

Ma di tutto questo poco o nulla si leggeva e capiva, nel decreto diramato il 24 gennaio dalla Santa Sede.

Nella "vulgata" diffusa dai media, con questo decreto la Chiesa di Roma semplicemente sembrava accogliere nel proprio seno i lefebvriani.

* * *

Ad aggravare l'incomprensione ci fu poi la clamorosa risonanza di un'intervista di uno dei quattro vescovi graziati, l'inglese Richard Williamson, nella quale egli sosteneva tesi negazioniste riguardo alla Shoah.
L'intervista era stata registrata da una tv svedese il 1 novembre 2008, ma fu diffusa il 21 gennaio, il giorno stesso in cui in Vaticano fu firmato il decreto di revoca della scomunica a Williamson e agli altri tre vescovi lefebvriani.

Nei media di tutto il mondo la notizia divenne quindi la seguente: il papa assolve dalla scomunica e accoglie nella Chiesa un vescovo negazionista.

La tempesta che ne derivò fu tremenda. Dal mondo ebraico, ma non solo, non si contarono le proteste. Dal Vaticano si corse ai ripari affannosamente in più modi, con dichiarazioni ed articoli su "L'Osservatore Romano". La polemica si attenuò solo dopo che intervenne Benedetto XVI in persona, con due chiarimenti letti al termine dell'udienza generale di mercoledì 28 gennaio: uno sui lefebvriani e sul loro dovere di "riconoscimento del magistero e dell’autorità del papa e del Concilio Vaticano II", l'altro sulla Shoah.

La domanda sorge naturale: tutto ciò era proprio inevitabile, una volta posta la decisione del papa di revocare la scomunica ai vescovi lefebvriani? Oppure il disastro è stato prodotto da errori ed omissioni degli uomini che dovrebbero mettere in opera le decisioni del papa? I fatti propendono per questa seconda ipotesi.
Il decreto di revoca della scomunica porta la firma del cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della congregazione per i vescovi. Un altro cardinale, Darío Castrillón Hoyos, è il presidente della pontificia commissione "Ecclesia Dei" che si occupa fin dalla sua costituzione, nel 1988, dei seguaci di Lefebvre. Sia l'uno che l'altro hanno dichiarato di essere stati colti di sorpresa, a cose fatte, dall'intervista del vescovo Williamson e di non aver mai saputo che egli fosse un negatore della Shoah.

Ma un approfondito esame del profilo personale di Williamson e degli altri tre vescovi non era il primo dovere d'ufficio dei due cardinali? Che non l'abbiano fatto appare inescusabile.

Tale esame non era neppure difficile. Williamson non ha mai nascosto la sua avversione al giudaismo.

Ha difeso in pubblico l'autenticità dei "Protocolli dei Savi di Sion". Nel 1989, in Canada, rischiò d'essere processato per aver esaltato i libri di un autore negazionista, Ernst Zundel. Dopo l'11 settembre 2001 aderì a tesi complottistiche per spiegare l'abbattimento delle Torri Gemelle. Bastava un clic su Google per rintracciare questi precedenti.

Un'altra grave falla ha riguardato il pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. La ricomposizione dello scisma con i lefebvriani fa parte, logicamente, delle sue competenze, che comprendono anche i rapporti tra la Chiesa e l'ebraismo. Ma il cardinale che lo presiede, Walter Kasper, ha detto di essere stato tenuto fuori dalla delibera: cosa tanto più sorprendente in quanto l'emissione del decreto di revoca della scomunica è avvenuta durante l'annuale settimana di preghiera per l'unità dei cristiani e a pochi giorni dalla giornata mondiale di memoria della Shoah.

Non solo. È apparso del tutto carente anche il lancio mediatico della decisione. La sala stampa del Vaticano si è limitata, sabato 24 gennaio, a distribuire il testo del decreto, nonostante la notizia fosse già trapelata da alcuni giorni e su di essa già stesse montando la polemica accesa dalle dichiarazioni negazioniste di Williamson.

C'è un confronto che illumina. Il giorno precedente, 23 gennaio, la stessa sala stampa aveva organizzato con grande pompa il lancio del canale vaticano su YouTube. E pochi giorni dopo, il 29 gennaio, avrebbe lanciato, sempre con grande dispiegamento di persone e di mezzi, un convegno internazionale su Galileo Galilei in programma per la fine di maggio. In entrambi i casi l'obiettivo era di trasmettere ai media il senso autentico dell'una e dell'altra iniziativa.

Niente di simile, invece, è stato fatto per il decreto riguardante i vescovi lefebvriani. Eppure gli elementi per un suo lancio adeguato c'erano tutti. E anche i tempi erano quelli giusti.

Era in corso la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani; era imminente la giornata della memoria della Shoah; in Italia c'era stata pochi giorni prima, il 17 gennaio, la giornata per il dialogo tra cattolici ed ebrei. Il cardinale Kasper, il maggior responsabile della curia su entrambi i versanti, sarebbe stato la persona ideale per presentare il decreto, inquadrarlo nella persistente situazione di scisma, indicare le finalità della revoca della scomunica, ricapitolare i punti sui quali i lefebvriani venivano chiamati a riconsiderare le loro posizioni, dall'accettazione piena del Concilio Vaticano II al superamento del loro antigiudaismo. Quanto a Williamson, non sarebbe stato difficile circoscrivere il suo caso: restando fermo sulle sue aberranti tesi negazioniste, si sottraeva egli stesso al gesto di "misericordia" del papa.

Ebbene, se niente di questo è avvenuto, non è per colpa della sala stampa vaticana e del suo direttore, il gesuita Federico Lombardi, ma degli uffici di curia dai quali ricevono i comandi.

Uffici di curia che si riassumono nella segreteria di stato.

* * *

Da Paolo VI in poi, la segreteria di stato è l'apice e il motore della macchina curiale. Ha l'accesso diretto al papa e governa la messa in opera di ogni sua decisione. La affida agli uffici competenti e ne coordina il lavoro.

Ebbene, nell'intera vicenda della revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani, il segretario di stato, cardinale Tarcisio Bertone, pur di solito attivissimo e loquace, si è distinto per la sua assenza.

Il suo primo commento pubblico sulla questione è arrivato il 28 gennaio, in margine a un convegno romano nel quale era conferenziere.
Ma più che le parole, sono mancati da parte sua gli atti adeguati alla gravità della questione. Prima, durante e dopo l'emissione del decreto.

Benedetto XVI è stato lasciato praticamente solo e la curia è stata abbandonata al disordine.

Che papa Ratzinger abbia rinunciato a riformare la curia è ormai sotto gli occhi di tutti. Ma si ipotizzava che egli avesse sopperito a questa sua non scelta affidando la guida degli uffici a un segretario di stato dinamico e di polso, Bertone.

Oggi anche questa ipotesi si rivela in difetto. Con Bertone la curia appare più disordinata che prima, forse anche perché egli non vi si è mai completamente dedicato, per curarne le disfunzioni. Bertone svolge la gran parte della sua attività non dentro le mura vaticane ma fuori, in un incessante giro di conferenze, di celebrazioni, di inaugurazioni. I suoi viaggi all'estero sono frequenti e densi di incontri e di discorsi come quelli di un Giovanni Paolo II in piena salute: dal 15 al 19 gennaio è stato in Messico e in questi giorni è in visita in Spagna. Di conseguenza, il lavoro che gli uffici della segreteria di stato dedicano a queste sue attività esterne è tutto lavoro in meno per il papa. O talvolta è un inutile raddoppio: ad esempio quando Bertone tiene un discorso sullo stesso tema e allo stesso uditorio al quale poco dopo parlerà il papa, con i giornalisti puntualmente in caccia delle differenze tra i due.

La personale devozione di Bertone a Benedetto XVI è al di fuori di ogni dubbio. Non così quella di altri ufficiali di curia, che continuano ad avere campo libero. Può darsi che alcuni avversino consapevolmente questo pontificato. Di certo, i più semplicemente non lo capiscono, non ne sono all'altezza.

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Perfetto! Non ho altro da aggiungere!
R.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Che papa Ratzinger abbia rinunciato a riformare la curia è ormai sotto gli occhi di tutti.


scusate, ma perché non lo ha fatto (e a quanto sembra non lo farà)? ci sono dei motivi precisi?

Raffaella ha detto...

Penso che ci siano questioni molto piu' urgenti di cui il Papa in persona debba occuparsi: la catechesi, la predicazione, la liturgia.
La riforma della curia era stata delegata proprio perche' il Papa non puo' occuparsi di tutto.
Ora urge che ciascuno si assuma per intero le proprie responsabilita'!
R.

Anonimo ha detto...

Noto che Magister non prende in considerazione il ruolo del segretario del Papa, la persona che più gli è vicina. Don Georg non dovrebbe essere i suoi occhi e le sue orecchie? Avvertire ogni mutamento dell'aria, mettere sull'avviso il Papa riguardo ciò che non va? Com'è diverso dal roccioso e accorto, seppur per molti versi ingombrante, Don Stanislao.
Alessia

Scenron ha detto...

Cara Raffaella, due articoli molto ben fatti:

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/02/vaticano-tradizionalisti.shtml?uuid=377f74aa-f28f-11dd-a230-a1b3aadf51bf&DocRulesView=Libero

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/02/vaticano-governance.shtml?uuid=28dcf472-f28f-11dd-a230-a1b3aadf51bf&DocRulesView=Libero

:-)

Anonimo ha detto...

IL PAPA NON E' SOLO.Ci siamo noi e ci sono milioni e milioni di fedeli nel mondo che lo apprezzano, lo amano e lo sostengono con la preghiera. Certo non possiamo materialemnte sostenerlo in curia, perchè la nostra voce è ininfluente, ma grazie anche a questo blog e a tutta la rete possiamo far sentire che ci siamo e che non dormiamo.
Ho saputo che anche il mio parroco (che ho sempre ritenuto un "progressista", anche se sempre fedele alla Chiesa) domenica nel recitare il rosario ha invitato a pregare incessantemente per il Papa e per l'Italia. Maria Pia

Caterina63 ha detto...

Apprezzo Sandro Magister, ma questa volta non condivido la sua analisi....^__^

Intanto non è vero che il Papa non ha ritoccato la Curia....in 4 anni ha cambiato molti nomi, ha cambiato anche il suo vicario a Roma rompendo così una roccaforte politica di stampo progressista guidata da Ruini per oltre 20 anni....e che seppur si riprese negli ultimi 5 anni, restano i danni da lui apportati...

Non concordo neppure su questo flagellamento alla Curia ogni volta che DALL'ESTERNO con la complicità di qualcuno (indubbiamente) all'interno, si scatenano polemiche e si CREANO A TAVOLINO trame diaboliche per bloccare un progetto pontificio...

E' accaduto molte volte nel lungo pontificato di Wojtyla, ma certi vaticanisti (tutti direi) non l'hanno ancora imparato o forse non l'hanno ancora capito...
^__^

A.R. ha detto...

Vi ricordo che anche Giovanni Paolo II tentò di riformare al Curia (che non vuol dire solo cambiare persone, ma cambiare mentalità e attribuzione di potere), e non gli è mai riuscito. Per questo aveva deciso di governare la chiesa andando localmente e di persona a visitarla, con infaticabile volontà di viaggiare fuori del Vaticano.
Papa Benedetto l'ha affermato fin dalla famosa via crucis prima della morte di GPII che c'è tanta "sporcizia" anche dentro la Chiesa. Ma far le pulizie, quando lo sporco è ormai pluridecennale, non è un affare da poco.

euge ha detto...

cara Caterina io sono di parere leggermente diverso dal tuo. Infatti, molto probabilmente magister per riforma della Curia in generale, forse non intende solo ed esclusivamente un cambio di perone ma, della struttura e dello snellimento ed aggiornamento di alcuni suoi uffici; mi pare che questo manchi. Dobbiamo anche dire, che in Curia tutti amano Benedetto XVI e non tutti amano il suo modo di parlare chiaro e diretto sappiamo benissimo quanto faccia male sentirsi dire in faccia la verità e quanto sia scomodo essere promotori e sostenitori della verità. Riguardo al cambio che c'è stato di Ruini, che non era assolutamente il mio ideale, non mi pare che Vallini si sprechi più di tanto l'unico suo intervento in piazza S. Pietro, è stato la domenica in cui si celebrava l'unità dei cristiani e poi? Più nulla. Mi aspettavo sinceramente, che Vallini come vicario del Papa per la città di Roma, facesse sentire in maniera fattiva la vicinanza non solo sua ma, di tutta la diocesi di Roma, in un momento in cui, il Papa sta attraversando una parte difficile del suo Pontificato ed invece nulla. Ti ricordo che, almeno Ruini riuscì a portare in piazza la diocesi di Roma insieme ai ragazzi della sapienza, nel famoso Angelus che seguì il vergognoso episodio della sapienza appunto. In questa circostanza, invece, ho costatato da parte non solo di Vallini ma, di tutta la diocesi di Roma, un silenzio incomprensibili, e dolorosamente inaccettabile.

euge ha detto...

Dimenticavo cara caterina volevo anche farti notare ritornando al discorso di quanto Benedetto XVI sia non amato dalla Curia, lo sgradevole episodio dei dati statistici erroneamente spifferati al ribasso riguardo all'affluenza dei fedeli rilasciati dalla Prefettura della Casa Pontificia quando era facilissimo immagini alla mano, sostenere il contrario. Per esempio alla voce Angelus sicuramente manca l'Angelus della sapienza che portò in piazza in una sola volta sicuramente dalle 150.000 alle 200.000 persone visto ghe la piazza era piena in ogni suo spazio.

Anonimo ha detto...

E' il sistema di comunicazione che andrebbe ritoccato. Un ufficio stampa troppo aggressivo non sarebbe certo nelle corde del nostro Papa, però, dato per scontato oramai che quello che arriva ai lettori dai giornali subisce varie interpretazioni, varie strumentalizzazioni, la Sala Stampa Vaticana dovrebbe utilizzare i propri canali - tutti i canali - per offrire una comunicazione in tempo reale, un po' come si fa su questo blog, ogni volta che nasce una polemica strumentale. E' questo il suo compito. Il materiale c'è per rispondere e puntualizzare: sono i discorsi del Papa ed è il Magistero della Chiesa. Non si tratta di mettersi alla pari. Si tratta di canalizzare la verità che gli altri calpestano. Anche la comunicazione con i media è un canale di evangelizzazione: è proprio la Chiesa a sostenerlo, fin dal 1963, quando fu approvato il decreto "Inter Mirifica".
E poi... il canale di You Tube ..., sembra quasi un'occasione sprecata. Ma perchè non mettere i discorsi integrali del Papa e far sentire solo la sua voce? Sfido chiunque a fargli dire cose diverse.
Purtroppo i lettori e chi smanetta su Internet vanno imboccati come i bambini. Perchè lo comprendono solo i manipolatori?
Sì il Papa non è solo. Ci siamo noi, ma purtroppo non siamo la voce ufficiale!

euge ha detto...

stedb hai ragione soprattutto riguardo al nuovo canale aperto su You Tube; ci sono andata subito e sinceramente lo trovo anch'io non a pieno regime di funzionamento. Perchè non usarlo per far capire a chi lo visita le priorità ed il significato del Magistero di Benedetto XVI? Perchè limitarsi soltanto a fare una sterile raccolta di filmati del CTV e di radio giornali della Radio Vaticana che sono facilmente reperibili nel sito della Santa Sede? Perchè non usarlo proprio p'er smantellare questa situazione che si è creata falsamente intorno al Santo Padre ed al suo operato? Perchè non creare uno spazio dedicato all'approfondimento degli atti di magistero?
Forse questi interrogativi non avranno mai una risposta; mi auguro che dopo tutto questo casino qualcuno cominci a lavorare come si deve in tutto e per tutto.

Anonimo ha detto...

Ma se Obama ha licenziato il governatore dell'Illinois e due ministri, e continua con i bombardamenti di civili in Afghanistan, nessuno si scalda più di tanto. Certo che ci sono state delle carenze macroscopische, ma tutti pretendono dalla Chiesa la perfezione ad altri condonata. E qualcuno che aiuta per la discesa si trova sempre.Saluti, Eufemia

Anonimo ha detto...

Non mi piace questo articolo, non mi piace il comunicato stampa della Segreteria di Stato (a parte ovviamente l'appello commovente del Papa). Di tutto quel che leggo non mi piace proprio niente. Tutto nella Chiesa è stato giocato in difensiva, tutti rispondono dimostrando paura, insicurezza, sindromi di colpa, code di paglia.
Invece l'atto di Papa Benedetto XVI giganteggiava in motivazioni, finalità, carità e purezza, rispetto a tutti gli attacchi e alle polemiche false e pretestuose che ha ricevuto, come tutti i documenti in questo blog stanno lì a dimostrare.
Ormai si è saputo del complotto massonico ben predisposto (colpo abile dei nemici) e si sa che ci sono traditori e collaborazionisti interni (il fumo di Satana).
A questo punto tutti gli altri - noi compresi - dovevano far quadrato e rispondere tutti insieme per le rime contro gli attacchi, bisognava mandarli tutti a quel paese, perchè i nostri avversari sono tigri di carta: forti con i deboli e deboli con i forti.
Se la Chiesa non corrotta tutta insieme avesse fatto così, non saremmo arrivati a questo punto.
Invece ora mi pento anch'io per l'eccessiva attenzione che io stesso ho prestato in questo momento ai problemi interni.
Con tutte le proprie debolezze e tradimenti interni, con i propri errori ed ingenuità, la Chiesa doveva far sì i conti, ma non ora. Doveva rimandare analisi, prognosi, terapie ed amputazioni alla fine della battaglia, concentrandosi per ora in un combattimento serrato e unitario contro l'attacco esterno.
Invece che continuare a cercare i propri errori, scusarsi, rimangiarsi, cercare di asciugare il latte versato, la Chiesa doveva continuare a rigettare la pretestuosità, infondatezza e malvagità, anzi "perfidia", degli attacchi e a riaffermare la propria sovranità e la bontà dell'azione del Papa.
Invece ormai sembra che tutti - Magister e Segreteria di Stato compresi - arrivino ad ammettere implicitamente che in fin dei conti la Chiesa/il Papa ha sbagliato.
Blea... mi vien da vomitare.
Il Santo Padre è il solo UOMO in un mondo di larve e di iene..

Raffaella ha detto...

In questo momento, caro Anonimo, mi e' difficile darti torto.
Lo dico in tutta onesta'.
R.

Anonimo ha detto...

Pur non potendosi tornare indietro, con i "se", viene però il legittimo dubbio: se gli Uffici competenti della Curia avessero usato maggior diligenza andandosi a guardare ad ogni buon fine i profili dei quettro Vescovi ordinati da Mons. Lefebvre, se essi avessero "intercettato" in particolare le dichiarazioni di Williamson sull'Olocausto, non avrebbero consigliato Papa Benedetto di soprassedere alla revoca per il momento oppure di disporre la revoca e di comminare un richiamo a Williamson? Magari Papa Benedetto li avrebbe ascoltati? Che ne pensate? Comunque ha ragione Magister sulla scarsa diligenza degli Uffici di Curia, e in particolare sulla clamorosa defaillance della Segretaria di Stato, entrambi hanno dato prova di non saper neanche comunicare le decisioni del Papa, figuriamoci se saranno all'altezza di attuarle. Buona serata. Carla

Anonimo ha detto...

Probabilmente il Papa vuole ricomporre lo scisma, come si adoperò per la dichiarazione comune sulla giustificazione coi luterani. Ma troppi nella Chiesa lo hanno interpretato come uno spostamento delle posizioni acquisite: voler arruolare i lefebvriani per indebolire i progressisti. Mi sembra che il negazionismo sia stato solo un pretesto per fermare questo processo. Viste tutte le condizioni poste ora dalla Segreteria di Stato, la manovra è riuscita, gli ebrei oltranzisti e i protestanti ringraziano.A meno che Fellay, senza l'"aiuto" di Castrillon, sia così bravo da condurre la maggiorparte delle pecorelle smarrite all'ovile. Saluti, Eufemia

Anonimo ha detto...

Si continua a parlare: cattolici contro cattolici, forze esterne che attaccano Il Papa.
Il Caso Lefebvre e' ben piu' importante della sua consistenza numerica. personalmente ritengo che esso nasca da una difficolta' di inserire il Concilio sulla scia degli altri Concili.E' un dato di fatto, i testi sono li'.... L'intervento del Papa alla Curia attesta questo problema e indica uno sforzo di inserirlo nell'alveo degli altri. A Mio avviso.
2) La Fraternita' scismatica va bene....

Ho vissuto in Francia per 9 mesi... Lo sapete che in una citta' come Nizza nel giorno del corpus Domini c'e' non c'e' stata una processione pubblica con il Santissimo.....

Questo e' cattolicesimo???

SE NON VI era l'opposizione di Lefebvre OGGI NN VI SAREBBERO TUTTE le comunita' Ecclessia Dei, nate anche esse nella "disobbedienza" e oggi ala marciante del cattolicesimo francese....

La questione della Shoah... Con tutto il doveroso rispetto per i morti trucidati barbaricamente, penso che abbiamo anche il dovere di ricordare anche gli altri genocidi: Vandeano, dei comunisti, degli zingari degli armeni ect.....

Ogni uomo innocente ucciso dalla violenza merita rispetto.