lunedì 2 marzo 2009

Il Papa: Far fronte insieme. Crisi economica e nuove povertà (Zavattaro)


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Crisi economica e nuove povertà

Fabio Zavattaro

La crisi globale che investe l’economia, la finanza, ma anche il mondo del lavoro, è tema che Papa Benedetto ha già affrontato diverse volte. Questo perché è, come dire, dovere della chiesa riflettere sulle scelte, e sugli errori, che hanno portato ad una simile situazione; un dovere che va esercitato, scriveva L’Osservatore Romano, “con coraggio e concretezza, senza ricorrere a moralismi ma motivandolo con ragioni concrete e comprensibili a tutti”. E lo fa mettendo in primo piano, all’Angelus, l’attenzione che va data al lavoratore e alle famiglie.
Ricorderete le parole ai parroci e ai sacerdoti di Roma, e quell’analisi che guardando alla crisi metteva in luce i guasti di un sistema basato sull’idolatria del denaro e sull’egoismo, che oscurano nell’uomo ragione e volontà. È una fase difficile e complessa non solo dal punto di vista economico, ma anche nella vita politica, dove il cosiddetto bene comune sembra essere stato cancellato per lasciare posto agli interessi di parte, all’egoismo di alcuni.
Ed è qui che si inserisce Benedetto XVI con la sua riflessione domenicale all’Angelus. Sappiamo, e siamo in attesa, che il tema della crisi in qualche modo sarà anche tema della sua prossima enciclica sociale – dal titolo, secondo un’agenzia francese, Caritas in veritate – così come una lettura del fenomeno della globalizzazione. Nel suo discorso successivo alla recita della preghiera mariana, il Papa guarda al mondo del lavoro e alla crisi che investe la realtà produttiva. La prima citazione è per i lavoratori della Fiat di Pomigliano d’Arco, circa 5.500 persone in cassa integrazione dallo scorso anno. Ma in crisi, ricorda alla radio Vaticana il parroco di San Felice in Pincis, a Pomigliano, don Peppino Gambardella, è anche l’indotto, cioè altre 9 mila persone che direttamente o indirettamente vivono del lavoro della Fiat. “La Caritas si sta affollando di nuovi poveri”, ricorda don Gambardella. “C’è chi chiede un aiuto per pagare le bollette, chi chiede viveri, chi lavoro. Sono situazioni di disperazione e abbiamo paura che questo fenomeno faccia crescere l’usura, i furti, la delinquenza”.
Papa Benedetto manifesta preoccupazione per la situazione di questi lavoratori, ma anche per altre situazioni “ugualmente difficili” come quelle che toccano la Sardegna, il Sulcis Inglesiente, o la Toscana, Prato. Dal presidente della Provincia toscana, Massimo Logli, un ringraziamento per questa attenzione straordinaria a Prato e al valore di chi lavora. Il Papa esprime la sua vicinanza alle famiglie colpite da queste difficoltà, come già hanno fatto i vescovi di quei territori. E poi l’appello che va nella direzione di quella lettura della crisi che Benedetto XVI ha avviato: “desidero esprimere , afferma, il mio incoraggiamento alle autorità sia politiche che civili, come anche agli imprenditori, affinché con il concorso di tutti si possa far fronte a questo delicato momento. C’è bisogno infatti di comune e forte impegno, ricordando che la priorità va data ai lavoratori e alle loro famiglie”. Come dire, è dal valore di chi lavora che bisogna ripartire perché la prima vittima della crisi è proprio il lavoratore. C’è, dunque, bisogno di conversione anche nel mondo della produzione.
Parole che nel tempo di Quaresima assumono un rilievo del tutto particolare. È tempo di perdono, di penitenza, la Quaresima; “tempo di rompere con il peccato, di vincere le tentazioni e porre la fiducia in Dio”. Tempo della prova, del deserto: quarant’anni del popolo di Israele; quaranta giorni di Gesù. La lotta tra il bene e il male, gli Angeli e Satana. Di fronte alla prova, alle sofferenze non è difficile trovare chi lamenta il silenzio di Dio, ma Dio non è lontano: è accanto nell’angoscia per condividere la stessa angoscia, dicevano gli antichi rabbini. Dio assente, muto, che non parla. O forse non siamo noi i sordi, incapaci di ascoltarlo e di trovarlo. Proviamo a leggere attraverso questa riflessione, la crisi economica e le difficoltà che il mondo del lavoro si trova ad affrontare. È proprio in questa corsa al profitto, al guadagno, al sostituire Dio con altri idoli più materiali, che si trova, per Papa Benedetto, la radice della vera e profonda crisi del nostro mondo. Non è dunque il silenzio di Dio, ma la sordità dell’uomo che deve interrogarci.
Ecco che tornare ai valori quali la solidarietà, guardare al bene comune e a una distribuzione equa dei beni, diventano le strade su cui procedere: “i grandi progetti di riforma non posso realizzarsi compiutamente senza un cambiamento di rotta individuale. Se non ci sono i giusti – ha ricordato Benedetto XVI ai parroci romani – non ci può essere neanche la giustizia”.
Alla base di tutto, se vogliamo, c’è proprio quel bisogno di “accorgersi” dell’altro, di vederlo come un nostro fratello e non un “nemico”, un “estraneo”. Scriveva l’allora cardinale Joseph Ratzinger che la povertà più profonda è l’incapacità di gioia, che “suppone e produce l’incapacità di amare, produce l’invidia, l’avarizia – tutti i vizi che devastano la vita dei singoli e il mondo”.

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