venerdì 19 dicembre 2008

Card. Scola: un «Papa teologo» in ascolto dell’amore di Dio (Dal Mas)


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il libro

Scola: un «Papa teologo» in ascolto dell’amore di Dio

Ieri sera a Venezia è stato presentato il libro curato da Magister «Omelie. L’anno liturgico narrato da Joseph Ratzinger, Papa»

Nella 'Deus caritas est'» «L’esperienza dell’amore sgorga per ciascuno di noi da quella dell’essere amati che permanentemente ci precede e ci costituisce. Una precedenza che vive eucaristicamente nella Chiesa».

DI FRANCESCO DAL MAS

E' perfino «commovente» la «dedizione» ma anche la «decisione» con cui il Papa «prende sul serio il popolo» quando, però, è vivo. Lo ha sottolineato il cardinale Angelo Scola, patriarÈ ca di Venezia, ieri alla presentazione del volume «Omelie. L’anno liturgico narrato da Joseph Ratzinger, Papa», curato dal vaticanista dell’Espresso Sandro Magister e pubblicato da «Libri Scheiwiller».
Con Scola e Magister è intervenuto il direttore dell’Istituto Italiano di Scienze Umane di Firenze e editorialista di Repubblica Aldo Schiavone.
«La centralità della questione Dio per la storia degli uomini accompagna la predicazione di Papa Benedetto e giustifica l’interesse del volume» – ha sottolineato Scola, evidenziando che «la teologia di Ratzinger, feconda confluenza di dogma e storia, è in senso pieno narrazione dell’avvenimento dell’incontro personale con Cristo nella Chiesa» e che l’interesse non può essere solo per i credenti. Ma perché «Dio non manchi» è necessario che lo si possa riconoscere, cioè incontrare di persona.
«'Sufficiente' – ha aggiunto – è soltanto la realtà di Cristo». Dove «sufficiente» significa l’unico indispensabile. Così il giovane teologo Joseph Ratzinger. Ora, con la sua predicazione da Papa – ha specificato Scola – è permanentemente teso a proporre con umile tenacia la forza onnicomprensiva di questa affermazione, perché «la fede non dev’essere presupposta, ma proposta». L’incontro tra la libertà di Dio e la libertà dell’uomo è ben espresso, secondo Scola, dalla struttura liturgica del destino dell’uomo, presente in modo efficace nelle pagine delle «Omelie». E, «questa attenzione al soggetto Chiesa che celebra la liturgia, che interpreta la Scrittura, che contempla e adora i misteri della fede, spiega anche i pressanti richiami alla conversione presenti nelle omelie di Benedetto XVI».
Ma qual è l’orizzonte della liturgia, dell’opera di santificazione che lo Spirito compie nella Chiesa? Indubbiamente l’adorazione di Dio e la conversione dell’uomo. Una conversione che è determinata dal richiamo al «volgersi della nostra anima verso Gesù Cristo e così verso il Dio vivente, verso la luce vera».
Domandandosi quale sia la chiave unitaria di lettura delle omelie pubblicate nel volume il patriarca di Venezia ha poi osservato che il filo rosso può essere identificato con il titolo della sua prima enciclica: «Deus caritas est». È la domanda delle domande, quella che la ragione non cessa di porre, in modo più o meno elaborato. La domanda, appunto, di amore.
«L’esperienza dell’amore – ha detto Scola – sgorga per ciascuno di noi da quella dell’essere amati che permanentemente ci precede e ci costituisce. Una precedenza che vive eucaristicamente nella Chiesa. Infatti è proprio nell’Eucaristia che il Dio che ci ha amato per primo viene permanentemente al nostro incontro». E il popolo, in questo contesto, quale ruolo gioca? È l’interlocutore.
«Annota, a proposito dei grandi oratori romani, Leopardi nello 'Zibaldone': 'Osservate come l’eloquenza vera non abbia fiorito mai se non quando ha avuto il popolo per uditore. Intendo un popolo padrone di sé, e non servo, un popolo vivo e non un popolo morto'». Le omelie di Papa Benedetto hanno certamente come interlocutore un simile popolo e non solo il popolo dei fedeli. «La commovente dedizione e decisione con cui il Papa prende sul serio questo popolo – ha sottolineato il patriarca di Venezia – spiega lo spessore della sua predicazione e lo straordinario ascolto che riceve da parte di tutti, giovani e adulti, semplici ed eruditi, dai bambini fino agli intellettuali e ai capi di stato».
Da queste omelie, alcune dette a braccio – ha detto Sandro Magister, presentando il suo lavoro – emerge tutta l’autenticità del pensiero di Papa Benedetto. Schiavone, dal canto suo, ha riferito di essere rimasto molto colpito dal passaggio di un’omelia: «Il cielo non appartiene alle geografia dello spazio ma alla geografia del cuore». Un’idea che mi è molto piaciuta – ha chiosato Schiavone – perché è teologia calata nella storia.

© Copyright Avvenire, 19 dicembre 2008

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