sabato 6 dicembre 2008

Il Papa : la legge naturale, garanzia per la dignità umana (Liut)


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LE PAROLE DI PIETRO

L’udienza con il Pontefice ha chiuso ieri i lavori della Sessione plenaria annuale dell’organismo legato alla Congregazione per la dottrina della fede.

La delegazione guidata da monsignor Ladaria

Il Papa : la legge naturale, garanzia per la dignità umana

Il discorso alla Commissione teologica internazionale: «Urgente far comprendere come l’essere porti in sé un messaggio morale»

DI MATTEO LIUT

La legge naturale «costituisce la vera garanzia offerta ad ognuno per vivere libero e rispettato nella sua dignità di persona, e per sentirsi difeso da qualsivoglia manipolazione ideologica e da ogni sopruso perpetrato in base alla legge del più forte». È un forte richiamo al ruolo fondamentale che la teologia continua ad avere nel contesto odierno a chiudere i lavori dell’annuale Sessione plenaria della Commissione teologica internazionale.
Un richiamo lanciato ieri da Benedetto XVI durante l’udienza con i partecipanti all’incontro svoltosi presso la «Domus Sanctae Marthae» in Vaticano sotto la guida di monsignor Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario generale dell’organismo. Commentando l’imminente pubblicazione di un documento della Commissione dal titolo «Alla ricerca di un’etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale», il Papa ha ricordato che oggi è urgente e necessario «creare nella cultura e nella società civile e politica le condizioni indispensabili per una piena consapevolezza del valore irrinunciabile della legge morale naturale».
Compito alto, quindi, per la teologia, che si trova però a lavorare in un mondo «in cui il concetto metafisico della legge naturale è quasi assente, incomprensibile » per la forte influenza delle scienze naturali. Spetta, quindi, ai «pensatori della fede» far comprendere che «l’essere stesso porta in sé un messaggio morale e un’indicazione per le strade del diritto» In questo orizzonte si inserisce la fondamentale riflessione proprio sui metodi della teologia, «scienza della fede» cui oggi viene richiesto dall’opinione pubblica «di promuovere il dialogo tra le religioni e le culture, di contribuire allo sviluppo di un’etica che abbia come proprie coordinate di fondo la pace, la giustizia, la difesa dell’ambiente naturale». Ambiti fondamentali ma non esclusivi per la teologia, la cui priorità «è parlare di Dio, pensare Dio», ha sottolineato il Papa . «La teologia parla di Dio perché Dio stesso ha parlato con noi – ha aggiunto –. Il vero lavoro della teologia è entrare nella parola di Dio, cercare di capirla per quanto possibile e di farla capire al nostro mondo».
Ecco perché «la fede non solo non è contraria alla ragione, ma apre gli occhi della ragione, allarga il nostro orizzonte e ci permette di trovare le risposte necessarie alle sfide dei diversi tempi». E se «l’identità della teologia» è «intesa come riflessione argomentata, sistematica e metodica sulla Rivelazione e sulla fede», ha detto il Papa , allora il suo metodo «non potrà costituirsi solo in base ai criteri e alle norme comuni alle altre scienze, ma dovrà osservare innanzitutto i principi e le norme che derivano dalla Rivelazione e dalla fede, dal fatto che Dio ha parlato».
E il teologo dovrà fare i conti con questa realtà: «La virtù fondamentale del teologo – ha ricordato Ratzinger – è di cercare l’obbedienza alla fede, l’umiltà della fede che apre i nostri occhi: questa umiltà che rende il teologo collaboratore della verità ».
L’obbedienza alla verità, ha concluso il Pontefice, non significa «rinuncia alla ricerca e alla fatica del pensare; al contrario, l’inquietudine del pensiero, che indubbiamente non potrà mai essere nella vita dei credenti del tutto placata, sarà un’inquietudine che li accompagna e li stimola nel pellegrinaggio del pensiero verso Dio, e risulterà così feconda».

© Copyright Avvenire, 6 dicembre 2008

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