sabato 13 dicembre 2008

Il Vaticano sull'embrione: «Ha dignità di persona» (Il Tempo)


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Il Vaticano sull'embrione «Ha dignità di persona»

L'embrione umano ha «dignità di persona», la «sperimentazione selvaggia» pone interrogativi anche ai laici e i tempi potrebbero essere maturi per uno «sforzo comune» di credenti e non credenti sulla bioetica. Così è nata la Istruzione della Congregazione per la dottrina della fede «Dignitas personae», pubblicata ieri.

«L'embrione umano ha fin dall'inizio la dignità propria della persona», afferma dunque l'Istruzione, ed è la prima volta in un documento dottrinario della chiesa cattolica. E da questo riconoscimento di dignità fa discendere una serie di restrizioni alla ricerca e alla prassi dei credenti, dalla contraccezione alla procreazione assistita, fino all'uso per la ricerca delle staminali embrionali e ad alcune tecniche genetiche.
Presentando il testo alla stampa, monsignor Rino Fisichella ha spiegato che i tempi sono «favorevoli» per uno sforzo comune di «credenti e non credenti» sui temi della vita, visto che viviamo «un momento di passaggio culturale caratterizzato dalla mutazione dei concetti fondamentali che abbiamo usato fino ad oggi», e questo a causa della «sperimentazione selvaggia».
Il documento, annunciato da tempo, approvato dal Papa lo scorso giugno, in una quarantina di pagine si propone di aggiornare la «Donum vitae» del 1987 che, ricorda il testo attuale, «non ha definito che l'embrione è persona, per non impegnarsi espressamente su un'affermazione di indole filosofica».
«La realtà dell'essere umano, infatti, per tutto il corso della sua vita, prima e dopo la nascita - afferma la "Dignitas personae" - non consente di affermare nè un cambiamento di natura nè una gradualità di valore morale, poichè possiede una piena qualificazione antropologica ed etica. L'embrione umano, quindi - prosegue il testo - ha fin dall'inizio la dignità propria della persona».
Questa definizione era stata già in certa misura prefigurata nel discorso che Benedetto XVI ha fatto alla Congregazione per la dottrina della fede il 31 gennaio 2008. A partire dalla Istruzione, ha osservato il segretario della Congregazione per la dottrina della fede Luis Ladaria, «ci vuole molto poco a dire che l'embrione è persona». Ma, ha aggiunto monsignor Fisichella, «il dibattito filosofico è ancora molto complesso, ha conseguenze anche nell'ambito giuridico e il problema non è solo lo spazio filosofico ma anche lo spazio giuridico: in alcuni sistemi parlamentari - ha sottolineato - la persona viene definita come soggetto di diritti umani a un determinato momento, in altri sistemi è diverso». «Dato il carattere dottrinale di questo documento - ha aggiunto - non si può entrare nel dibattito, ma certo viene ribadito che l'embrione ha una dignità che è tipica della persona umana».
Il passo ulteriore della «Dignitas personae» rispetto alla «Donum vitae», ha rilevato Fisichella «non è un escamotage, ma è un modo per esprimere l'identità dell'embrione, per dire che non è "muffa" come pure qualcuno ha sostenuto ma una vita a cui va riconosciuta dignità» e questa definizione «non entra nel dibattito ma certamente riconosce la realtà dell'embrione».
Il Vaticano non ha per il momento intenzione di affrontare un aggiornamento delle tematiche sul fine vita. «Sul fine vita la Pontificia accademia per la vita - ha informato monsignor Fisichella, che ne è presidente - non sta finora studiando nulla». Monsignor Ladaria ha aggiunto che ci sono già testi dottrinali sul fine vita, sia della sua Congregazione che la enciclica di papa Wojtyla Evangelium vitae. «Non c'è a questo momento urgenza - ha sottolineato - di riproporre questioni già proposte».
Tra le reazioni, fortemente critica quella di Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, secondo il quale è «inaccettabile che il Vaticano dia indicazioni a tutti i ricercatori, che invece devono compiere il loro lavoro secondo coscienza».

© Copyright Il Tempo, 13 dicembre 2008 consultabile online anche qui.

La proposta

«Le adozioni sono meglio delle provette»

«Il desiderio di un figlio non può giustificarne la "produzione", così come il desiderio di non avere un figlio già concepito non può giustificarne l'abbandono o la distruzione». Lo afferma la Istruzione vaticana «Dignitas personae».

Il documento della Congregazione per la dottrina della Fede ribadisce l'invito ad adottare bambini orfani anzichè accanirsi su tecniche riproduttive moralmente illecite e dà una risposta negativa anche alla adozione degli embrioni congelati ricavati dalla fecondazione in vitro, e che nessuno reclama.
Tale parere negativo va contro tra l'altro alla prassi di alcuni movimenti cattolici che, come il Movimento per la vita, hanno sollecitato i propri aderenti a adottare gli embrioni congelati per impiantarli e farli nascere. Nel presentare il testo nella sala stampa vaticana i relatori, e in particolare Maria Luisa di Pietro, docente di bioetica alla Cattolica, rispetto al no alla fecondazione assistita omologa hanno invece ribadito la liceità per la morale cattolica di una tecnica di prelievo dello sperma praticata dalla seconda metà degli anni Ottanta in strutture cattoliche: una specie di preservativo bucato, «non un profilattico, perchè è di diverso materiale - ha specificato Di Pietro - che permette il recupero del seme subito dopo l'atto coniugale» e viene a suo avviso incontro sia alle norme ecclesiastiche, che non vogliono la produzione di sperma disgiunta dalla procreazione, sia «alle esigenze psicologiche del coniuge maschio».
«Circa gli embrioni congelati, l'Istruzione li considera «una situazione di ingiustizia di fatto irreparabile» per i quali «non si intravede una via d'uscita moralmente lecita». E in conferenza stampa monsignor Sgreccia, presidente emerito della Pontificia accademia per la vita, ha ribadito che «il congelamento non va fatto, è un misfatto che non ha rimedio e una volta compiuto non si può correggere con un altro errore».
«Quella degli embrioni congelati - ha aggiunto il direttore della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi - è una via senza uscita, la Chiesa l'ha condannata fin dall'inizio, non ne ha la responsabilità e non ha una via moralmente lecita da indicare per uscirne».

© Copyright Il Tempo, 13 dicembre 2008 consultabile online anche qui.

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