giovedì 4 dicembre 2008

In Vaticano Presepe con statue di Sant'Andrea della Valle. L'albero è donato quest'anno dall'Austria


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In Vaticano Presepe con statue Sant'Andrea della Valle

Domani arriva l'albero, un abete di 33 metri del Sud Austria

Città del Vaticano, 4 dic. (Apcom)

Fervono i preparativi in Vaticano per le feste di Natale. Domani arriverà l'albero, un maestoso abete che quest'anno giunge dall'Austria, e anche la costruzione del presepe, nel cuore di piazza San Pietro, va avanti.
Sabato 13, alle ore 10, verrà piantata una vite, donata da un viticoltore austriaco, nipote del Governatore della Regione della Bassa Austria, nel giardino sottostante l'edicola della Madonna della Guardia.
Alla cerimonia saranno presenti il Governatore della Regione Bassa Austria, Erwin Proll con consorte, l'ambasciatore d'Austria presso la Santa Sede, Martin Boldof con consorte, il vescovo della diocesi di St. Polten, Klaus Kung che benedirà la pianta, circa 40 pellegrini ed un quartetto di ottoni che accompagneranno la cerimonia. Saranno presenti inoltre il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato, monsignor Renato Boccardo, segretario generale del Governatorato. Nel pomeriggio il Papa riceverà in udienza la delegazione della Regione della Bassa Austria, rappresentata dal Governatore Proll, accompagnato da circa 1.000 pellegrini.
Nel pomeriggio del 13 dicembre, alle ore 16,30, verrà collocato in piazza S. Pietro il grande abete vicino al Presepe. L'albero, un abete rosso di 120 anni di età ed alto 33 metri, proviene dai boschi della Bassa Austria, precisamente dal Comune di Gutenstain. Insieme alla pianta principale verranno donati una quarantina di esemplari più piccoli per la decorazione dell'Aula Paolo VI, della Sala Clementina, dell'Appartamento Pontificio e di Uffici della Curia Romana.
Oltre 2mila sfere e una grande stella orneranno il maestoso abete della piazza, il cui allestimento è curato tradizionalmente dalle maestranze vaticane.
L'accensione dell'Albero in piazza S. Pietro avverrà per mano di un bambino del coro di Altenburg durante una breve manifestazione presieduta dal cardinale Lajolo. L'evento sarà allietato dalla musica e dai canti eseguiti dagli strumentisti di Ziersdorf e dai cantori di Altenburg.
Le cerimonie natalizie continueranno il 24 dicembre con l'inaugurazione del tradizionale presepio realizzato, come di consueto, al centro della piazza.
La scena della nascita di Gesù, che domina il centro della rappresentazione, quest'anno è collocata sotto una struttura provvisoria coperta da semplici assi di legno, ricavata a ridosso delle mura della città.
L'ambientazione è arricchita dalla presenza di una torre di ingresso, di un grande portale che fa da sfondo alla Natività e da umili abitazioni contadine che si sviluppano intorno alle mura stesse. La rappresentazione è completata da una serie di personaggi dalle dimensioni statuarie che, sistemati con accorto gioco di prospettive, arricchiscono la scena. Parte delle statue provengono dal Presepio allestito nel 1842 da San Vincenzo Pallotti nella Basilica di Sant'Andrea della Valle, mentre altre sono state aggiunte successivamente.

© Copyright Apcom

Maga Maghella fiuta lontano un miglio la solita polemica :-)
R.

2 commenti:

Ornella ha detto...

A proposito di crocefisso e poi di Presepe, e poi di San Pasqua eccetera, ho letto oggi un articolo sul periodio Il Diario di Milano, il cui direttore Ettore Politi nel suo editoriale apre nuovi tristi e possibili scenari. Un articolo nel quale ritrovo le mie preoccupazioni per il futuro e che vorrei che anche altri leggessero per rifletterci sopra. Grazie


Si rischia la condanna
anche per il presepe?

di Ettore Politi

Il Crocefisso è stato bandito dalle scuole. Entro il mese di gennaio del prossimo anno, se i giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo non accoglieranno i ricorsi presentati dal Governo Italiano, la sentenza diverrà esecutiva: ovvero, il crocefisso nelle aule può rappresentare un modello di riferimento educativo per i ragazzi cattolici, ma non per quelli di altre religioni
oppure atei. I giudici di Strasburgo in poche righe hanno cancellato uno dei simboli dei duemila anni di storia culturale e religiosa nei quali il Popolo Italiano riconosce le proprie
radici. Quelle ‘radici giudaico-cristiane’ dell’Europa che l’11 dicembre del 2000 il parlamento Europeo non volle inserire nel testo della Carta Costituzionale, nonostante l’appello della Chiesa Cattolica e di molte forze
politiche. Ancora una volta, dunque, il rapido mutamento mondiale che riguarda la politica economica, sociale, cultu-
rale e che influisce inevitabilmente sugli stili di vita dei popoli, ne mette a dura prova anche i valori, siano essi morali o religiosi. Certo si è passati dall’ottuso conservatorismo di un tempo, che trovava una giustificazione a tutto solo per il fatto che ‘...è stato sempre così’, all’atteggiamento attuale, forse un po’irresponsabile verso ‘...è il mondo che cambia’. E che dovrebbe farci riflettere sul fatto che sostituire il set di ingombranti strumen-
ti chirurgici con una luce laser o un intero capannone per la progettazione industriale con un software installato su computer portatili, non può equivalere a sopprimere un simbolo millenario in nome del progresso civile. Di certo, lo scenario si potrà ulteriormente incupire quando qualcuno riterrà opportuno ricorrere contro i presepi nelle scuole perché rievocano la nascita di Cristo... o chissà contro cos’altro. Ora c’è da porsi anche una domanda di natura giuridica e politica: se per il Crocefisso esposto nelle scuole il governo italiano è stato condannato a pagare 5mila euro, quanti dovrebbe pagarne per l’esposizione dei presepi nelle scuole? Per non parlare di un ipotetico ricorso di tutte quelle famiglie di atei e non cristiani che ogni anno per circa 20 giorni, tra Natale e Pasqua, non possono mandare i loro figli a scuola ‘solo’perché altri, di un’altra fede religiosa, impongono loro di non studiare e di restare a casa attendendo la fine dei festeggiamenti per la nascita di
Gesù?

Anonimo ha detto...

Condivido l'articolo di Ettore Politi perchè ha tre caratteristiche essenziali: l'oggettività dei fatti, la rivendicazione del valore cristiano e della sua inviolabilità nel momento in cui esso è espressione del credo e della cultura di un popolo, l'inopportunità della sentenza della Corte di Strasburgo che,giusta sotto il profilo tecnico-giuridico, non tiene conto della sovranità culturale del popolo italiano e apre le porte per una conflittualità che rischia di colpire direttamente l'entità cristiana e la libertà di culto di ogni singolo fedele. L'articolo di Politi è equilibrato manifesto da tenere in grande considerazione.
Grazie, Giulietta