lunedì 2 febbraio 2009

Benedetto XVI ai vescovi della Turchia: la laicità è un valore, ma lo Stato assicuri la libertà religiosa dei cittadini (Radio Vaticana)


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Benedetto XVI ai vescovi della Turchia: la laicità è un valore, ma lo Stato assicuri la libertà religiosa dei cittadini

La distinzione tra sfera civile e religiosa va protetta, ma lo Stato deve al tempo stesso garantire la libertà religiosa: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel discorso ai vescovi della Turchia, ricevuti stamani in Vaticano in occasione della visita ad Limina. Il Papa, che ha ricordato il suo viaggio in terra turca nel 2006, ha invitato cristiani e musulmani a lavorare assieme per la pace e la giustizia. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto dal presidente della conferenza episcopale turca, mons. Luigi Padovese. Il servizio di Alessandro Gisotti:

I cristiani e i musulmani si impegnino assieme per l’uomo, per la vita, per la pace e la giustizia: è l’esortazione di Benedetto XVI nel discorso ai vescovi turchi in visita ad Limina. Il Papa ha ricordato che la Turchia è retta da una Costituzione che sostiene la laicità dello Stato, anche se la maggior parte dei suoi abitanti sono musulmani. “La distinzione tra la sfera civile e quella religiosa - ha osservato il Pontefice - è certamente un valore che va protetto”. Tuttavia, ha proseguito, lo Stato deve “assicurare in maniera efficace ai cittadini e alle comunità religiose la libertà di culto”, rendendo “inaccettabile qualsiasi violenza a danno dei credenti” di qualsiasi fede. In tale contesto, il Papa ha elogiato la volontà di dialogo dei presuli con le autorità turche, in particolare al fine di un “riconoscimento giuridico” della Chiesa cattolica e dei suoi beni:

“Un tale riconoscimento - ha affermato Benedetto XVI - non può che avere delle conseguenze positive per tutti”. Ed ha espresso l’augurio che siano stabiliti dei “contatti permanenti”, per esempio attraverso l’intermediazione di una Commissione bilaterale per studiare le questioni che non sono ancora state risolte. Il Papa non ha poi mancato di soffermarsi sull’Anno Paolino che, ha detto, ha un’importanza particolare nella terra dove l’Apostolo delle Genti è nato ed ha fondato numerose comunità. “Mi compiaccio vivamente - ha detto il Papa - per la dimensione ecumenica” impressa alle iniziative in Turchia per l’Anno Paolino, ed ha auspicato che possano registrarsi nuovi progressi sul cammino verso l’unità dei cristiani. D’altro canto, il Pontefice si è augurato che in Turchia sia sempre più facilitato ai pellegrini l’accesso ai numerosi luoghi significativi per la fede cristiana.

“L’esistenza delle vostre Chiese locali in tutta la loro diversità”, è stata poi la sua riflessione, si situa nel prolungamento di “una ricca storia caratterizzata dallo sviluppo delle prime comunità cristiane”. E qui Benedetto XVI si è soffermato sui tanti discepoli di Cristo che hanno testimoniato il Vangelo in Turchia fino al dono supremo della vita, come don Andrea Santoro. Il loro esempio, ha proseguito, sia di incoraggiamento a testimoniare l’amore di Dio per tutti gli uomini. “Il popolo di Dio - ha detto ancora il Papa - troverà un sostegno efficace alla sua fede e alla sua speranza nell’autentica comunione ecclesiale”. Quindi, ha sottolineato che proprio i vescovi sono i primi responsabili della realizzazione concreta di questa comunione. Questa unità, ha proseguito, trova una fonte vitale nella Parola di Dio, come ribadito dal recente Sinodo dei Vescovi. E qui Benedetto XVI ha rammentato che un momento significativo dell’assemblea sinodale è stato l’intervento del Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I. Nel suo discorso, il Papa ha infine esortato sacerdoti e religiosi, spesso provenienti dall'estero, ad inserirsi sempre meglio nella realtà locale turca. E, ancora, ha messo l’accento sull’importanza della pastorale giovanile e sulla formazione dei laici.

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

ho la sensazione che nessuno dei vescovi turchi si senta minacciato dal ritorno dei lefebvriani. Sono altre le minacce che devono subire, per vivere come sciagura una messa tridentina.
Ah proposito, perchè nessuno si scaglia quasi mai contro il negazionismo dello sterminio armeno? Purtroppo, anche la capacità di provare sdegno per questo o quello è spesso legata ai meccanismi della politica

euge ha detto...

Già Fuffo pare che uno si sdegni o meno in funzione del politicamente e mediaticamente corretto.