mercoledì 4 febbraio 2009
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QUARESIMA 2009 - Per essere più liberi
Il digiuno cristiano è un gesto d'amore
Enzo Bianchi
È ormai vicino il tempo della Quaresima, questo tempo forte che la Chiesa vuole che tutti i cristiani vivano come tempo di ritorno al Signore e, quindi, di allontanamento, di rifiuto degli idoli falsi che alienano l'uomo.
E come ogni anno il Papa offre una traccia per poter vivere la Quaresima come corpo ecclesiale e, quindi, vivere più intensamente il mistero pasquale.
Benedetto XVI ha scelto come tema cui volgere l'attenzione e come strumento privilegiato per rinnovare la nostra conversione il digiuno. Elemento che nell'esperienza dei credenti nel Dio vivente e vero, fin dall'Antico Testamento, accompagna sempre la preghiera e l'elemosina-condivisione.
Che senso ha il digiuno cristiano? Perché praticarlo? Quali possono esserne i frutti? A tali domande vuole rispondere il messaggio del Papa, attraverso una lettura biblica di questa pratica, accompagnata dalle intuizioni della grande tradizione cattolica, la liturgia e i padri della Chiesa. Oggi, lo sappiamo bene, il digiuno viene riscoperto per diverse ragioni. È una misura salutistica per i nostri corpi appesantiti da un'attitudine consumista divenuta possibile nei pochi Paesi ricchi: siccome si mangia più di quanto è richiesto dal corpo, allora in nome dell'estetica e del benessere fisico ci si sottopone a diete e digiuni. Ancora, vi è chi digiuna per motivi politici: il digiuno viene allora ostentato e mostrato, reso altamente eloquente dai mass media come strumento di pressione e di lotta. Anche il digiuno praticato durante il ramadan dai credenti musulmani presenti in mezzo a noi può suscitare emulazione o almeno interrogativi sul significato di questa pratica.
Questi volti del digiuno non vanno demonizzati, ma piuttosto considerati per riflettere e far emergere con chiarezza la specificità del digiuno cristiano che ha una sua "terapia" e un suo fine proprio. Andrebbe ricordata, come fa Benedetto XVI, la catechesi sul digiuno offerta da Paolo VI nel 1966 e anche la nota della Cei del 1985 sul senso del digiuno: alto magistero, vero aiuto per riscoprire il digiuno cristiano oggi. Ora, gli aspetti decisivi per una pratica autenticamente cristiana di questa forma di ascesi sono riassunti nel messaggio papale in alcuni punti fondamentali.
Innanzitutto, il digiuno cristiano vuole imprimere nel corpo un cammino di liberazione: si tratta di far partecipare il corpo a un passaggio dall'alienazione di idoli e poteri seducenti alla libertà. Per fare questo occorre saper dire dei "no", fare opera di resistenza e di lotta, sapersi privare di qualcosa anche se buona e vivere tutto questo non solo a livello di pensiero, ma anche con il corpo. Io sono il corpo, io sono ciò che mangio e nella padronanza della mia oralità vivo la padronanza del bisogno e purifico il mio desiderio. I cibi sono buoni, non esistono cibi proibiti (cf. Mc 7,15), ma astenersi da essi con intelligenza e in tempi determinati è esercizio di liberazione dalla tirannide delle pulsioni dei sensi.
Se siamo più liberi da queste dominanti, siamo anche più disposti ad ascoltare la Parola di Dio, a pensare con Dio, siamo meno contraddetti nel fare la volontà del Signore, più capaci di opporre dei rifiuti a tutto ciò che ci seduce illusoriamente. Non si dimentichi che gli "idoli" sono un falso antropologico, ben prima che teologico! Per la sua qualità di concentrazione del desiderio sul Signore, il digiuno cristiano è così anima della preghiera e aiuto nel viverla.
Ma il digiuno cristiano ha anche un altro significato che riguarda i rapporti del credenti con i fratelli: se è anima della preghiera, è anche esercizio di misericordia perché digiunando in verità e per amore, il cristiano è naturalmente portato a dare agli altri, a condividere ciò di cui si è privato. Il digiuno diventa quindi l'apertura della porta del cuore alla condivisione della comunione (koinonia) perché quando uno comincia a sperimentare che "c'è più gioia nel dare che nel ricevere" - è questa una parola di Gesù citata da Paolo in Atti 20,35 - allora condivide realmente i suoi beni con i fratelli più poveri, con quanti sono nel bisogno.
Non si dimentichi che nel cristianesimo l'ultimo e definitivo comandamento, il comandamento nuovo lasciato da Gesù è "Amatevi gli uni gli altri!". Questo significa amare l'altro fino ad aiutarlo nel suo bisogno, fino a condividere con lui ciò che io ho in abbondanza. Vivere in autenticità questo comandamento di amore può essere favorito dalla pratica di un digiuno che - accompagnato, come dice Benedetto XVI, dall'ascolto della Parola di Dio soprattutto attraverso la lectio divina - si illumina di significato e si riveste di autentico ed efficace amore fraterno, un amore che si dilata a misura dell'umanità intera.
© Copyright Sir
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