martedì 3 febbraio 2009

Il Papa invita a riscoprire il vero digiuno cristiano che apre a Dio e al prossimo: quanto si toglie a sé stessi si dia ai poveri (Radio Vaticana)


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Messaggio per la Quaresima. Il Papa invita a riscoprire il vero digiuno cristiano che apre a Dio e al prossimo: quanto si toglie a sé stessi si dia ai poveri

Il vero digiuno è finalizzato a non vivere più per se stessi ma ad aprire il cuore a Dio e al prossimo: è quanto afferma Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno in cui invita a riscoprire questa antica pratica penitenziale. Il servizio di Sergio Centofanti:

Il Papa esorta a riscoprire il valore e le ragioni profonde del digiuno cristiano. Non si tratta di una pratica moralistica, l’osservanza scrupolosa di una legge religiosa, con il cuore lontano da Dio, come facevano i farisei. Né si tratta di “una misura terapeutica per la cura del proprio corpo”, come impone una certa cultura “segnata dalla ricerca del benessere materiale”. “Digiunare – afferma il Papa - giova certamente al benessere fisico, ma per i credenti è in primo luogo una ‘terapia’ per curare tutto ciò che impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio”. Infatti, come dice Gesù “rispondendo a satana, al termine dei 40 giorni passati nel deserto … ‘non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio’ (Mt 4,4). Il vero digiuno è dunque finalizzato a mangiare il ‘vero cibo’, che è fare la volontà del Padre”. Il digiuno del corpo si trasforma in “fame e sete di Dio”. E’ una forma di ascesi che aiuta “ad evitare il peccato e a crescere nell’intimità con il Signore” come indicava Sant’Agostino, “che ben conosceva le proprie inclinazioni negative” che definiva “nodo tortuoso e aggrovigliato”. Questa pratica ascetica diventa “un’arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi. Privarsi volontariamente del piacere del cibo e di altri beni materiali – sottolinea Benedetto XVI - aiuta il discepolo di Cristo a controllare gli appetiti della natura indebolita dalla colpa d'origine, i cui effetti negativi investono l'intera personalità umana”. E’ quindi un invito alla sobrietà, come esorta un antico inno liturgico quaresimale: “Usiamo in modo più sobrio parole, cibi, bevande, sonno e giochi, e rimaniamo con maggior attenzione vigilanti". Una forma di mortificazione del proprio egoismo che, nutrita di preghiera e seguita dall’elemosina, apre il cuore all’amore di Dio e del prossimo. Infatti, il digiuno non è fine sé stesso: è scegliere “liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri”. Così – rileva il Papa - “mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo”. Di qui l’appello alle parrocchie e alle comunità ecclesiali a “mantenere vivo” l’atteggiamento di “accoglienza e di attenzione verso i fratelli” promuovendo “speciali collette” in Quaresima, per dare ai poveri quanto è stato messo da parte grazie al digiuno.

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