lunedì 2 febbraio 2009

Gianfranco Ravasi: Ratzinger sale in cattedra


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Teologia

Ratzinger sale in cattedra

Il papa professore: dagli esordi accademici al famoso e controverso discorso sull'Islam tenuto all'università di Ratisbona nel 2006

di Gianfranco Ravasi

«Mentre fai lezione, il massimo è quando gli studenti lasciano da parte la penna e ti stanno a sentire. Finché continuano a prendere appunti su quello che dici vuol dire che stai facendo bene, ma non li hai sorpresi. Quando lasciano cadere la penna e ti guardano mentre parli, allora vuol dire che forse hai toccato il loro cuore».
Così confessava il professor Joseph Ratzinger all'amico teologo (e suo "prefetto" in Seminario) Alfred Läpple, introducendo una suggestiva distinzione tra l'insegnante e il maestro. E al Ratzinger professore, agli «anni di studio e di insegnamento nel ricordo dei colleghi e degli allievi», tra il 1946 e il 1977, Gianni Valente ha dedicato un profilo delizioso e accurato (San Paolo, pagg. 206, À 17,00).
Si parte dagli anni seminaristici a Frisinga, appena usciti dalle macerie della Seconda guerra mondiale, si passa poi alle tappe progressive in cui lo studente diventa docente, da Bonn a Münster, da Tubinga all'amata Regensburg.
Questo itinerario, costellato di memorie spesso gustose, ma anche scandito dal tracciato di ricerche che si cristallizzano in opere famose (c'è, in finale, anche il prospetto di tutti i corsi semestrali tenuti dal professor Ratzinger dal 1959 al 1977),approda –dopo il largo spazio riservato alla vicenda conciliare – a chi è «per sempre professore», ossia a quello Schülerkreis di ex-alunni che il Ratzinger-pontefice continua a convocare in seminari estivi, aperti ad altri studiosi, nella residenza papale di Castelgandolfo. Ma nell'immaginario collettivo e nella stessa pubblicistica (spesso solo per gli echi impropri da essa registrati) la lezione capitale del Papa rimane quella tenuta il 12 settembre 2006 nell'auditorium della sua antica sede di docenza, l'Università di Regensburg/ Ratisbona. Su di essa si è acceso non solo il clamore dei media e il frastuono di certi ambienti musulmani, per il particolare della diatriba tra il dotto persiano e l'imperatore bizantino Manuele II Paleologo, ma siè anche esercitata l'acribia degli interpreti.
A raccoglierne uno stuolo, pronti a incrociare le loro argomentazioni critiche o difensive di quell'indubbiamente importante lezione, sono ora due diversi volumi. Il primo, curato da Knut Wenzel, s'intitola Le religioni e la ragione (Queriniana, Brescia, pagg. 158, À 13,00) e convoca otto esperti a vario titolo, tra i quali è d'obbligo segnalare Jürgen Habermas, che nel farsi carico degli interrogativi posti dalla religione vede un antidoto al disfattismo che s'annida nella ragione moderna, e Aref Ali Nayed, un intellettuale musulmano che vaglia dal suo osservatorio quel discorso. L'altro volume, curato da Luca Savarino e pubblicato dall'editrice valdese Claudiana di Torino, è posto all'insegna di un dilemma,
Laicità della ragione, razionalità della fede? (pagg. 192, À 15,00), e propone un panel di studiosi italiani di tutto rispetto (Barcellona, Coda, Ricca, Tronti, Zagrebelsky, tanto per fare qualche nome), ma punta soprattutto sull'articolo critico che il vescovo luterano di Berlino, Wolfgang Huber, pubblicò poche settimane dopo l'intervento papale di Regensburg sulla «Frankfurter Allgemeine Zeitung». Il dibattito si allarga dal cuore del rapporto tra fede e ragione alle ramificazioni molto complesse e incandescenti dell'incontro-scontro tra religione e modernità o tra fede e laicità.
Se poi volessimo ampliare l'orizzonte rivolgendoci al magistero pontificio di Benedetto XVI ( intendiamo, però, il termine "magistero" nel senso più lato di insegnamento ecclesiale), allora avremmo solo l'imbarazzo della scelta. Forse soltanto il principe dei bibliografi italiani, Giuliano Vigini, saprebbe indicarci quanti titoli sono sul mercato librario attuale sotto il nome del Papa. Noi ora ne segnaliamo un trittico recente che riteniamo significativo.
È noto che il Papa ogni mercoledì,nell'ambito dell'udienza generale, tiene una catechesi che ha un soggetto monografico articolato in più lezioni. L'anno paolino, che commemora il bimillenario della nascita dell'apostolo, ha così visto una serie di discorsi su Paolo e i primi discepoli di Cristo, raccolti in un elegante volume dalla Libreria Editrice Vaticana (pagg.86, À 14,00): accanto all'apostolo sfilano Stefano, il protomartire cristiano, vari collaboratori di san Paolo come Timoteo e Tito, Aquila e sua moglie Priscilla, Barnaba, Silvano e Apollo, ma anche la fitta sequenza femminile presente nel Nuovo Testamento. Altro tema affrontato da Benedetto XVIè stato quello delle Catechesi sui Padri della Chiesa, a partire da Clemente Romano (I secolo) fino a Gregorio Magno (VI secolo), in una galleria che comprende ben 33 figure, ora raccolte in unità (Libreria Editrice Vaticana - Città Nuova, pagg. 226, À 14,00). Accompagnata da una bella nota introduttiva di Giovanni Maria Vian (che, oltre a essere direttore dell'«Osservatore Romano», è un importante studioso di letteratura cristiana antica), la silloge brilla per il rilievo riservato dal pontefice all'amato sant'Agostino che è presentato in ben cinque catechesi. Infine, ecco un'antologia di Pensieri sulla Parola di Dio di Benedetto XVI, una selezione approntata da Lucio Coco, in connessione col recente Sinodo dei Vescovi dedicato proprio a questo tema ( Libreria Editrice Vaticana, pagg. 118, À 8,00). È come un arcobaleno testuale che fa splendere aspetti diversi di una Parola che è «lampada per i passi» del credente sul sentiero della vita.
In appendice vogliamo ritornare al Ratzinger professore per una segnalazione che in verità meriterebbe un'apposita recensione. A cura di Sergio Ubbiali viene ora riproposto un famoso saggio del 1977, l'ultimo pubblicato prima di assumere la carica di arcivescovo di Monaco di Baviera: Escatologia, morte e vita eterna (Cittadella, pagg. 300, À 23,90). Non è solo il tema a renderlo sempre attuale, ma è anche l'approccio che ha spunti molto originali: si legga, in particolare, il capitolo che ha per oggetto l'immortalità e la questione della dimensione personale dell'escatologia. È poi significativo che, a distanza di trent'anni, lo stesso Benedetto XVI abbia voluto scrivere una nuova prefazione all'opera ove segnala i limiti stessi della sua trattazione, tenendo conto degli ulteriori sviluppi della teologia registrati in questi ultimi decenni, nella certezza però che «pur con tutte le proprie insufficienze, il mio tentativo possa ancora aiutare a comprendere meglio la speranza che la fede in Cristo ci dona e a coglierla nuovamente come la promessa a noi contemporanea».

© Copyright Il Sole 24 Ore, 1° febbraio 2009

1 commento:

Anonimo ha detto...

qualcuno sa se esistono filmati o audio di lezioni tenute da Benedetto quand'era professore? certo all'epoca nessuno immaginava che sarebbe diventato Papa... ma chissà se qualche studente abbia registrato (e conservato) qualcosa, è possibile, no? :-)