mercoledì 18 febbraio 2009

L'ermeneutica della continuità esposta da Giovanni XXIII (Cantuale Antonianum)

Clicca qui per leggere lo splendido commento di Cantuale Antonianum sull'ermeneutica della continuita' nel Concilio Vaticano II. Da leggere e meditare!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

«Sempre la chiesa si è opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati con la massima severità. Ora, tuttavia, la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità. Essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi mostrando la validità della sua dottrina, piuttosto che rinnovando condanne. Non già che manchino dottrine fallaci, opinioni e concetti pericolosi da cui premunirsi e da dissipare; ma essi sono così evidentemente in contrasto con la retta norma dell’onestà, e hanno dato frutti così esiziali, che ormai gli uomini da se stessi sembra siano propensi a condannarli, e in specie quei costumi di vita, che disprezzano Dio e la sua legge, l’eccessiva fiducia nei progressi della tecnica, il benessere fondato esclusivamente sulle agiatezze della vita.» [Gaudet mater ecclesia] …

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Questo discorso di papa Giovanni conferma la continuità della tradizione da una parte, ma pone dubbi dall'altra, perché la chiesa considerava la severità come un'opera di carità, quando mirava alla difesa della fede o alla correzione del peccatore, mentre qui viene data come alternativa della carità.
Anche la rinuncia alle condanne è una novità che non trova riscontro nella tradizione. Il papa mi sembra affetto da miopia quando dice che oggi gli uomini sembrano propensi a condannare dottrine fallaci, opinioni e concetti pericolosi da se stessi, senza bisogno di pronunciamenti del magistero. La riprova è nei fatti; quegli errori invece di sparire si sono moltiplicati e oggi sono dovunque. C'è dunque da soppesare bene quel discorso.

Anonimo ha detto...

Personalmente ho una speciale venerazione per Papa Giovanni XXIII e tuttavia a pelle concordo pienamente sulle perplessità e le considerazioni espresse dal Don Gluigi, soprattutto per quanto riguarda la correzione e l'ammonizione come forme della carità e della misericordia. Infatti la tradizione della Chiesa tramanda l'ammonizione dei peccatori come terza opera di misericordia spirituale.
Si sa che non tutto quello che dicono i santi o beati è Vangelo e che la santità non è equivalente al non commettere mai alcun sbaglio e all'esser perfetti, che è attributo esclusivo di Dio.
Tuttavia, trattandosi di un Papa, per confermare o se del caso rivedere le mie opinioni, vorrei sapere da qualche canonista o teologo se questo è un intervento che rientra nell'ambito dell'infallibilità papale oppure no. Grazie!

Anonimo ha detto...

Caro Sam, ti tranquillizzo subito. Anch'io ho sempre avuto un'ammirazione per Papa Giovanni, ma certamente quel discorso non rientra nei canoni dell'infallibilità, perché non è un documento dogmatico del concilio, ma solo un'introduzione. Oltre tutto il concilio stesso non ha voluto proclamare nessun nuovo dogma, ma solo ripresentare la dottrina di sempre, come dice lo stesso papa nello stesso discorso.