venerdì 19 dicembre 2008

All'Onu, la posizione della Santa Sede sulla depenalizzazione dell'omosessualità (Radio Vaticana). Finora i siti ignorano la notizia!


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All'Onu, la posizione della Santa Sede sulla depenalizzazione dell'omosessualità

Sessantasei Paesi hanno fatto appello ieri all'Onu di New York per la depenalizzazione universale dell’omosessualità. Una dichiarazione, contenente tale richiesta, è stata letta all’Assemblea Generale dall'ambasciatore argentino a nome dei Paesi che la sostengono, compresi i 27 dell'Unione Europea che se ne sono fatti promotori attraverso il ministro francese per i Diritti Umani. Fanno parte dell'Assemblea Generale 192 nazioni: una sessantina di queste, guidate dall'Egitto, ha presentato una contro-dichiarazione. La Santa Sede ha chiarito la propria posizione con un intervento dell’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente presso l’ONU. Il servizio di Giada Aquilino:

Il primo punto affrontato dall’arcivescovo Migliore è stato quello di sottolineare come la Santa Sede apprezzi gli sforzi fatti nella Dichiarazione presentata ieri “per condannare ogni forma di violenza nei confronti di persone omosessuali, come pure per spingere gli Stati a prendere le misure necessarie per metter fine a tutte le pene criminali contro di esse”. Allo stesso tempo - ha spiegato - la Santa Sede osserva che la formulazione di tale documento va ben al di là dell’intento indicato. Le categorie “orientamento sessuale” e “identità di genere” usate nel testo - ha aggiunto il rappresentante vaticano - non trovano riconoscimento o chiara e condivisa definizione nella legislazione internazionale. “Se esse dovessero essere prese in considerazione nella proclamazione e nella traduzione in pratica di diritti fondamentali, sarebbero causa di una seria incertezza giuridica”, ha detto, e “verrebbero a minare la capacità degli Stati alla partecipazione e alla messa in atto di nuove o già esistenti convenzioni e standard sui diritti umani”. Il testo, quindi, pur giustamente condannando “tutte le forme di violenza contro le persone omosessuali” e affermando il dovere di proteggerle, “dà invece origine a incertezza delle leggi” e “mette in questione le norme esistenti sui diritti umani”. La Santa Sede - ha concluso l’arcivescovo Migliore - “continua a sostenere che ogni segno di ingiusta discriminazione nei confronti delle persone omosessuali dev’essere evitato”, spingendo gli Stati “a metter fine alle pene criminali contro di esse”.

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STATEMENT OF THE HOLY SEE DELEGATION AT THE 63RD SESSION OF THE GENERAL ASSEMBLY OF THE UNITED NATIONS ON THE DECLARATION ON HUMAN RIGHTS, SEXUAL ORIENTATION AND GENDER IDENTITY (18 DECEMBER 2008) , 19.12.2008

TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

La Santa Sede apprezza gli sforzi fatti nella "Declaration on human rights, sexual orientation and gender identity" – presentata all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 Dicembre 2008 - per condannare ogni forma di violenza nei confronti di persone omosessuali, come pure per spingere gli Stati a prendere tutte le misure necessarie per metter fine a tutte le pene criminali contro di esse.

Allo stesso tempo, la Santa Sede osserva che la formulazione di questa Dichiarazione va ben aldilà dell’intento sopra indicato e da essa condiviso.

In particolare, le categorie "orientamento sessuale" e "identità di genere", usate nel testo, non trovano riconoscimento o chiara e condivisa definizione nella legislazione internazionale. Se esse dovessero essere prese in considerazione nella proclamazione e nella traduzione in pratica di diritti fondamentali, sarebbero causa di una seria incertezza giuridica, come pure verrebbero a minare la capacità degli Stati alla partecipazione a e alla messa in atto di nuove o già esistenti convenzioni e standard sui diritti umani.

Nonostante che la Dichiarazione giustamente condanni tutte le forme di violenza contro le persone omosessuali e affermi il dovere di proteggerle da esse, il documento, considerato nella sua interezza, va aldilà di questo obiettivo e dà invece origine a incertezza delle leggi e mette in questione le norme esistenti sui diritti umani.

La Santa Sede continua a sostenere che ogni segno di ingiusta discriminazione nei confronti delle persone omosessuali dev’essere evitato, e spinge gli Stati a metter fine alle pene criminali contro di esse.

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