martedì 10 febbraio 2009

Giovanni Maria Vian: Di fronte alla morte (Osservatore Romano)


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Di fronte alla morte

Come accadde per la terribile agonia e la fine di Terri Schiavo negli Stati Uniti, la morte molto simile di Eluana Englaro ha turbato e sconvolto l'Italia. E ha diviso e lacerato il Paese. Ora, di fronte alla morte è necessario chinare il capo e sostare in silenzio dopo settimane angoscianti di polemiche e di scontri. Nella preghiera i cattolici, i cristiani, i credenti; nella meditazione e nel raccoglimento tutti, senza alcuna distinzione.
E tutti abbiamo il dovere di tornare a pensare alla morte, a questa dimensione che fa parte della vita umana e che non sarà mai possibile cancellare. L'obbligo della riflessione riguarda ognuno. Così, tutti devono interrogarsi sul processo che nelle società opulente ha rimosso la morte sino a nasconderla, persino nel linguaggio. Una cancellazione della morte che inevitabilmente è accompagnata dal deprezzamento della vita, che ha molte, spaventose facce: dal suo dissipamento all'uso degli embrioni, dall'aborto all'eutanasia.
I progressi della scienza, soprattutto in ambito medico, impensabili solo qualche decennio fa, sono da salutare con ammirazione, ma pongono interrogativi nuovi e molto difficili sul piano morale e sociale, al punto che le questioni bioetiche sono divenute politiche. Per questo la riflessione e la prudenza sono quanto mai necessarie. Per questo la responsabilità di politici, legislatori e magistrati è sempre più grande.
Ora, dopo settimane di angosce e polemiche, è il momento di una riflessione che di nuovo possa riunire credenti e non credenti - come finora è avvenuto nella storia d'Italia - e questa volta sul significato della morte e della vita. Per salvaguardare la dignità di ogni essere umano in qualsiasi condizione si trovi.

g. m. v.

(©L'Osservatore Romano - 11 febbraio 2009)

Dopo la morte di Eluana Englaro si attende in tempi brevi una legge sul fine vita

Il tempo della preghiera e del raccoglimento

Un profondo dolore. E una grande amarezza per un epilogo che tutti temevano. Pur in presenza di forti polemiche, sono questi i sentimenti predominanti nelle reazioni in Italia alla morte di Eluana Englaro, avvenuta ieri sera nella clinica "La Quiete" di Udine. La donna è deceduta per arresto cardiocircolatorio dopo quattro giorni di sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione. Mentre questo accadeva, il Senato stava esaminando il disegno di legge (ddl) presentato sabato scorso, con il quale si voleva interrompere subito la procedura che ha poi presumibilmente portato alla morte di Eluana diciassette anni dopo il tragico incidente del quale era rimasta vittima.
L'epilogo della vicenda azzera, nei fatti, i passaggi parlamentari di queste ultime ore. Dopo alcuni momenti di aspro confronto, il ddl, con l'accordo di maggioranza e opposizione, è tornato in commissione Sanità del Senato per essere integrato in un provvedimento organico sul fine vita, da approvare, questa volta, in tempi brevi. Si parla di due settimane. Il tentativo è quello di evitare che altri casi del genere possano verificarsi nel persistere del vuoto normativo.
Appresa la notizia della morte di Eluana, la Conferenza episcopale italiana (Cei) ha diffuso il seguente comunicato: "In questo momento di grandissimo dolore, affidiamo al Dio della vita Eluana Englaro. Le preghiere e gli appelli di tanti uomini di buona volontà non sono bastati a preservare la sua fragile esistenza, bisognosa solo di amorevole cura. Siamo affranti in questa grave circostanza, ma non viene meno la speranza, che nasce dalla fede e consegna alla misericordia del Padre Eluana, la sua anima e il suo corpo. È questa speranza a renderci una cosa sola, accomunando quanti credono nella dignità della persona e nel valore indisponibile della vita, soprattutto quando è indifesa. Facciamo appello a tutti perché non venga meno questa passione per la vita umana, dal concepimento alla sua fine naturale".
Concetti ribaditi questa mattina dal presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, nel corso di una trasmissione televisiva: la vicenda Englaro ha suscitato "un grande dolore" ma anche "grande sconcerto", ha detto il porporato. E ha aggiunto: "Speriamo che il Signore illumini per fermare questa deriva davanti alla quale diventa evidente che una legge giusta è necessaria per impedire casi del genere. Non si può accettare a cuor leggero che questo possa accadere di nuovo". Questi - ha concluso il presidente della Cei - "sono i giorni della preghiera e del raccoglimento: considerazioni più profonde verranno più avanti". Intanto davanti agli occhi di tutti c'è "la risposta delle suore di Lecco che con tanto amore si sono prese cura per anni di Eluana".
Le suore misericordine della clinica "Beato Luigi Talamoni" di Lecco, non appena ricevuta la notizia della morte di Eluana, si sono riunite nella cappella della struttura sanitaria nella quale operano, per la recita del rosario. A poca distanza dalla clinica si è contestualmente tenuto un altro momento di preghiera, organizzato nella basilica di San Nicolò.
Padre Federico Lombardi, in una nota comparsa sul sito della Radio Vaticana, ha affermato: "Ora che Eluana è nella pace, ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per tutti di riflessione pacata".
Lo stesso auspicio è venuto da don Tarcisio Puntel, parroco di Paluzza (Udine), paese di origine della famiglia Englaro: "Sono vicino a Beppino - ha detto don Puntel - ma non posso non soffrire perché ha vinto la cultura della morte". In questa vicenda, ha aggiunto, "sono entrati tali e tanti elementi che alla fine forse hanno distratto un po' tutti. E quando si imbocca la strada del non ritorno non c'è veramente più nulla da fare".

(©L'Osservatore Romano - 11 febbraio 2009)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

g.m.v. come p.p.

Anonimo ha detto...

Condivido in pieno la posizione equilibrata di Vian e dell'"Osservatore romano". Non ho capito cosa volesse dire l'Anonimo, che non ha il coraggio di firmare col proprio nome, e col quale mi trovo spesso in disaccordo.