domenica 8 febbraio 2009

Benedetto XVI all'Angelus: prego per tutti i malati, specie per coloro che non possono provvedere a se stessi (Radio Vaticana)


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Benedetto XVI all'Angelus: prego per tutti i malati, specie per coloro che non possono provvedere a se stessi. Appello del Papa per il Madagascar

Nonostante faccia parte dell’esperienza umana, noi facciamo fatica ad abituarci alla malattia perché “essenzialmente” siamo “fatti per la vita”. Lo ha affermato Benedetto XVI all’Angelus di questa mattina in Piazza San Pietro, dedicando la riflessione al Vangelo di questa domenica che vede Gesù impegnato nella sua missione di guarire i malati. Il Papa ha concluso l’Angelus pregando per gli ammalati - specialmente per quelli, ha detto, “che non possono provvedere a se stessi” - e invocando il ritorno alla “convivenza civile” per il Madagascar, agitato da incertezze politiche e disordini sociali. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Cristo medico dei corpi oltre che delle anime: è l’istantanea del Vangelo di questa domenica. Una città intera si accalca alla soglia della casa di Simon Pietro, dove Gesù ne ha appena guarito la suocera. “L’esperienza della guarigione dei malati ha occupato buona parte della missione pubblica di Cristo - ha osservato Benedetto XVI - e ci invita ancora una volta a riflettere sul senso e sul valore della malattia in ogni situazione in cui l’essere umano possa trovarsi”. E questo perché, ha soggiunto:

“Nonostante che la malattia faccia parte dell’esperienza umana, ad essa non riusciamo ad abituarci, non solo perché a volte diventa veramente pesante e grave, ma essenzialmente perché siamo fatti per la vita, la vita completa”.

Giustamente, ha proseguito il Papa, “il nostro ‘istinto interiore’ ci fa pensare a Dio come pienezza di vita, anzi come Vita eterna e perfetta”. Di conseguenza, ha detto, “quando siamo provati dal male e le nostre preghiere sembrano risultare vane, sorge allora in noi il dubbio ed angosciati ci domandiamo: qual è la volontà di Dio?” A questo interrogativo, ha affermato il Pontefice, “troviamo risposta nel Vangelo”:

“Gesù non lascia dubbi: Dio - del quale Lui stesso ci ha rivelato il volto - è il Dio della vita, che ci libera da ogni male. I segni di questa sua potenza d’amore sono le guarigioni che compie (...) Dico che queste guarigioni sono segni: non stanno in sé ma guidano verso il messaggio di Cristo, ci guidano verso Dio e ci fanno capire che la vera e più profonda malattia dell’uomo è l’assenza di Dio, della fonte di verità e di amore. E solo la riconciliazione con Dio può donarci la vera guarigione, la vera vita, perché una vita senza a more e senza verità non sarebbe vita (...) Si comprende, pertanto, perché la sua predicazione e le guarigioni che opera siano sempre unite: formano infatti un unico messaggio di speranza e di salvezza".

Benedetto XVI ha ricordato la Giornata mondiale del malato di mercoledì prossimo e il suo incontro che avrà nel pomeriggio con gli ammalati nella Basilica di San Pietro, al termine della Messa presieduta dal cardinale Javier Lozano Barragan. E come nel suo Messaggio per la Giornata del malato reso noto ieri, il Papa ha ringraziato di nuovo i testimoni della “carità fraterna”, in particolare le comunità cristiane che si occupano di curare i malati:

“È vero: quanti cristiani - sacerdoti, religiosi e laici - hanno prestato e continuano a prestare in ogni parte del mondo le loro mani, i loro occhi e i loro cuori a Cristo, vero medico dei corpi e delle anime! Preghiamo per tutti i malati, specialmente per quelli più gravi, che non possono in alcun modo provvedere a se stessi, ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui: possa ciascuno di loro sperimentare, nella sollecitudine di chi gli è accanto, la potenza dell’amore di Dio e la ricchezza della sua grazia che salva".

Questa preghiera del Papa è stata seguita, dopo la recita dell’Angelus, da un’altra che Benedetto XVI ha detto di voler condividere con i vescovi del Madagascar e la loro Giornata di preghiera in favore della “riconciliazione nazionale e della giustizia sociale”. Una preghiera scioltasi in un appello:

“Vivamente preoccupato per il periodo particolarmente critico che il Paese sta attraversando, vi invito ad unirvi ai cattolici malgasci per affidare al Signore i morti nelle manifestazioni e per invocare da Lui, per intercessione di Maria Santissima, il ritorno alla concordia degli animi, alla tranquillità sociale e alla convivenza civile”.

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