domenica 1 febbraio 2009

Le anime belle che oggi sbraitano per un atto di misericordia, sanno che una "gran fetta" di Lefebvriani è in comunione con Roma dal 2006?


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Cari amici, grazie all'aiuto di una persona che non vorrebbe essere nominata e ringraziata ma che si chiama Syriacus :-)), analizziamo per bene quanto accaduto nel 2006, quando un gruppo di "Lefebvriani storici" decide di lasciare la Fraternita' di San Pio X per rientrare in comunione con il Santo Padre.
Le anime belle che oggi si agitano tanto sui giornali non ne sono a conoscenza? Mai sentito parlare dell'Istituto del Buon Pastore?
Beh, rimediamo subito con il decreto di erezione e qualche articolo di spiegazione.
Possiamo notare che l'accordo del 2006 ricorda da vicino quello siglato (e poi andato a monte) fra Mons. Lefebvre ed il cardinale Ratzinger.
Procediamo con ordine
.

Protocollo d’accordo tra Mons. Lefèbvre e il Card. Ratzinger del 5 maggio 1988

Protocollo fissato nel corso della riunione tenutasi a Roma il 4 maggio 1988 tra S. Em. il Cardinale Joseph Ratzinger e S. Ecc. Mons. Marcel Lefèbvre, e firmato dai due prelati il 5 maggio 1988.

I - Testo della dichiarazione dottrinale

Io, Marcel Lefèbvre, arcivescovo e vescovo emerito di Tulle, insieme con i membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X da me fondata:

1) promettiamo di essere sempre fedeli alla Chiesa cattolica e al romano Pontefice, suo Pastore Supremo, Vicario di Cristo,
Successore del Beato Pietro nel suo primato e Capo del corpo dei vescovi.

2) Dichiariamo di accettare la dottrina contenuta nel n° 25 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano
II sul Magistero ecclesiastico e sull’adesione che gli è dovuta.

3) A proposito di certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente conciliabili con la Tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento positivo e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica.

4) Dichiariamo inoltre di riconoscere la validità del Sacrificio della messa e dei sacramenti celebrati con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa e secondo i riti indicati nelle edizioni tipiche del messale romano e dei rituali dei sacramenti promulgati dai Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II.

5) Infine promettiamo di rispettare la disciplina comune della Chiesa e le leggi ecclesiastiche, specialmente quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico promulgato dal Papa Giovanni Paolo II, fatta salva la disciplina speciale concessa alla Fraternità con legge particolare.

II - Questioni giuridiche

Tenuto conto del fatto che la Fraternità Sacerdotale San Pio X è stata concepita da 18 anni come una società di vita in comune, e tenuto conto delle proposizioni formulate da S. Ecc. Mons. M. Lefèbvre e delle conclusioni della Visita Apostolica effettuata da S. Em. il cardinale Gagnon, la figura canonica piú adatta è quella di una Società di vita apostolica.

1 - Società di vita apostolica

Si tratta di una soluzione canonicamente possibile, col vantaggio di poter inserire eventualmente nella Società clericale di vita apostolica anche dei laici (per esempio dei Fratelli coadiutori).
Secondo il Codice di Diritto Canonico promulgato nel 1983, canoni 731-746, questa Società gode di piena autonomia, può formare i suoi membri, può incardinare dei chierici, e assicura la vita in comune dei suoi membri.
Nei propri statuti, con flessibilità e possibilità inventiva in rapporto ai modelli conosciuti di queste Società di vita apostolica, si prevede una certa esenzione in relazione ai vescovi diocesani (cf. can. 591) per ciò che riguarda il culto pubblico, la “cura animarum” e le altre attività apostoliche, tenuto conto dei canoni 679-683. Quanto alla giurisdizione nei confronti dei fedeli che si rivolgono ai preti della Fraternità, essa sarà conferita a costoro sia dagli Ordinari dei luoghi, sia dalla Sede apostolica.

2 - Commissione romana

Verrà istituita, a cura della Santa Sede, una commissione per coordinare i rapporti tra i diversi dicasteri e i vescovi diocesani, nonché per risolvere gli eventuali problemi e i contenziosi; questa commissione sarà provvista delle facoltà necessarie a trattare le questioni indicate (per esempio l’instaurazione, a domanda dei fedeli, di un luogo di culto là dove non vi sono case della Fraternità, “ad mentem” can. 383, § 2).
Questa commissione sarà composta da un Presidente, da un Vice Presidente e da cinque membri, di cui due della Fraternità.
Essa avrà inoltre la funzione di vigilanza e d’appoggio per consolidare l’opera di riconciliazione e regolare le questioni relative alle comunità religiose che hanno un legame giuridico o morale con la Fraternità.

3 - Condizioni delle persone legate alla Fraternità

3.1 - I membri della Società clericale di vita apostolica (preti e fratelli coadiutori laici), sono retti dagli statuti della Società di diritto pontificio.

3.2 - Gli oblati e le oblate, con o senza voti privati, e i membri del terz’ordine legati alla Fraternità, appartengono ad una associazione di fedeli legati alla Fraternità secondo i termini del canone 303, e collaborano con essa.

3.3 - Le Suore (e cioè la congregazione fondata da Mons. Lefèbvre) che fanno dei voti pubblici, costituiscono un vero istituto di vita consacrata, con la sua struttura e la sua propria autonomia, anche se si può prevedere una certa forma di legame per l’unità spirituale con il superiore della Fraternità. Questa congregazione - almeno all’inizio - dipenderà dalla commissione romana, invece che dalla Congregazione per i religiosi.

3.4 - Per i membri delle comunità viventi secondo la regola dei diversi istituti religiosi (Carmelitani, Benedettini, Domenicani, ecc.) che sono legati moralmente alla Fraternità, è opportuno che si accordi loro, caso per caso, un particolare statuto che regoli i loro rapporti con i loro Ordini rispettivi.

3.5 - I preti che, a titolo individuale, sono legati moralmente alla Fraternità, riceveranno uno statuto personale, tenuto conto delle loro aspirazioni e al tempo stesso degli obblighi derivanti dalla loro incardinazione. Gli altri casi particolari dello stesso genere saranno esaminati e risolti dalla commissione romana.

Per quanto riguarda i laici che chiedono l’assistenza pastorale alle comunità della Fraternità, essi rimarranno sottoposti alla giurisdizione del vescovo diocesano, ma - in particolare, in ragione dei riti liturgici delle comunità della Fraternità, essi possono indirizzarsi a queste comunità per l’amministrazione dei sacramenti (per i sacramenti del battesimo, cresima e matrimonio continueranno ad essere necessarie le notificazioni in uso nelle rispettive parrocchie; e i Cann. 878, 896 e 1122).

Nota: È il caso di considerare la particolare complessità:

1) della questione della ricezione dei sacramenti del battesimo, della cresima e del matrimonio, da parte dei laici presso le comunità della Fraternità;

2) della questione delle comunità che praticano - senza appartenervi, la regola di questo o di quell’istituto religioso;

Sarà compito della commissione romana risolvere questi problemi.

4 - Ordinazioni

Per le ordinazioni occorre distinguere due fasi:

4.1 - Nell’immediato: per le ordinazioni previste a breve scadenza, sarà autorizzato a conferirle Mons. Lefèbvre o, se impossibilitato, un vescovo da lui accettato.

4.2 - Una volta eretta la Società di vita apostolica

4.2.1 - Fintanto che è possibile, e a giudizio del superiore generale, si seguirà la via normale: lettera dimissoria ad un vescovo che accetta di ordinare i membri della Società;

4.2.2 - In ragione della situazione particolare della Fraternità (cf. infra), ordinazione di un vescovo membro della Fraternità, il quale, tra gli altri incarichi, avrà quello di procedere alle ordinazioni.

5 - Problema del vescovo

5.1 - A livello dottrinale (ecclesiologico), la garanzia di stabilità, di mantenimento in vita e di attività della Fraternità viene assicurata con la sua erezione in Società di vita apostolica di diritto pontificio, e con l’approvazione dei suoi Statuti da parte del Santo Padre.

5.2 - Ma, per le ragioni pratiche e psicologiche, si ritiene utile la consacrazione di un vescovo membro della Fraternità.
In questo senso, nel quadro della soluzione dottrinale e canonica della riconciliazione, noi suggeriamo al Santo Padre di nominare un vescovo scelto in seno alla Fraternità, su presentazione di Mons. Lefèbvre. In base al principio enunciato prima (5.1), questo vescovo non è ordinariamente il Superiore generale della Fraternità; ma sembra opportuno che sia membro della commissione romana.

6 - Problemi particolari

- Rimozione della sospensione a divinis di Mons. Lefèbvre e dispensa per le irregolarità sopraggiunte in seguito alle ordinazioni.

- Previsione di una “amnistia” e di un accordo per le case e i luoghi di culto della Fraternità, erette - o utilizzate - fino ad oggi senza autorizzazione dei vescovi.

Pontificia Commissione " Ecclesia Dei "

Decreto n° 118/2006

Nostro Signore Gesù Cristo è realmente il Pastore e il vescovo delle nostre ànime, l’apostolo Pietro l’insegna nella sua Prima Lettera (I Pt 2, 25).
Nello stesso passo egli esorta i fedeli a seguire le tracce del Pastore.
È evidente che questa esortazione dell’Apostolo dev’essere seguita da tutti i cristiani. Ma essa riguarda in primo luogo coloro che sono stati chiamati ad esercitare nella Chiesa un incarico pastorale, e cioè i vescovi stessi e i loro cooperatori preti e diaconi, per i quali Cristo, il Buon Pastore che dona la sua vita per le sue pecore, è l’esempio manifesto della vita e del ministero apostolico.

In un certo numero di diocesi in Francia, i fedeli legati alle precedenti forme liturgiche del rito romano, mancano di pastori disponibili, in grado di apportare ai vescovi un aiuto efficace nella cura pastorale di questi fedeli.
Recentemente, nell’arcidiocesi di Bordeaux, è apparso un gruppo composto da alcuni preti, sotto il patronato del Buon Pastore. I membri di questo gruppo si sforzano di aiutare Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Jean-Pierre Ricard nel lavoro parrocchiale, innanzi tutto nei confronti dei fedeli che vogliono celebrare l’antica liturgia romana.
Lo stesso arcivescovo, convinto della grande utilità di questi cooperatori, ha ricevuto questa comunità nella sua diocesi, affidandole la chiesa di Saint-Éloi, posta nella sua città episcopale, con la cura pastorale dei suoi fedeli.

Visto che questo Istituto vuole offrire anche agli altri vescovi che lo desiderino il suo servizio pastorale, questa comunità, nelle particolari circostanze del momento, ha chiesto umilmente aiuto e sostegno alla Sede Apostolica.

Avendo soppesato tutti questi elementi, la Pontifica Commissione " Ecclesia Dei ", ricevendo con benevolenza questa richiesta e con l’aiuto del soccorso di Dio, in virtù delle facoltà che le sono state attribuite dal Sovrano Pontefice Benedetto XVI, dopo aver informato il Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, erige come Società di Vita Apostolica di diritto pontificio, nella città di Bordeaux, e più esattamente nella chiesa di Saint-Éloi: l’Istituto del Buon Pastore.

In tal modo, la Commissione approva per cinque anni, ad experimentum, le costituzioni di detto Istituto, così come riportate nel testo annesso a questo decreto.

Infine, ai membri di questo Istituto, questa Commissione conferisce il diritto di celebrare la liturgia sacra utilizzando propriamente come loro proprio rito i libri liturgici in vigore nel 1962, e cioè il Messale Romano, il Rituale Romano, e il Pontificale Romano per il conferimento degli Ordini, nonché il diritto di recitare l’Ufficio Divino secondo il Breviario Romano edito nella stesso anno.

In ultimo, la Commissione nomina il reverendo don Philippe Laguérie primo Superiore di questo Istituto.

Nulla ostando.

Dalla sede della Pontificia Commissione " Ecclesia Dei "
Nella Festa della Natività della Beata Vergine Maria, 8 settembre 2006.

Dario Cardinale Castrillon Hoyos
Presidente

Camille Perl
Segretario

ARTICOLI

Quattro sacerdoti lefebvriani storici si ricongiungono a Roma

Il Vaticano ha fatto importanti concessioni ad un piccolo gruppo dissidente della Fraternità San Pio X, aprendo una breccia per altri cattolici in situazione delicata con Roma.

UN ANNO DOPO l'incontro storico tra Benedetto XVI e mons. Bernard Fellay, a capo delle file dei lefebvriani, i negoziati per la "riconciliazione" sembravano ad un punto morto.
Stanco di attendere che la famiglia integralista superi i suoi disaccordi, il Vaticano si è deciso a passare all'offensiva: ieri, la Santa Sede ha aperto largamente le braccia ad un piccolo gruppo di lefebvriani "storici", dissidenti della Fraternità San Pio X. Roma non ha risparmiato concessioni in questo accordo, il cui obiettivo è chiaramente di spingere i lefebvriani recalcitranti ad accelerare il riavvicinamento.

Con un decreto in latino che non è ancora stato reso pubblico, la Congregazione per il clero ha eretto un nuovo istituto religioso di diritto pontificio, chiamato del "Buon pastore". Avrà alla sua testa l'abbé Philippe Laguérie, escluso dalla Fraternità San Pio X. Parroco della parrocchia lefebvriana di Saint-Éloi a Bordeaux, aveva fortemente criticato nel 2004 la gestione dei seminari della Fraternità.

Nel suo riavvicinamento a Roma, è stato seguito dall'abbé Christophe Héry e dall'abbé Guillaume de Tanoüarn, fondatore dell'Associazione di culto Saint-Marcel e del Centro Saint-Paul a Parigi, escluso anch'egli. L'abbé Paul Aulagnier, vecchio braccio destro di mons. Marcel Lefebvre, a lungo superiore generale in Francia della Fraternità (1976-1994), ma allontanato nel 2003, li ha seguiti.

Un quinto sacerdote, in servizio a Bordeaux, l'abbé Henri Forestier, fa anch'egli parte dei primi membri dell'Istituto, con il diacono Claude Prieur e diversi seminaristi. Alcuni di essi saranno prossimamente ordinati dal cardinale Darío Castrillón Hoyos, incaricato del dossier dei lefevriani a Roma.

La sede di questo nuovo istituto dovrebbe essere in Francia, a Bordeaux, presso la chiesa di Saint-Éloi. Il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo della città, potrebbe accettare che quella chiesa gli sia affidata. Recupererebbe così una chiesa della sua diocesi che l'abbé Laguérie aveva preso in possesso, quattro anni fa, col sostegno del consiglio comunale.

Le rivendicazioni di sempre di mons. Lefebvre.

La creazione dell'Istituto del Buon Pastore segna una nuova tappa nel riavvicinamento con i tradizionalisti. Le concessioni fatte da Roma sono notevoli: i membri del Buon Pastore sono autorizzati a celebrare la messa "esclusivamente" secondo la liturgia tradizionale di san Pio V. Sono invitati inoltre ad "una critica costruttiva" del concilio Vaticano II.

Né la Fraternità sacerdotale San Pietro, ricongiunta al Vaticano nel 1988, né la Fraternità tradizionalista di san Giovanni Maria Vianney, eretta nel 2002 in Brasile, erano state create sotto tali auspici. La Santa Sede aveva loro accordato il diritto di celebrare la messa secondo il messale tridentino, a condizione di riconoscere il Vaticano II, interpretato "alla luce della tradizione".

A Roma e nei ranghi del nuovo istituto, si sottolinea anche che questo accordo corrisponde alle rivendicazioni di sempre di mons. Marcel Lefebvre, morto nel 1991. Il Vaticano apre così una breccia attraverso cui numerosi fedeli in posizione delicata con Roma potrebbero goderne.

L'iniziativa del Vaticano è vista male nei ranghi della Fraternità San Pio X, in considerazione del fatto che i termini di un possibile accordo con la Santa Sede erano stati discussi la scorsa primavera. I suoi responsabili restano per il momento silenziosi. Quanto ai responsabili del Buon Pastore, sperano che altri sacerdoti della Fraternità San Pio X colgano questa occasione per fare la stessa scelta e ritornare così in piena comunione col Papa.

da “Le Figaro”, 9 settembre 2006. Trad. it. di Simone Bruni

Vatican - Agence I.MEDIA - 8 septembre 2006 -

Benoît XVI accorde la messe en latin à des prêtres intégristes ralliés (La Croix)

Des disciples de Mgr Lefebvre se rallient au Vatican (Le Monde)

Comunicato della Fraternità Sacerdotale San Pio X in occasione dell'erezione dell'Istituto del Buon Pastore di Bordeaux

La Fraternità Sacerdotale San Pio X ha preso atto della firma apposta oggi dal Cardinale Castrillon Hoyos sul decreto di erezione dell’Istituto del Buon Pastore, Istituto di diritto pontificio fondato in particolare da cinque sacerdoti e alcuni seminaristi già facenti parte dell’opera fondata da Mons. Lefebvre.

L’erezione di questo istituto non è una sorpresa. Essa è la logica conseguenza delle iniziative portate avanti da diversi mesi da alcuni di questi sacerdoti, nei confronti della Commissione Ecclesia Dei, in vista di una regolarizzazione canonica: sottoscrizione di "formula di adesione", ottenimento di un "celebret" e ricerca di una incardinazione.

Lo stesso Istituto non costituisce una novità canonica. La Commissione Ecclesia Dei, fin dalla sua creazione nel 1988, ha favorito fondazioni simili: la Fraternità San Pietro, l’Amministrazione Apostolica San Giovanni Maria Vianney di Campos (Brasile)…
In questo caso l’Istituto del Buon Pastore è da accostare più particolarmente all’Istituto San Filippo Neri di Berlino, anch’esso di diritto pontificio, fondato nel 2003 da un sacerdote e da quattro seminaristi. Fondazione che oggi versa in uno stato precario…
L’avvenire ci dirà cosa distingue il nuovo Istituto dalle iniziative precedenti.
In questa occasione, la Fraternità San Pio X ricorda che essa non può far sua una soluzione comunitarista in cui la Messa tridentina sarebbe relegata in un àmbito particolare. La Messa della Tradizione bimillenaria deve godere nella Chiesa del diritto di cittadinanza pieno ed intero: essa non è un privilegio riservato a qualcuno, ma un diritto di tutti i sacerdoti e di tutti i fedeli della Chiesa universale.

È per questo che la Fraternità San Pio X invita sacerdoti e fedeli ad associarsi alla sua campagna di preghiere che ha lo scopo di presentare il prossimo ottobre al Papa Benedetto XVI un milione di Rosarii per la liberazione totale della Messa tradizionale.

Menzingen, nella Festa della Natività di Nostra Signora, 8 settembre 2006

Era convinzione di Mons. Fellay che l'Istituto del Buon Pastore non sarebbe durato a lungo ma esso, in pochi mesi, ha conosciuto una vera e propria "esplosione" ed "espansione" che oggi lo rende uno degli Istituti piu' frequentati e solidi.
Inoltre l'affermazione "La Fraternità San Pio X ricorda che essa non può far sua una soluzione comunitarista in cui la Messa tridentina sarebbe relegata in un àmbito particolare. La Messa della Tradizione bimillenaria deve godere nella Chiesa del diritto di cittadinanza pieno ed intero: essa non è un privilegio riservato a qualcuno, ma un diritto di tutti i sacerdoti e di tutti i fedeli della Chiesa universale" e' venuta meno con la pubblicazione del motu proprio "Summorum Pontificum" che estende a tutta la Chiesa la possibilita' di celebrare la Santa Messa secondo il rito tridentino
.
R.

3 commenti:

Scenron ha detto...

Carissima Raffaella, voglio segnalarti lo speciale del TG1 sul Concilio Vaticano II, curato da Aldo Maria Valli:
"Una scomessa chiamata Concilio"
Rai Uno, ore 23.40

:-)

Anonimo ha detto...

Sarà forse per un eccesso di zuccheri,ma sono proprio contento per il Papa.
Non so perchè, ma sono improvvisamente molto ottimista.
Antonio

Anonimo ha detto...

che strano tempismo...l'avevano fatta anche gli altri anni per l'anniversario del Concilio? Chissà perchè immagino già dove si andrà a parare, cosa si dirà in quel programma e chi saranno gli eventuali aventi diritto di parola
spero tanto di sbagliarmi e dover fare mea culpa su una trasmissione obiettiva e per nulla di parte.
Pensar male è peccato ma a volte ci si prende..